I ragazzi di Rockstar North avevano tutti i presupposti per riuscire in un’impresa che definire epica è riduttivo. Ci sono voluti anni di fatica, lacrime e sudore, ma anche di estrema dedizione, amore e cura del prodotto. È da questi presupposti (e anche da altre critiche mosse ai metodi poco ortodossi di lavoro della software house con base ad Edimburgo) che è nato probabilmente un gioco destinato a rimanere come punto di riferimento e “garrese” per il genere per svariati anni a venire.
Sto parlando di Red Dead Redemption 2.

Red Dead Redemption 2 è un’avventura action open world che ci vedrà vestire i panni del fuorilegge Arthur Morgan, ovviamente accompagnato da tutta la banda di cui fa parte. Nel nostro continuo peregrinare in maniera nomade da un luogo all’altro, il gioco ci presenterà un quantitativo di zone dell’America al tempo del selvaggio West, ma a differenza del suo predecessore, Rockstar North riesce a centrare l’obbiettivo di rendere questa esperienza appagante e, soprattutto, credibile.
Grazie infatti ad un sistema di IA estremamente complesso, strutturato e ben pianificato, il mondo che si svilupperà attorno ad Arthur Morgan è profondo ed estremamente vivo, offrendoci pressoché infinite possibilità: si parte dalla semplice caccia fino ad arrivare al complesso equilibrio del rimanere una persone onorevole nonostante le proprie azioni più o meno scellerate.
Sono le scelte a fare la differenza, sempre ed in ogni caso. Le scelte che il giocatore compie all’interno del gioco hanno sempre e comunque ripercussioni a corto, medio e lungo termine: che sia lo sviluppo della storia, la crescita dello stesso Arthur Morgan o del suo entourage non ha importanza. È questa la profondità che mi ha trascinato immediatamente dentro il mondo di Red Dead Redemption 2, un mondo che non mi vuole lasciare andare e che io, dal canto mio, non voglio abbandonare.

Red Dead Redemption 2 rappresenta tutto ciò a cui qualunque gioco di questo tipo dovrebbe tendere se si volesse ricercare finalmente il completo appagamento su tutti i fronti. Storia, dialoghi, comparto grafico e audio, gameplay: nulla in questo titolo è lasciato al caso. Nella fitta maglia di interconnessioni di sfumature di gioco che questo titolo ci offre, non sono riuscito a trovare una maglia più lassa che mi lasciasse uscire dal cerchio magico che Red Dead Redemption 2 crea appena si accende la console. Un mondo spietato, ormai solo in grado di accogliere coloro che riescono ad adattarsi all’avanzare dei tempi e della civilizzazione, evolve e cambia attorno a noi, sempre facendoci rimanere al centro della storia, se decidiamo che essa rappresenti quello che cerchiamo.
Infatti, Red Dead Redemption 2 offre un avanzamento della storia principale piuttosto lineare nel momento in cui decidiamo di percorrerla in maniera esclusiva, ma cercando di tentarci sempre e comunque a deviare da essa con attività di ogni genere e promesse di gloria che si fanno via via sempre più golose e remunerative, così facendoci addentrare in un labirinto di esperienze così appaganti e totalizzanti da farci quasi scordare il nostro obbiettivo primario.
Red Dead Redemption 2 osa in tutto quello che fa: il comparto grafico si spinge a livelli di dettaglio che faranno sbuffare la vostra PlayStation 4 per tutta la durata della sessione di gioco, per esempio; il gameplay ci sostiene in ogni scelta che decidiamo di affrontare senza che ci siano ripercussioni sul livello di credibilità; il world design ci offre un’esperienza così vera che ci offre la possibilità paradossale di vivere un’intera giornata insieme ad un NPC, solo per il gusto di vedere cosa accade.
La scelta più ardita, questo gioco, la fa nello stabilire il ritmo di gioco, aspetto che ha fatto storcere il naso ad alcuni: Red Dead Redemption 2 non ha paura di risultare lento in alcuni punti, così come era la vita a quei tempi, ma anche frenetico in altri, quando la storia spicca il volo e ci offre nuove possibilità.

In definitiva, Red Dead Redemption 2 è un titolo che sicuramente si assicura un posto nell’Olimpo dei videogiochi, per quanto mi riguarda. Titolo dal punto di vista tecnico ineccepibile in ogni suo aspetto, offrendo un’esperienza di gioco così totalizzante ed appagante che, una volta iniziato, non riuscirete più ad allontanarvi da esso fino a quando non l’avrete spolpato fino all’osso o, come nel mio caso, non vi sarete comprato un cappello di cuoio a tesa larga.
Prima di salutarvi, vorrei invitarvi anche a dare un’occhiata al video che noi di Pixel abbiamo creato per l’occasione.
See you, Game Cowboys!
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