Edge of Eternity sbarca finalmente su console. Il gioco, nato grazie a una campagna kickstarter, aveva infatti visto la luce dapprima tramite un early access su Steam che lo ha portato a raggiungere l’uscita su PC, per poi, pian piano, farsi spazio prima su Sony (noi lo abbiamo provato su PS4) e Microsoft, e successivamente anche su Switch di Nintendo, tramite il supporto Cloud.
Il piccolo studio francese, Midgar Studio, ci presenta quello che a tutti gli effetti è un tentativo di ricreare un JRPG vecchio stampo; non sono infatti pochi i rimandi e le influenze a capisaldi come Final Fantasy, Nier, la saga di “Tales of”, e, forse ancor di più per certi aspetti, Star Ocean.
Edge of Eternity è infatti ambientato in un mondo a cavallo tra il fantasy e lo sci-fi. Fin dalle prima battute ci viene raccontato come il mondo in cui ci troviamo sia stato invaso da una razza aliena, che dapprima ha aiutato la popolazione a progredire e a svilupparsi, per poi all’improvviso attuare un voltafaccia intenzionale, attaccandola fin quasi a portarla all’estinzione. Per tentare di difendersi da questo attacco improvviso le rimanenti forze dell’umanità tentano un’alleanza, ma ben presto si viene a scoprire che un’ulteriore piaga sta decimando gli ultimi esseri viventi: la Corrosione, una terribile malattia che porta inevitabilmente alla morte.
Daryon è il nostro protagonista, che per via di alcuni avvenimenti si ritroverà a disertare l’esercito e a tornare a casa dalla sorella Selene, per poter partire insieme a lei alla ricerca di una cura alla Corrosione, che sta lentamente uccidendo la loro madre e tutto il mondo.

Gameplay
Midgar Studio prende anche qui a piene mani dalle perle videoludiche anni ’90, proponendoci un sistema di combattimento a metà tra il classico ATB e un più strategico sistema di spostamento a griglie. Questa dualità rende sicuramente le fasi di combattimento più innovative, anche se presentano alcuni problemi. Spesso infatti non sarà utile (e nemmeno obbligato) lo spostamento dei vostri personaggi, e allo stesso tempo anche gli obbiettivi degli scontri, che si generano in maniera randomica, non saranno sempre ottenibili. Nonostante questo, comunque, i combattimenti non sono sempre facili e un minimo di strategia sarà sempre richiesta per poter uscirne vincitori senza ritrovarsi al gameover improvviso. Il gioco oltretutto presenta diversi livelli di difficoltà che possono essere decisi nelle impostazioni in modo da dare il giusto grado di sfida che il giocatore si sente di dover affrontare.

Interessante è la modalità di level up. Personaggio e arma sono slegati tra loro e hanno un level up e una possibilità di potenziamento collegata non solo ai punti esperienza ma anche a un crafting di power up basato su materiali e gemme. Queste ultime soprattutto sono una bella idea in quanto sono proprio loro, una volta incastonate nelle armi, a dare le abilità e i power up ai personaggi stessi. Nel caso dei nostri eroi, invece, sono tutti dotati di varie parti di equipaggiamento, nella più classica tipologia di genere, che possono essere comprati o craftati durante il proseguimento dell’avventura.
Per quanto riguarda l’esplorazione, anche qui ci troviamo di fronte ad un nostalgico passato di word map esplorabile con una miriade di collezionabili e tantissime missioni secondarie da poter intraprendere. A questo proposito va sottolineato che molte delle suddette quest secondarie, soprattutto quelle trovate nelle bacheche, sono quest di caccia o di semplice fetch di oggetti. Le missioni secondarie che invece ci daranno i vari NPC in giro per la mappa sono più dinamiche e variegate. Le mappe sono molto grandi e le ambientazioni sono piuttosto diversificate tra loro; unica pecca reale è l’impossibilità di entrare per esplorare un qualsivoglia edificio che non sia legato alla trama. Come in ogni JRPG vecchio stampo che si rispetti, Daryon non può saltare e questo porta ogni tanto a blocchi e curiosi bug di movimento, ma comunque nulla che possa inficiare l’esperienza di gioco che risulta sempre appagante complice anche il giusto bilanciamento tra parti narrative e esplorative. Il gioco infatti non ha fortunatamente nessun momento logorroico, né lunghe parti testuali che invece alcuni titoli simili avevano in passato.

Comparto tecnico
Purtroppo è proprio sul comparto tecnico che Edge of Eternity ha delle inevitabili debolezze. I modelli poligonali dei personaggi non importanti ai fini della trama sono realizzati con molta meno cura e attenzione rispetto agli eroi principali, che invece godono di un buon livello di dettaglio. Ciò che davvero stona per un titolo attuale sono i movimenti che i vari personaggi compiono, o ancora un labiale (o forse meglio dire un lip sync) pressoché inesistente o realizzato veramente in modo basilare. Piuttosto lunghi anche i caricamenti e in generale un po’ tutti i prompt di comando, che ogni tanto, soprattutto nei combattimenti, rallentano un po’ l’avanzamento.
Tutto ciò va però detto tenendo conto di una cosa importante, se non assolutamente vitale, per la comprensione e l’accettazione del titolo: Studio Midgar è composto soltanto da 13 persone, che da sole hanno creato tutto ciò a cui il giocatore è messo di fronte. Se considerato sotto questo punto di vista, è davvero incredibile cosa questo piccolo studio sia riuscito a ottenere, segno di un gradissimo talento che non può far altro che migliorare con l’aumento del budget e delle potenzialità messe in campo.
Nonostante tutto ciò, va però anche detto che le ambientazioni sono invece molto più curate, al netto di qualche imperfezione inevitabile, e riescono a farci calare senza troppi problemi in quel mondo fantasy sci-fi che gli sviluppatori avevano in mente. Ancor di più va sottolineata e valorizzata la stupenda colonna sonora che accompagna il titolo, grazie all’incredibile talento del maestro Cedric Menendez e al compositore Yasunori Mitsuda (celebre per Chrono Trigger e per i due Xenoblade Chronicles).
A mio personale avviso, in realtà, l’unico grande difetto che può inficiare un po’ l’esperienza di gioco è la dimensione del testo di alcune parti del menu, che è davvero troppo piccola per essere letta senza sforzare molto la vista.

Conclusioni
Con Edge of Eternity siamo di fronte ad un titolo non scevro da difetti e imperfezioni, ma che è in grado, nonostante tutto, di portare il giocatore nel suo mondo e fargli apprezzare ogni cosa che gli viene posta davanti, soprattutto se analizzata non con gli occhi da tecnico informatico, ma da giocatore nostalgico di titoli che da troppo tempo mancavano su console. Un tuffo nel passato che non mancherà di farsi apprezzare. Ricordiamo che Studio Midgar è un gruppo di 13 persone, che da sole sono state capaci di creare un titolo con grandissimo potenziale e che sarà sicuramente capace di intrattenere sia i nuovi giocatori sia coloro che da tanto tempo chiedevano un ritorno al gioco di ruolo vecchio stampo.
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