Io non sono un fan di Tom Nook & Co. e, personalmente, la mia ultima dose di Animal Crossing è risalente al primo titolo della serie, pubblicato su Gamecube.
Da lì in avanti la mia vita è sempre stata frenetica e non ho mai più trovato il tempo per godermi un gioco come Animal Crossing. In questi giorni di clausura forzata il tempo è diventato una cosa molto più empirica e ho deciso così di riprovarlo. Ironica la vita, no?
Gameplay – Colonizzare un isola
Animal Crossing: New Horizons da un colpo di spugna al sapore gestionale del capitolo precedente facendoci completamente dimenticare le fatiche dell’essere un sindaco, e mettendoci a disposizione un intera isola, da modellare a nostro piacere, ma in pieno relax: non ci sono obbiettivi o trofei sbloccabili ma una vita rilassante e semplice, quasi fuori dal tempo (e da ogni tipologia dei giochi che solitamente affronto), con il solo scopo di far riscoprire la gioia del tempo che scorre e re-imparare ad avere pazienza, sopratutto quando le costruzioni che andrete a creare richiedono un intero giro dell’orologio e di conseguenza non vedremo i cambiamenti da noi apportati fino allo scoccare delle fatidiche ventiquattro ore, rimettendo il giocatore in una veste di spettatore, con un interazione delicata e un isola che va avanti con o senza di noi.
Rispetto ai titoli passati, la personalizzazione del personaggio è diventato un elemento quasi fondamentale del gioco (a testimonianza di ciò le prime ore sull’isola deserta saranno dedicate solo a voi) e in seguito potranno essere usate per colonizzare e rendere più abitata l’isola, con la costruzione di nuovi edifici e con l’arrivo di più abitanti, trasformando un isola disabitata in una piccola oasi, la vostra oasi; un titolo quindi sì con tutte le classiche caratteristiche dei suoi predecessori, ma che punta a spostare il focus della gestione di tutto il villaggio direttamente sul giocatore, sul suo vivere l’isola e sulla sua esperienza personale, facendo di Animal Crossing: New Horizons un titolo molto più “intimo” rispetto agli altri capitoli, anche se ricco di novità.

Grafica e Musica – la poesia della solitudine
Graficamente Animal Crossing: New Horizons rispecchia tutti canoni tipici della serie, con colori pastello e modelli 3D morbidi e delicati, stessa cosa le musiche, atte ad essere un sottofondo rilassante e non invasivo, anche se probabilmente vi troverete a fischiettare il tema del gioco durante la giornata, con l’inconfondibile ukulele ormai diventato marchio di fabbrica della serie.
Ancora una volta lo stile grafico e sonoro del titolo viene messo al servizio delle sensazioni del giocatore, portando a sorridere mentre si esplora la nostra isola, cosi lontana ma idealmente cosi vicina a noi.

Conclusioni – un momento di intimità
Animal Crossing: New Horizons porta la serie di Nintendo su una nuova vetta, quella della riscoperta dell’intimità del giocatore che deve costruire il suo ambiente, obbligandolo a staccare dalla quotidianità e facendogli assaporare la bellezza delle piccole cose.
Cose che crescono senza fretta, come la nostra casa, (certo, Tom Nook sarà sempre li a chiederci soldi per qualsiasi cosa), ma, tra un fossile raro e un ponte di legno, il tempo dedicato alla nostra isola non sarà mai sprecato, lasciandoci un senso di appagamento raro, elemento che pochi titoli sanno dare.