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Introduzione: Rico Rodriguez demolisce cose
Avalanche Studios torna a gamba tesa (sì, stavo per scrivere “a valanga”) col quarto capitolo della saga di Rico Rodruigez.
Era il caso?
Forse anche no.
Aaaaah *sospiro*, vabbeh, se siete fan del demolire cose sapete bene che è la saga che fa per voi. E non avete ancora visto niente in termini di demolizione, dovete ancora leggere questa, di demolizione.
Scusate il ritardo: 20 minuti alla volta
Devo ammettere di andare abbastanza fiero della puntualità con la quale scrivo cose, allora perché ci ho messo più di un mese a recensire un tripla A?
Facile, perché ho avuto il privilegio (?) di ricevere la versione Steam del titolo e se siete tra il fortunato (per ora) 34% delle recensioni positive della piattaforma potete tranquillamente capire da soli i motivi del ritardo, ma nel caso non abbiate avuto la mia stessa (s)fortuna, vi illumino: giocare a un gioco 20 minuti alla volta, causa crash continui, è snervante.
Siamo a fine 2018… cioè, intendo la data di uscita del gioco, non dove sono adesso, non è che viaggio nel tempo, se viaggiassi nel tempo tornerei al giorno in cui l’ho richiesto, tipo, o non spenderei 8 euro di cinema per The Wolf of Wall Street o non comprerei il cofanetto del God Mazinger di Go Nagai, ma sì, principalmente non richiederei Just Cause 4, ecco.
Dicevo, siamo a fine 2018 ed è anche abbastanza inutile nascondersi dietro un dito o cercare giustificazioni di sorta a quella che ritengo, senza mezzi termini, una presa in giro alla propria utenza: è semplicemente inaccettabile rilasciare una roba del genere fregiandosi del titolo di “tripla A”. Il titolo crasha, il titolo non funziona e ho passato i primi tre giorni a cercare sul web delle soluzioni perché avevo comunque delle tempistiche da rispettare ma, a parte incappare in altre centinaia di persone con lo stesso problema, non sono riuscito a risolvere i crash del gioco, solo a rimandarli di una decina di minuti a sessione, ed essendo vecchio e stanco a una certa ho fatto basta.
Detto questo, non voglio lamentarmi dei piccoli o grossi bug all’interno del gioco in se, per carità eh, si sa cosa ci si deve aspettare da Just Cause e sono anche divertenti da vedere, finchè non interferiscono con le missioni vanno anche bene e poi beh, ecco, sì, a questo punto sarebbe come sparare sulla proverbiale croce rossa con una Railgun orbitale, quindi direi di lasciar perdere.
Poi gente, non sono qui a distruggere cose a priori, c’è anche caso che, al di là dei crashoni maledetti, valga davvero la pena giocarci perché in fondo il titolo è valido, è ampio, è vario, è spettacolare, è un’esperienza videoludica degna della vostra attenzione.
E sono sicuro che un giorno quel gioco arriverà, ma non oggi, a quanto pare.
Trama (?), gameplay e considerazioni: volare, oh oh, srampinare, oh oh oh oh
Archiviamo gli strafalcioni tecnici per addentrarci in quello che è effettivamente Just Cause 4,approfittando di ciò per aprire una piccola riflessione.
Cos’è effettivamente Just Cause 4? Sulla carta è un sandbox famoso per essere un famigerato parco giochi dove si possono fare casini e far esplodere le cose con innumerevoli gadget, poi neanche tanto innumerevoli a dirla tutta. e andava quasi bene ai tempi di Just Cause 2.
Parliamoci chiaro e a cuore aperto, come si farebbe al bar davanti a una birra: se tu mi proponi un gioco open world a prezzo pieno da tripla A io, da recensore di tale gioco, cosa devo fare?
Paragonarlo a eventuali altri titoli simili in quella fascia di prezzo lì, o addirittura a prezzo minore.
Detto ciò, se me lo proponi a 20 euro io cerco di far capire a chi legge se vale la pena “buttarci il ventello” e nel caso di Just Cause 4 può essere anche sì, ma se me lo proponi a 60 euro e i termini di paragone diventano Horizon Zero Dawn e Red Dead Redemption 2 cosa volete che vi dica?
Comunque, per distruggere le cose e ripetere le stesse missioni per decine di ore avrete in dotazione un comodo rampino, al quale applicherete principalmente tre sotto-gadget: un motorino di tiraggio, dei fulton presi in prestito da Metal Gear Solid V: The Phantom Pain e dei mini propulsori. Mixando queste tre cose potrete sparare auto e persone nella stratosfera mentre, completando una serie di (noiose) sottomissioni, potrete applicare una serie di potenziamenti a queste tre feature.
Per il resto è tutto un andare in giro con la tuta alare srampinando e lanciando cose nel cielo con un comparto tecnico che, esplosioni a parte, dire che siamo in ritardo di una generazione è un complimento mica da ridere.
Ah, scusatemi, dimenticavo la trama: dopo le vicende del 3, una tizia vuole espandere il suo potere tramite un macchinario per cambiare il clima. Rico deve fermare questo progetto, il progetto Illapa, nel quale in qualche modo era coinvolto anche il padre. Si unisce ai ribelli nei primi cinque minuti di gioco e deve liberare l’isola mentre ferma la mano nera e questa qua. Perdonatemi se mi sono dilungato troppo.
Conclusioni: Senran Kagura rules
In conclusione tutte le meccaniche, idealmente anche parecchio entusiasmanti, dei macrosistemi climatici delle aree, del mega tornado intorno al quale volare surfando sui veicoli e della totale libertà di movimento e distruzione non salvano un titolo che magari potrei anche consigliarvi per cazzaronare, se costasse 40 euro di meno… anche se su Steam, quando è in sconto, a 40 euro di meno trovate Senran Kagura Estival Versus che, per innumerevoli motivi, è molto più bello da giocare e, soprattutto, da vedere, ma per 59,99 euro, mi dispiace, proprio no.
P.S.
Ah, ma è PEGI 18 noto ora mentre compilo, peccato, a 12 anni mi sarebbe piaciuto.
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