Pubblicato il 03/09/20 da Jacopo Ambaglio

Captain Tsubasa: Rise of New Champions – Recensione

Jun Misugi è tornato!... Poi è stramazzato a terra
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Captain Tsubasa: Rise of New Wasted Opportunities

Captain Tsubasa, conosciuto in terre nostrane come Holly e Benji, sta davvero vivendo una seconda giovinezza negli ultimi anni.

Dopo l’enorme successo del gioco mobile, Captain Tsubasa: Dream Team, arrivato all’autorevole cifra di 25 milioni di download e il remake della serie animata nel 2018 (con tanto di nomi originali di squadre e giocatori, questa volta) mancava solo una cosa per chiudere il cerchio, una cosa che i fans chiedevano a gran voce dal 2006, data d’uscita dei 2 campioncini su Playstation 2: un gioco tratto del loro manga sportivo preferito su una piattaforma degna di accoglierlo appieno.

Bandai Namco si è fatta attendere parecchio, poi quasi a sorpresa arrivò come un fulmine a ciel sereno l’annuncio di Captain Tsubasa: Rise of New Champions per Playstation 4, Nintendo Switch e PC, prodotto da Tamsoft, sviluppatore dell’ottimo Senran Kagura: Estival Versus.

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Captain Tsubasa: Rise of New Champions: quanti problemi

In uno sport che, videoludicamente parlando, è dominato unicamente da 2 titoli simulativi (FIFA e PES) Rise of New Champions cerca di sbaragliare il tavolo proponendo un arcade velocissimo, immediato e che punta totalmente al carisma della serie uscendo addirittura dai canoni che hanno incatenato i titoli dedicati a Captain Tsubasa fino ad ora: quella sorta di gioco di calcio misto a gdr nel quale, ad ogni contrasto o tiro, il tempo veniva congelato e si passava a un sistema di scelta multipla dominato da numeri, statistiche e momenti “sasso/carta/forbice”.

Ribaltamento coraggioso riuscito, purtroppo, solo a metà perché se da una parte Tamsoft ha realizzato degli ottimi modelli, una storyline coinvolgente e un set di supermosse da far scendere una lacrimuccia anche ai fan più accaniti, dall’altra ci sono state scelte di gameplay che han preso le parole “arcade e frenetico” fin troppo alla lettera.

Tutte le principali azioni offensive e difensive vengono infatti gestite da 2 soli tasti, sia per i contrasti che per i dribbling creando dei ripetuti momenti da testa o croce che non guardano a nessuna stastistica messa in campo, ma al semplice fatto che se l’avversario ha scelto il tasto diverso dal nostro, l’azione avrà successo e viceversa. Questo comporta dei momenti di confusione non indifferenti a centrocampo dove ci ritroveremo più di una volta davanti a un continuo cambio di possesso palla che, alla lunga, porta quasi allo sfinimento.

A differenza dei titoli precendenti poi, in Captain Tsubasa: Rise of New Champions, non è presente una barra della stamina che si svuota in modo permanente, ma si è preferito passare a un sistema che si ricarica in modo continuativo durante tutta la partita, permettendo un ampio uso di tecniche speciali senza doversi preoccupare di conservare energia per i momenti più complicati. Scelta ottima e pienamente conforme allo spirito del gioco, ma che viene erroneamente unita a un sistema di parate nel quale si dovrà svuotare completamente la barra dell’estremo difensore a furia di supertiri per poter siglare un gol, segnando un’altra tacca sull’ovvia ripetitività delle partite.

Con le missioni che vengono consegnate prima di ogni partita si è sperato in uno “spezzare” questa monotonia, ma se le missioni sono “porta valutazione tiri a S”, sostanzialmente si fa quello che si è fatto fino a ora.

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La narrazione e il fanservice

Lavoro niente male invece quello riguardante tutto il comparto narrativo, che si dirama in 2 filoni di storia principali: quello della Nankatsu che fungerà sostanzialmente da tutorial per imparare tutte le meccaniche di gameplay, impersonando lo stesso Tsubasa e “New Hero” dove ci verrà chiesto di creare un nostro giocatore, iscriverci a una delle 3 scuole disponibili e partecipare a una serie di partite che ci porterà fino ai mondiali.
I dialoghi ai quali parteciperemo direttamente tramite risposte multiple, le scene animate create appositamente per il gioco e l’inserimento di nuovi personaggi con cui interagire, rendono tutto parecchio immersivo.
Il parallelo con “Il viaggio” di Alex Hunter in FIFA è quasi scontato, ma a dire il vero, grazie a tutti questi piccoli tocchi, uniti alla creazione del proprio avatar, “new hero” riesce a dare addirittura l’impressione di un viaggio che è davvero nostro, a differenza di quello del più blasonato cugino.

Durante questo cammmino costruiremo da zero il nostro campione personale grazie a un sistema basato sulle carte amicizia che troveremo nelle bustine acquistabili dallo shop con i crediti guadagnati in game, sistema che strizza decisamente l’occhio al gatcha per smartphone, ma fortunatamente in modo meno invasivo.

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Ma quindi?

Le uniche altre modalità disponibili oltre a queste: il versus e il versus online, non salvano Rise of New Champions da quella che sembra una grande occasione sprecata. Nonostante il buon lavoro sulla personalizzazione, che permette al giocatore di creare la propria squadra da zero per andare a sfidare giocatori da tutto il mondo, i problemi sono davvero tanti e vanno a costruire quello che è sì un buon gioco fanbase, ma troppo altalenante sul fronte calcistico vero e proprio. Le basi per creare qualcosa di davvero buono ci sono, ma bisognerà aspettare altri 14 anni?

  • Tanto fanservice
  • Narrazione coinvolgente
  • Animazioni spettaccolari

 

  • Troppo ripetetitivo
  • Esageratamente confusionario
  • Ottimizzazione pessima

Ipah - Biografia

Aspetta, faccio la presentazione standard da recensore navigato. Cresciuto coi videogiochi che quando ho cominciato io proprio levati, si giocava a Pong coi sassi. L'abilità videoludica di Faker unita al senso critico di Matt Preston.

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