Pubblicato il 03/11/21 da Ciro Muso Acanfora

Celeste − Consigli dal Passato

Uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita!
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Cosa fareste se vi trovaste davanti a una montagna insidiosa, che nasconde minacce ambientali, pericoli di ogni sorta e individui decisamente fuori dal comune? Questo è l’incipit di Celeste, gioco che vede la giovane Madeline alle prese con una sfida che è forse troppo grande per permetterle di riuscire, ma non abbastanza per impedirle di tentare.

La storia di Celeste inizia in una piccola Game Jam della durata di 4 giorni, nel 2016. Il giochino sviluppato in Pico-8 da Matt Thorson e Noel Berry era abbastanza semplice, ma il concept e il core gameplay funzionano da dio. Così tanto che i due decidono che non basta, e così si mettono a lavoro per farlo diventare qualcosa di più grande, qualcosa di serio. Qualcosa di meraviglioso.
Flash forward al gennaio 2018; il team è cresciuto e si fa ora chiamare “Matt Makes Games”, ed è pronto a rilasciare il gioco completo su Steam, PlayStation 4, Xbox One e Switch.

Affrontare le proprie paure.

Madeline è una ragazza come tante altre, che ha però un unico obiettivo: raggiungere la cima del Monte Celeste.
Ad essere completamente sincera con se stessa, neanche lei sa il perché. Ma sente qualcosa, nel profondo, che le dice “Questa è una cosa che devi fare. E devi farcela con le tue sole forze.”

Dopo aver incontrato un simpatico ragazzo di nome Theo e un’ancor più simpatica vecchina, Madeline inizia la sua scalata. Se all’inizio la sua arrampicata parte senza troppi intoppi, serve poco tempo alla giovane prima di rendersi conto che qualcosa non va.
Nonostante tutto, però, la nostra protagonista decide di proseguire, determinata e resiliente, incontrando sul percorso nuovi amici e altrettanti nemici, una in particolare più feroce e accanita di tutti.

Celeste
Diciamo che anche le premesse non sono proprio accoglienti, eh…

La fittizia montagna che Madeline deve scalare è chiaramente una metafora. Rappresenta le sfide che la giovane ragazza si ritrova ad affrontare nella sua quotidianità, le difficoltà che le si pongono davanti nelle sue relazioni interpersonali e il suo tentativo di affrontare queste avversità dapprima da sola, ma poi concedendosi l’aiuto delle persone che le stanno accanto, fino ad arrivare a fare pace con se stessa e acquisire una consapevolezza tale da permetterle di crescere come persona.

Trovo personalmente molto ben congeniato il modo in cui la storia e la crescita di Madeline vengono convogliati al giocatore. Per quanto il tema di fondo sia relativamente pesante da affrontare, Celeste non si sofferma troppo sulla questione e lascia che sia il giocatore stesso a connettere i puntini e capire cosa sta accadendo nella mente della protagonista.

Celeste: Sfiorare il limite senza mai superarlo.

Il gameplay di Celeste si basa su due semplici mosse: il salto e lo scatto, entrambi utilizzabili una sola volta e resettabili rimettendo i piedi per terra. Essendo un platform in tutto e per tutto, quasi tutto il core gameplay ruota attorno al superare ostacoli ed evitare di andare in contro alla morte. Non esistono nemici che dovranno essere combattuti nel vero e proprio senso della parola (nonostante siano presente alcune bossfight): proprio come Madeline il giocatore dovrà affrontare solamente la cruda e ripida salita della montagna, superando i suoi pericoli e sfruttando le sue risorse.

Durante il percorso saranno infatti presenti alcune piccole aggiunte all’ambientazione e al sistema di movimento: piattaforme che incrementeranno l’altezza dei salti o che scompariranno dopo un determinato periodo di tempo, bolle che trasporteranno Madeline da una parte all’altra resettando salto e scatto, oggetti che potranno essere spostati per trasportarci da una parte all’altra, terreni che diventeranno letali una volta toccati… Ogni zona della montagna varia dalla precedente in termini di gameplay, rendendo l’esperienza variegata e mai noiosa.

Celeste
Alcune zone saranno considerabili veri e propri puzzle, in cui il giocatore dovrà ragionare a fondo sulle sue mosse prima ancora di compiere il primo passo.

Prima di continuare, devo fare una confessione. Io sono una di quelle persone che non sopportano perdere, e trovano estremamente frustrante non riuscire a fare qualcosa all’interno di un videogioco.
Ho trascorso praticamente metà della mia vita (se non addirittura di più) con un controller in mano, raramente mi trovo nella posizione di non riuscire a completare un gioco se mi impegno seriamente, ma spesso accade che nonostante io sia riuscito a concluderlo mi sia sentito in qualche modo “fregato” dal gioco stesso, a causa di picchi di difficoltà decisamente fuori dalla norma o puzzle particolarmente insensati.

Questo non mi è mai successo con Celeste. Nonostante la difficoltà intrinseca del titolo e l’infinità di morti alla quale sono andato incontro (il gioco stesso ti mostra quante volte hai fallito, alla fine di ogni livello) non mi sono MAI sentito come se la colpa fosse del gioco. Ogni singola sconfitta è stata esclusivamente per la mia inabilità di capire o eseguire alla perfezione la sequenza di azioni necessaria a superare gli ostacoli.
Questo, insieme all’assenza di caricamenti fra morte e respawn e il fatto che ogni stage dura (se giocato correttamente) solo una manciata di secondi, ha contribuito a rendere la mia esperienza su Celeste non solo indolore, ma anche divertente: riuscire a concludere uno specifico livello che ti ha tenuto impegnato più del dovuto rimane sempre una sensazione fantastica.

Unica pecca che si potrebbe contestare al titolo, se proprio vogliamo fare i puntigliosi, è la difficoltà nella comprensione dei livelli più lunghi. A volte il giocatore non avrà abbastanza tempo per reagire a quello che vede per la prima volta durante i livelli più lunghi e sarà quindi costretto a morire un paio di volte prima di capire bene come approcciarsi in maniera corretta.

La salita è dura, ma il panorama…

Sul lato visivo Celeste può vantare una di quelle pixel art che fanno invidia a moltissimi titoli che condividono questo stile artistico. I personaggi e in generale quasi tutti gli elementi dello scenario saranno composti da una manciata di pixel, ma nella loro semplicità saranno spesso e volentieri deliziosi.

Per quanto riguarda gli scenari, invece, sono davvero di un altro pianeta. Ogni zona avrà un’ambientazione diversa, con una palette cromatica unica e meravigliosa. Passare da un hotel abbandonato a una notte sotto le stelle o un caldo tramonto, fino ad arrivare ad aree congelate e, addirittura, lussureggianti foreste di… Cristalli?

Celeste
Sì, sono decisamente cristalli quelli…

Anche sotto il punto di vista sonoro Celeste propone una soundtrack che si sposa alla perfezione non solo con le bellissime ambientazioni, ma anche con i temi trattati dal gioco.
Non è da meno il lato tecnico, che mantiene un framerate perfetto (forse un po’ meno su Switch, in realtà) e allo stesso tempo offre dei comandi estremamente responsivi.

Sottolineo inoltre la presenza della “Modalità Assistita”, che offre a chiunque non si senta a suo agio con il livello di sfida proposto la possibilità di avere degli aiuti quali immortalità, tempo rallentato o addirittura saltare interi livelli.

Celeste: Perché giocarlo?

La qualità di Celeste si presenta in tutte le parti che compongono l’interezza dell’opera. La trama impegnata ma non pesante, il gameplay stimolante e impegnativo, la parte artistica curata e raffinata… Da persona che non gradisce per niente i “rage game” sono stato piacevolmente sorpreso nello scoprire che Celeste è davvero un gioco divertente nella sua interezza. Una piccola perla per chiunque sappia apprezzare una storia appassionante tanto quanto ben narrata e per chi abbia voglia di una sfida onesta e soddisfacente da finire.

Muso - Biografia

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