Far Cry 6 – Squadra che vince, si cambia poco
Mamma Ubisoft, che ormai chiamo così data la fortuna che ho avuto di recensire la maggior parte delle loro release nell’anno e mezzo a questa parte, se n’è uscita con un altro installment su una delle sue serie più prolifiche e trasformiste di sempre. Far Cry 6 è la sesta iterazione, sempre un po’ più nuova ma mai totalmente diversa, di un’idea di gioco che da sempre vuole cercare di trovare spazio negli amanti degli FPS quanto degli action/adventure: non sempre con successo, ovviamente, ma sempre provando ad aggiungere qualcosa alla ricetta. Non è sempre riuscita nell’intento, è vero, facendo uscire capitoli Primal, ma ha anche sfornato Far Cry 5, uno dei take che ho apprezzato di più. Squadra che vince, si cambia poco, in questo caso: Far Cry 6 decide di fare alcuni passi avanti per quanto riguarda il sistema fisico, il generale livello di polish del gioco (al netto dei soliti bug che il giocatore assiduo si aspetterebbe da Ubisoft), e a livello narrativo… senza però discostarsi dal system design del titolo precedente.

Gameplay e comparto tecnico – Ottima produzione, con qualche sbavatura
Far Cry 6 ci sbatte subito in faccia il budget: il cattivo di turno, il dittatore di Yara – l’isola dove ci ritroveremo a scorrazzare – Anton Castillo, è interpretato da nientepopodimeno che Giancarlo Esposito (Breaking Bad vi dice nulla?). È di sicuro grazie alle sue importanti doti attoriali che, secondo me, questa volta il nostro antagonista riesce nell’intento di farsi odiare ancor di più di quelli dei capitoli passati. Ogni volta che Giancarlo Esposito compare sullo schermo, la sua recitazione è impeccabile: un plauso va anche di sicuro ai narrative designers che hanno scritto una storia convincente, anche se non totalmente innovativa, sicuramente avendo studiate moltissimo della vera storia dei paesi dell’area del Sud America. Yara, in tutto e per tutto, ricorda una Cuba di non molti anni fa: a parte la lingua, ovviamente, mi riferisco all’ambiente, a tutti i piccoli particolari che sono stati riprodotti fino nei più minimi dettagli durante la creazione degli ambienti.
Tornando al concetto di “scorrazzare” e di “ambienti”, Far Cry 6 ci offre il suo meglio. Gli ambienti sono esplorabili utilizzando tutti i sistemi che già conosciamo: rampini, mezzi di fortuna (che sono davvero tantissimi, questa volta – cavalli compresi!) e altre tipologie di veicoli (e non solo) che saremo in grado di personalizzare non solo dal punto di vista estetico, ma anche tecnico. Volete una macchina con una torretta che spara proiettili avvelenati che metterà i vostri nemici gli uni contro gli altri? C’è! Volete aggiungere un paraurti ad EMP che disabilita le macchine contro cui andate a sbattere o ne preferite un altro che ha la possibilità di far capottare le vetture contro le quali andrete in collisione? Sta a voi decidere!

Il sistema di ricognizione dei nemici è stato espanso e portato ad un livello successivo: non solo dovrete controllare il numero di nemici quando cercherete di liberare le varie zone di Yara, ma dovrete anche capire quali sono le loro caratteristiche e punti deboli. Guardie corazzate, utilizzatori di mortai, cecchini e chi più ne ha più ne metta: questa situazione vi obbligherà ad equipaggiare e modificare le vostre armi in maniera intelligente e creativa, per non rimanere mai scoperti davanti a nessuna occasione che il gioco vi metterà davanti.
L’aspetto della personalizzazione, in Far Cry 6, è molto importante: potremo vestire il/la protagonista dalla testa ai piedi con equipaggiamenti dalle caratteristiche più disparate, proprio per venire incontro alle più variegate possibilità di gameplay che dovremo affrontare. Tutto questo, però, sarà coronato anche dal tema di fondo della campagna: fare il meglio che si può, con quello che si ha. È proprio questa massima ad essere la giustificazione per introdurre i cosidetti Resolver, ossia delle armi raffazzonate mettendo insieme quello che un combattente per la libertà può trovare per strada. Si va dalle balestre che lanciano tondini di ferro, fino a spara-cd (sì, avete letto bene) che, indovinate un po’, seminano il terrore a suon di compilation anni ’90 rotanti. Come se questo non bastasse, ovviamente, arrivano i Supremo: in pratica sono delle abilità potentissime, a cui è legato un cooldown, che potrete comodamente portarvi in un pratico congegno mortale a spalla. Insomma… c’è da divertirsi.
Far Cry 6 è un’ottima produzione, con qualche sbavatura. Qualche bug di troppo, sia nel gameplay che nel comparto grafico, ha un po’ rovinato la mia esperienza di gioco, ma non sento di poterci dare molto peso. La sensazione che mi ha trasmesso il gioco, nel complesso, è statà più che positiva. Mio consiglio personale: sfruttate la possibilità di giocare in co-op per divertirvi con un amico… secondo me è dove Far Cry 6 veramente offre il meglio di sè.
Far Cry 6 – Un buon ritorno, ma anche un ottimo inizio
In definitiva, Far Cry 6 rappresenta un buon ritorno per i giocatori che già conoscono la serie, ma anche un ottimo inizio per chi, invece, non ha mai avuto modo di lanciarsi nel sistema che questa IP ripropone con ogni sua nuova iterazione. C’è molto in cui affondare le zanne, in questo Far Cry 6, ed è tutto a disposizione dei giocatori. Grazie ad un ottimo comparto grafico e audio ed a un system design solido, anche se non particolarmente innovativo, Far Cry 6 è un gioco che saprà intrattenervi per parecchio tempo, se avrete il piacere di aggiungerlo alla vostra libreria!
See you, Game Cowboys!
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