Prideful Sloth esce con Grow: Song of the Evertree, un sorta di risposta a giochi molto apprezzati di genere gestionale, di cui sicuramente Animal Crossing è il cima alla lista. La domanda è: sarà riuscito a reggere il confronto?
LA TRAMA DI GROW SONG OF EVERTREE
Il titolo parte con una veloce spiegazione degli antefatti. Il mondo è preda dell’Avvizzimento, un male che sta prendendo piede e portando all’annientamento tutto ciò che incontra. Il nostro personaggio si scopre essere l’ultimo Alchimista, e come tale l’ultimo in grado di combattere questo male. Per sconfiggere questa disgrazia dovremo infatti prendere le redini del nostro piccolo universo e creare mondi su mondi, curarli, proteggerli e renderli accoglienti per tutti gli abitanti che vorranno venire a prendere casa. Niente di più che questo!
Nessun combattimento, nessuna storia ulteriore da narrare. Ciò che Prideful Sloth ci offre è un esperienza di gioco rilassante, senza alcun che tipo di stress, che cerca di combattere la monotonia con qualche mini gioco qua e là e con una miriade di personalizzazioni con cui possiamo cambiare aspetto al nostro alter ego e ai nostri concittadini. Su di noi si erge il grande compito di creare mondi vivaci e di far felici tutti. Tutto molto bello, divertente ma purtroppo terribilmente monotono se non si è amanti di giochi di questo genere.
GAMEPLAY E GRAFICA
Il gameplay è estremamente semplice, senza inutile complicazioni. Avremo la possibilità di occuparci dei nostri mondi utilizzando vari strumenti come l’accetta per distruggere le rocce, i semi e l’annaffiatoi per far crescere piante rigogliose, i guanti per strappare le erbacce, ecc…
Insieme a questa opera di creazione di mondi si unisce la creazione e la gestione della città che pian piano creeremo a partire dalla nostra piccola “casa base”. I cittadini che si uniranno alla nostra città ci chiederanno aiuto in vari modi e starà a noi cercare l’oggetto dei desideri o realizzare lo strumento o la struttura che tanto bramano, il tutto per renderli felici e pian pian far diminuire la piaga dell’Avvizzimento. Nel mezzo a tutto questo cercano di allentare la monotonia alcuni minigiochi molto banali e i tantissimi obbiettivi che si sbloccano man mano che il gioco avanza.

Sicuramente non un gioco per tutti, ma solo per amanti di un’esperienza ludica senza troppi pensieri fatta solo di gesti ciclici e di soddisfazione nel vedere i progressi di ampliamento di mondi e città, nonché l’innegabile appagamento di soddisfare i tantissimi obbiettivi e collezionare miriadi di personalizzazioni.
Va però sottolineata una pecca del gioco che nemmeno l’abitudine al genere può far passare troppo in sordina, la grafica infatti è alquanto grossolana e poco fluida, sicuramente non sfrutta le possibilità delle console per cui è stata pensata. Ci troviamo davanti ad una grafica che sarebbe stata ottima al tempo di una playstation 2, non certo all’alba di PS5. Un peccato dato dal budget, sicuramente ridotto degli sviluppatori, o forse una precisa scelta stilistica che a mio personalissimo avviso fa perdere molte potenzialità al titolo. Da notare comunque che la realizzazione delle creature non umane risulta adorabile!

CONCLUSIONE
Grow: Song of the Evertree non esalta per originalità e nemmeno fluidità grafica (soprattutto nella realizzazione dei personaggi umani), ma è un’alternativa che i giocatori di questo genere di esperienza ludica dedita al gestionale e alla cura del proprio spazio virtuale potrebbero comunque trovare piacevole. Sicuramente una spinta maggiore sulla grafica avrebbe dato forse quell’appeal che potrebbe mancare agl’occhi anche di un’altra tipologia di giocatore.
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