Oggi vi porto in un lontano mondo morente, nelle cui oscurità si nascondono mistici segreti dell’universo e potenti artefatti alieni, con Seed of Life, un gioco semi-open world di avventura, azione ed esplorazione, sviluppato dal MadLight e pubblicato da Leonardo Interactive.
Le premesse (e le promesse) sono buone, ma reggeranno alla prova del gameplay? Vediamolo insieme nelle prossime righe.
Seed of Life – Sci-fi classico
Il gioco è ambientato sul pianeta morente di Lumia, dove l’acqua, l’aria, e tutte le altre risorse naturali sono ormai contaminate e tossiche: il sole sta morendo, violenti terremoti squassano la terra, e creature aliene tecnologicamente avanzate, i Namuriani, hanno preso il controllo del pianeta e portato rovina.
Il giocatore vestirà i panni di Cora, una ragazzina che, dopo aver a lungo studiato i diari e i resoconti di suo nonno, decide di mettersi sulle tracce del Seme (il “Seed” del titolo), la mistica fonte di vita che, sola, può salvare il pianeta dal suo fato di distruzione. Durante il suo viaggio, Cora scoprirà segreti sul suo passato e le sue origini, e rivelerà una connessione con l’universo unica…
Una trama non particolarmente originale, ma di sicuro effetto. La narrazione e i testi, tuttavia, sono abbastanza banali, e li ho trovati poco coinvolgenti e poco approfonditi.
Ciò che non mi ha convinto particolarmente, tuttavia, è che quello che dovrebbe essere l’obiettivo finale della ricerca di Cora si verifica a circa un terzo della storia. Perché a quel punto si scopre che… ci sono due Semi. E bisogna trovare anche il secondo. Beh. Questo diminuisce un po’ il pathos e indebolisce la narrazione, facendo pensare a una mancanza di fantasia e di sforzo da parte degli scrittori. Delle serie “E ora come continuiamo? Boh, facciamo che in realtà i Semi erano due…”. Un po’ deludente, ecco.
In generale, direi che la storia, e soprattutto la narrazione, non sono il punto forte di Seed of Life.

Gameplay e feature
Pur essendo un gioco di azione/avventura Seed of Life presenta meccaniche improntate soprattutto all’esplorazione. Con una visuale in terza persona il giocatore esplorerà Lumia, cercando di farsi strada verso il Seme, sbloccando passaggi e nuove vie grazie alle abilità via via acquisite.
Cora avrà a sua disposizione due pool principali: uno (ridottissimo) della vita, che determinerà la sua sopravvivenza in un ambiente ostile, in cui il semplice attraversamento di alcune aree consumerà lentamente ma inesorabilmente, la sua vita; l’altro pool, inizialmente ridotto ma grandemente espandibile nel corso dell’avventura, è quello del lumium, e permetterà a Cora di usare le varie abilità.
E proprie le abilità sono la seconda caratteristica del gameplay: attivandole, Cora potrà trovare nuove strade, interagire con nuovi oggetti, e migliorare in generale le sue prestazioni e la sua capacità di sopravvivenza verso la meta finale. Alcuni esempi: un’abilità permetterà a Cora di vedere elementi del paesaggio altrimenti invisibili, un’altra ancora (preziosissima!) le consentirà di convertire il lumium in vita, una le permetterà di aumentare la velocità della corsa ed eseguire salti più lunghi, ecc.
Il sistema delle abilità è buono e bilanciato, così come il sistema del lumium: ogni volta che tovererà una nuova pianta di lumium, Cora potrà assorbirla e aumentare così il pool massimo del lumium; le piante già incontrate, invece, potranno essere nuovamente assorbite, e il loro effetto sarà quello di ricaricare il lumium (caratteristica, quest’ultima, abbastanza trascurabile in termini di utilità pratica). Interagendo con alcuni artefatti alieni, inoltre, Cora potrà sacrificare una parte del proprio pool massimo di lumium per aumentare quello massimo della vita; un vero peccato che la maggior parte di questi artefatti si trovino verso la fine del gioco, quando ormai le abilità acquisite rendono il pool vita abbastanza irrilevante.

Il gioco ha una progressione di difficoltà calante: le prime fasi del gioco, con entrambi i pool ridottissimi e senza abilità che aumentino la sopravvivenza, sono dure ed eccessivamente punitive (anche in modalità story, la più facile). Il pool vita è decisamente troppo ridotto, considerando che la vita viene gradualmente consumata semplicemente stando nella maggior parte delle aree di gioco. Alcune aree (ad esempio l’acqua del fiume) ne accelerano drasticamente la diminuzione. Il risultato è che molto spesso bisogna ripetere la stessa sequenza decine e decine di volte: uscire dall’area protetta, guardarsi intorno alla ricerca della strada giusta, morire dopo pochi secondi, ripetere innumerevoli volte fino a quando non si trova la strada giusta, e infine correre alla successiva area protetta.
Le aree protette sono i piedistalli, artefatti alieni che nel gioco hanno molteplici funzioni: fungono infatti da checkpoint per il salvataggio automatico, permettono di ricaricare i pool di vita e lumium, e alcuni di essi (capsule), dopo essere stati attivati tramite semplicissimi puzzle, sbloccano le nuove abilità utilizzabili da Cora.
Nel complesso, le meccaniche di esplorazione mi sono sembrate, all’inizio del gioco, inutilmente punitive e ripetitive: la tentazione di abbandonare il gioco dopo le prime due ore è stata fortissima. Ma aumentando il pool lumium e le abilità il gioco migliora: le abilità diventano divertenti da usare (soprattutto quando bisogna utilizzarne più di una contemporaneamente) e ben bilanciate, e l’esplorazione, grazie alle abilità, risulta abbastanza agevole.

Comparto tecnico – Grafica, sonoro, e tanti bug
La grafica del gioco non è di altissimo livello, bisogna ammetterlo. Gli scenari sono affascinanti: in un mondo sterile, duro e oscuro, troviamo inaspettate oasi dove la vita fiorisce luminosa e colorata; in mezzo a una natura selvaggia e ostile spiccano elementi tecnologici, artefatti alieni di vario tipo. La realizzazione tecnica e la qualità grafica, tuttavia, sono carenti: le texture sono tutto tranne che ideali, la modellazione dei poligoni di Cora lascia a desiderare, la camera non è sempre ben posizionata. Il design dei Namuriani, che dovrebbero essere ostili, è simpatico e affatto minaccioso.
Per quanto riguarda il comparto audio, ho apprezzato le musiche che accompagnano il gioco, ora tenebrose, ora mistiche, e gli effetti sonori in generale (i terremoti sono resi in maniera impeccabile e spaventosa), ma ho trovato il doppiaggio originale (la voce di Cora in inglese) un po’ stucchevole e poco realistico, con un tono infantile da cartone animato che poco si addice alla serietà della storia; decisamente stonato.

Il problema principale dal punto di vista tecnico, però, sono i bug. Ne ho sperimentati più di quanti sarebbe lecito aspettarsi: la scomparsa del comando per interagire con gli oggetti, un overlap del sonoro in una sequenza, l’impossibilità di procedere in un punto nonostante la strada fosse sgombra, una “caduta infinita” in un crepaccio, che ho interrotto ricaricando il gioco e ritrovandomi… nella casa di Cora, come nella prima scena (nonostante fossi da tutt’altra parte prima del caricamento)! In generale, poi, ho riscontrato minori bug di movimento, interazione con gli oggetti, e bug grafici.
I bug sono risolvibili ricaricando dall’ultimo salvataggio, o addirittura chiudendo il gioco e riavviandolo, tuttavia mi hanno costretta a ripetere sequenze già giocate (che non è il massimo, soprattutto unito al gameplay punitivo iniziale di cui sopra), e a perdere innumerevoli minuti a chiedermi “… E ora dove vado?!”, solo perché la strada giusta risultava buggata e quindi non percorribile, o perché ero stata trasportata in una zona completamente diversa dal quella che stavo esplorando.

Il gioco è disponibile in italiano, ma io mi sono limitata alla versione originale. La longevità del titolo è di circa dieci-dodici ore.
Conclusioni
Nonostante le buone premesse (una trama e soprattutto un setting dalle forti potenzialità) ci sono un po’ troppi elementi stonati in Seed of Life. La storia è buona ma non eccelle, e la narrazione è un po’ superficiale e banale; il gameplay migliora con le ore di gioco, ma inizialmente presenta elementi mal congegnati e frustranti; il comparto tecnico è accettabile ma niente di più; i bug sono decisamente troppi.
In sostanza, Seed of Life è un gioco da consigliare? Sì, ma. Questo titolo non è all’altezza delle aspettative sotto molti punti di vista, o quantomeno poteva dare molto di più.
Però val la pena di provarlo, soprattutto se siete affascinati da tematiche fantascientifiche: superate le prime punitive ore di gioco, potrete certamente apprezzarlo di più. Il mio consiglio è di aspettare almeno che sia in sconto, perché al momento non ritengo che valga il prezzo attuale.
