Pubblicato il 26/09/24 da Federico Belotti

THE PLUCKY SQUIRE – Recensione

Quando la fantasia diventa realtà
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The Plucky Squire – Introduzione: Un volume ricco di magia

Quando eravamo bambini tutti avevamo un libro di fiabe illustrato che sfogliavamo assiduamente, sognando che i luoghi e i personaggi che in esso comparivano fossero reali e intrisi di vita propria.
Le ore che si passavano ad ammirarne le figure, a creare fantasie nella mente e desiderare che queste potessero materializzarsi di fianco a noi erano innumerevoli quanto piacevoli e scaldavano il cuore dal profondo.

The Plucky Squire, realizzato dal talentuoso team di All Possibile Futures, capitanato da James Turner (ex sviluppatore in Game Freak) e Jonathan Biddle (creative director dell’indie game “Sword of Ditto”), prende ispirazione proprio da questo ricordo che accomuna l’infanzia di quasi tutto il genere umano e dà vita a quella che è un’esperienza videoludica che vi farà tornare a quegli anni in cui la vita era più semplice, spensierata ma soprattutto magica. Non resta quindi che aprire questo simpatico libro dalla copertina tinta di un rosa sfavillante e addentrarci nelle ridenti lande di Mojo, per scoprire le meraviglie che questa produzione ha da offrire.

Partiamo dalla prima pagina.

Pagina 1 – Uno scudiero indomito, un mago malvagio, un regno in pericolo [Trama]

“C’era una volta un impavido scudiero di nome Jot”…

Con questo classico incipit favolistico si apre “The Plucky Squire”, mettendoci, dopo una deliziosa sequenza iniziale, nei panni del protagonista Jot, un giovane eroe (e scrittore) coraggioso armato di spada a forma di pennino, idolatrato da tutto il popolo per le sue eroiche imprese. Nelle terre di Mojo, dove egli vive, la vita scorre serena, fino a quando il malvagio mago Humgrump, che vuole conquistare il mondo intero, non scopre di essere, a tutti gli effetti, il villain del racconto narrato nel volume. Realizzando di essere destinato ad una eterna sconfitta per volere di una narrazione già scritta, ma allo stesso tempo desiderando ardentemente di diventarne il protagonista, lo stregone utilizzerà una magia per scacciare l’impavido scudiero fuori dalla sua stessa storia e prenderne le redini. Ciò avverrà proprio in senso letterale, dato che Jot, da personaggio in 2D disegnato su carta, si ritroverà ad assumere i contorni di una statuina in movimento dotata di tridimensionalità una volta bandito dal libro a cui appartiene. L’obiettivo sarà quindi quello di debellare il mago mitomane spostandosi dal mondo di “carta” a quello reale, essendo essi strettamente interconnessi tra di loro.

Queste in realtà sono solo le battute iniziali di un’avventura ricca di momenti memorabili, personaggi indimenticabili sopra le righe e dialoghi ricolmi di humor scritti magistralmente, che risultano facilmente comprensibili, con un po’ di sforzo anche a chi l’inglese non lo mastica troppo. Purtroppo sì, The Plucky Squire non è stato localizzato nella nostra lingua e sicuramente qualcuno avrà da ridire, ma posso rassicurarvi dicendovi che una conoscenza base dell’idioma di Re Carlo sarà più che sufficiente. Se non dovesse bastare potete sempre utilizzare Google traduttore, che è alla portata ormai di chiunque. Sarebbe un peccato farsi frenare dalla barriera linguistica e non fare la conoscenza di figure meravigliose come Violet, la maghetta dotata di pennello in grado di evocare incantesimi, Thrash, un troll appassionato di musica metal che si porta sempre appresso delle bacchette da batterista, la Regina Chroma, sovrana di Artia che cambia colore della pelle a piacimento o di Moonbeard, un mago che indossa perennemente occhiali da sole e che nel tempo libero si sollazza facendo il DJ. Un cast molto colorito insomma, che però non potrete fare a meno di amare, e che si divertirà più di una volta a sfondare la quarta parete, rivolgendosi al giocatore che sta dall’altro lato dello schermo. Il “meta” infatti sarà parte fondante delle tematiche trattate da The Plucky Squire, ma rivelarvi troppo potrebbe solo rovinarvi più di qualche sorpresa che la trama, all’apparenza molto classica, ha da offrire. Trama, divisa in dieci capitoli, che non si perde in inutili fronzoli e che potrete completare tranquillamente in otto, intense, ore che mai si riveleranno noiose, considerando che i developer hanno fatto di tutto per far sì che non vi venga mai voglia di mollare il pad.

Pagina 2 – Colpisci, mescola le parole, prendi a pugni il tasso [Gameplay]

Se esiste un aggettivo calzante per descrivere il gameplay di The Plucky Squire è “vario”.

Nonostante il gioco si presenti inizialmente come un tipico roguelike con la visuale dall’alto, alla The Binding Of Isaac, in cui bisogna sconfiggere mostri a suon di fendenti in dungeon e foreste, ha in realtà molto di più da offrire. Non manca innanzitutto una componente puzzle molto marcata in cui Jot, in alcune occasioni, potrà scambiare alcune parole all’interno di alcune frasi che saranno stampate tra le pagine del libro per modificare l’ambiente circostante. Per farvi un esempio pratico: ad un certo punto vi troverete dinanzi un “ENORME” insetto che blocca il vostro cammino. Esplorando per bene la zona circostante troverete una “PICCOLA” rana che sta osservando la scena. Inserendo la parola “PICCOLA” al posto di “ENORME” nella frase legata all’insetto (in inglese l’esempio renderebbe meglio, non avendo genere gli aggettivi) farete sì che il vostro ostacolo si rimpicciolisca, in modo da poter passare oltre. Meccanica, seppur qui semplificata, che ricorda molto da vicino lo stupendo Baba Is You di qualche anno fa, che se siete amanti della programmazione vi consiglio caldamente di giocare.

Sarà poi possibile collezionare delle lampadine gialle, rilasciate dagli avversari sconfitti o nascoste tra alberi e cespugli, che fungeranno da valuta da spendere nel negozio della dolce Martina, la quale vi venderà delle nuove tecniche che Jot potrà apprendere, dei potenziamenti per queste, ma soprattutto le preziosissime Art Scroll che sbloccheranno dei curiosi bozzetti legati al concepimento del design di protagonisti e aree di gioco in un’apposita galleria. Le Art Scroll (cinquanta totali) insieme ai Glitchbird (dieci in totale, a voi scoprire perché questo curioso nome) saranno gli unici collezionabili presenti nel gioco e scovarli tutti richiederà da parte vostra un discreto impegno, essendo nascosti, spesso e volentieri, in porzioni di mappa totalmente inaspettate.

A rendere però davvero unico The Plucky Squire è la possibilità di passare dal mondo disegnato tra le pagine del libro in 2D a quello reale in 3D, tramite dei portali di colore verde creati dalla cosiddetta “metamagia”. Nella cameretta di Sam infatti, il proprietario del tomo che narra le avventure dell’impavido scudiero, in cui le fasi platform la faranno da padrone, troveremo alcuni oggetti chiave indispensabili per liberarsi da ostacoli nell’universo fittizio, interagendo dall’esterno. Uno di questi è rappresentato da un timbro che avrà il potere di immobilizzare gli elementi pericolosi in movimento presenti nello scenario su carta stampata. Timbrando dal mondo in 3D l’oggetto che blocca la via sul libro, esso si fermerà smettendo di essere una minaccia e permettendo così a Jot e compagnia di proseguire nel loro viaggio all’interno della storia del volume. E questa è solo la punta dell’iceberg: molti degli ingegnosi puzzle che dovrete risolvere richiederanno un continuo spostamento tra realtà e finzione, creando un dinamismo di gameplay eccezionale e realmente soddisfacente.

Ulteriore punto di forza e che conferiscono grande varietà sono i vari minigiochi che vi troverete ad affrontare (comodamente skippabili per chi volesse andare avanti senza perdere tempo, ma è caldamente sconsigliato) nel corso dei vari capitoli, tutti diversi tra loro e che in molti casi omaggiano importanti titoli che hanno fatto la storia del videogioco. Vi capiterà di dover picchiare a mani nude un tasso amante del miele come fossimo in Punch Out, di sconfiggere uno sgherro di Humgrump distruggendo sfere magiche dello stesso colore come in Puzzle Bubble o di dover combattere a turni un’elfa che soggiorna all’interno di una palese carta di Magic: The Gathering come accade nei migliori Dragon Quest. Ovviamente c’è molto altro, ma come è già intuibile da qui, addormentarsi davanti allo schermo sarà praticamente impossibile, date le situazioni tutte differenti che il gioco vi proporrà, esattamente come accadeva nel recente It Takes Two di Hazelight Studio, che faceva della varietà il suo cavallo vincente.

Ma a brillare, nell’ultima fatica di All Possible Futures è anche la sua estetica vibrante.

 

Pagina 3 – Disegni, poligoni e buona musica: una combo perfetta [Grafica, tecnica e sonoro]

Dal punto di vista visivo The Plucky Squire è, senza tanti giri di parole, superbo. I disegni nel mondo 2D del volume, seppur semplici e quasi stilizzati, hanno dei colori sgargianti e ammirarli è una semplice gioia per gli occhi. Jot, Violet, Thrash, i vari comprimari e le creature che dovrete eliminare, hanno tutti un’estetica irresistibile e delle animazioni stupendamente realizzate che rendono alla perfezione l’idea di un libro pieno di vita e che trascende la finzione. Dall’altro lato la stanza reale in 3D, che tanto regala vibes alla Toy Story, è sicuramente ben dettagliata ma pecca saltuariamente di qualche pop-up grafico di troppo, perlomeno su Playstation 5. A vincere sui due, è sicuramente la controparte in due dimensioni, che presenta anche delle aree esplorabili molto varie tra di loro, che spaziano da foreste, montagne, spiagge e paludi, semplici nello stile di disegno ma tutte differenti tra di loro.

Buona anche la colonna sonora, caratterizzata da motivetti orecchiabili e molto carini e ottimo il doppiaggio inglese di Philip Bretherton, unica voce presente nel gioco che interpreta la voce narrante della fiaba.

Epilogo – Un viaggio nell’estetica adatto a tutti

The Plucky Squire è un gioiello a tutto tondo, una lettera d’amore al mondo dei videogiochi e alla cultura pop in generale, visti i numerosi easter egg presenti. È una produzione che vuole parlare ad un pubblico vasto, considerando anche la presenza di un livello di difficoltà più facile da selezionare ad inizio partita (sebbene anche quello più alto sia di base tarato molto verso il basso) e che vuole riportarci ai tempi in cui eravamo bambini e sognare ad occhi aperti mondi colorati e gioiosi era il nostro passatempo preferito.

L’estetica, i colori e il gameplay frizzantino, lo rendono davvero un’esperienza godibile e che se non fosse per la lingua inglese, che purtroppo farà desistere molti dall’acquisto (anche se c’è da dire che ormai nel 2024 bisognerebbe conoscerlo, anche per destreggiarsi meglio nella vita quotidiana, soprattutto in quella lavorativa) probabilmente metterebbe d’accordo tutti, a patto che non si sia alla ricerca di una sfida impegnativa, considerato che il titolo punta maggiormente sull’aspetto narrativo e su un gameplay variegato.Al di là quindi di qualche sporadico pop-up grafico nel mondo 3D, The Plucky Squire resta un titolo imperdibile, non troppo longevo, ma che vivrete intensamente dall’inizio alla fine se deciderete di farlo vostro, come fosse una delle migliori favole, imbevuta però di un umorismo sagace che buca le pagine su cui è disegnata.

Forza, aprite il libro e buttatevi a capofitto nelle terre di Mojo. Jot aspetta solo di prendervi per mano per farvi vivere una fiaba indimenticabile e una delle migliori esperienze videoludiche di questo 2024.

Altrimenti potreste sempre rifugiarvi in un passato glorioso e giocarvi l’ottimo Broken Sword – Il Segreto dei Templari: Reforged.

Ringraziamo Devolver Digital e All Possible Futures per averci fornito un codice PS5 di The Plucky Squire, con cui è stato possibile realizzare questa recensione.

  • Storia, personaggi e umorismo irresistibili
  • Omaggio a tantissimi generi videoludici differenti
  • Gameplay frizzante e mai noioso
  • Estetica alternata tra 2D e 3D da vendere
  • Puzzle soddisfacenti

 

  • Pop-up sporadici nel mondo 3D
  • Qualche bug saltuario su PS5

 

Fedro - Biografia

Amante del panorama videoludico sin dalla tenera età, ama scriverne e narrarne le storie. È anche content creator e titolare del canale YouTube "TwoTimesNerd".

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