Pubblicato il 05/11/24 da Antonio Rodofile

Yakuza Kiwami – Recensione

Yakuza Kiwami ha ricevuto una nuova edizione per Nintendo Switch: ecco le mie impressioni su questo porting.
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Devo ammetterlo, ho approcciato la recensione di Yakuza Kiwami con un po’ di scetticismo. Solitamente, infatti, i porting per Nintendo Switch, soprattutto se di giochi vasti, si rivelano piuttosto traballanti e devono scendere a molti compromessi. Non è il caso di questa riedizione del primo capitolo di una delle saghe videoludiche più longeve di sempre. Non mi fraintendete, probabilmente Nintendo Switch rimane la piattaforma sbagliata su cui giocare questo titolo ma, se è l’unica console che avete, i compromessi a cui scendere per godersi l’opera sono davvero pochi.

The Dragon of Dojima

Le strade di Tokyo, a cavallo tra gli anni novanta e i primi anni duemila, brulicano di mascalzoni e fuorilegge che non aspettano altro che attaccare briga con il primo che passa. Kiryu Kazuma, però, non è il primo che passa. È uno dei più temibili yakuza presenti nel Clan Dojima ed è prontissimo a scalare le gerarchie fino a comandare la famiglia. Nelle prime fasi di Yakuza Kiwami, mi sono trovato a vestire i panni di un Kiryu in forma smagliante, quasi invincibile. Tuttavia, presto la sua vita viene sconvolta da un evento drammatico che lo terrà fuori dalle scene per dieci anni, prima di catapultarlo nuovamente in una Tokyo ancora più marcia e profondamente cambiata non solo nelle gerarchie degli Yakuza, ma anche nella sua architettura e nella stessa società.

La narrazione di Yakuza Kiwami, a mio avviso, è una piccola perla che si rifà a tutta quella cinematografia di azione asiatica a cavallo tra il genere hard boiled di John Woo e i film di Bruce Lee. Ho apprezzato moltissimo il modo duro, quasi spietato, di mettere in scena gli eventi che mi ha abituato fin da subito a entrare nell’ottica di: “ok, in questa città sono solo. Chiunque cercherà di fregarmi e non posso fidarmi di nessuno, solo dei miei pugni”.

Questo non viene sottolineato solo nella storyline principale, anch’essa ben orchestrata e ricca di colpi di scena imprevedibili, ma anche nelle sottotrame che si sviluppano tra le strade di Tokyo. Spesso, infatti, mi è capitato di imbattermi in individui di ogni genere, dai più disperati ai più fuori di testa. Tra chi ha perso tutto e cerca un cappotto per riscaldarsi dal freddo delle strade e chi, invece, cerca emozioni in giro per la città a suon di judo e yen sperperati, il microcosmo creato da Yakuza Kiwami è sorprendentemente variegato e tridimensionale in ogni sua forma. Sono, inoltre, presenti molte attività secondarie come le romance con le hostess che lavorano nei locali disseminati per tutto il quartiere a luci rosse. Anche in questo caso, si tratta di missioni opzionali che, però, presentano personaggi ben strutturati, con i quali non è difficile entrare in empatia.

L’unica pecca, ma solo se vogliamo fare i pignoli, è che anche in questa nuova edizione il gioco non supporta la lingua italiana in nessuna forma. Le voci, infatti, sono in giapponese, mentre i sottotitoli sono in inglese. Viviamo in un periodo in cui, nel bene o nel male, ci siamo abituati a non avere la lingua italiana nei giochi, ma non saprei trovare altre pecche ad una narrazione che ho apprezzato su tutti i fronti.

L’acciaio nelle mani

Anche il gameplay di Yakuza Kiwami, pur soffrendo in qualche caso del peso dell’età, rimane piuttosto valido. I diversi stili di combattimento di cui Kiryu dispone, infatti, aumentano la profondità di un gameplay che, sebbene non impedisca totalmente lo spam casuale di colpi, mi ha spronato a studiare i miei avversari e, in molti casi, dover cambiare strategia per aggirare i loro punti di forza e superare indenne gli scontri con la peggio gioventù di Tokyo.

Esistono, infatti, quattro diverse modalità di lotta: Brawler, Dragon, Beast e Rush. Ognuna di esse ha una sua caratteristica peculiare e cambia radicalmente il modo in cui Kiryu approccia l’incontro. Ad esempio, Beast punta tutto sulla forza bruta, mentre Rush si concentra prevalentemente sulla velocità. Ognuno di questi stili può, inoltre, essere potenziato spendendo punti abilità che si acquisiscono durante le missioni o lottando contro i vari malviventi che si incontrano in giro per la città. Gli upgrade si suddividono in quattro sezioni, ognuna con la sua ruota di abilità, che vanno a migliorare un diverso aspetto del nostro personaggio. Potremo, dunque, imparare nuove mosse, potenziare i danni e incrementare la nostra salute massima.

Anche in questo caso, la profondità del gioco è enorme e aumenta ulteriormente dal momento che a inizio avventura, Kiryu ha praticamente ogni skill disponibile, ma le perde dopo poche ore di gioco per poi, appunto, recuperarle gradualmente con gli upgrade. Inoltre, lo stile del drago non è potenziabile come tutti gli altri, ma le sue abilità si ottengono soltanto dopo aver completato alcune sfide come quelle che ci costringono ad affrontare ripetutamente uno dei nostri rivali per eccellenza: Goro Majima.

Quest’ultimo, durante tutto il gioco, continuerà a cercare motivi validi per costringerci a batterci con lui. Non sempre, tuttavia, ho apprezzato questa meccanica che, soprattutto nelle prime ore di gioco, spezzetta molto il gameplay e mi ha impedito di buttarmi immediatamente a capofitto sulle missioni principali come volevo fare. Infatti, quando Goro ci incrocia per strada, a differenza di altri sgherri di basso rango, non possiamo rifiutare lo scontro o fuggire. Avanzando in Yakuza Kiwami, tuttavia, la sua presenza diventerà meno frequente e gli scontri saranno più godibili.

Sotto l’aspetto del gameplay, Yakuza Kiwami ha però qualche nota dolente, anche se non particolarmente fastidiosa. In particolare, questa versione per Nintendo Switch si porta dietro una serie di imprecisioni sulla gestione della camera che, in alcuni casi, mi hanno reso difficile orientarmi durante gli scontri, soprattutto quando ci sono molti nemici. Ad esempio, quando Kiryu esegue una mossa speciale tra quelle che sfruttano la Heath Mode (una modalità che utilizza una barra che si ricarica durante la battaglia per eseguire attacchi devastanti), non sempre la telecamera segue esattamente il movimento del personaggio e, spesso, dopo la combo si riposiziona in un punto diverso dall’ultimo frame della clip, rendendo non semplice riprendere la battaglia senza subire colpi. Allo stesso modo, ogni tanto la visuale passa un po’ troppo sulla testa del protagonista e rende difficile orientarsi per capire dove sono i nemici. Tuttavia, complessivamente, sia il combat system che la telecamera si comportano abbastanza bene e queste situazioni non vanno mai a influire pesantemente sull’esito degli scontri.

Quello che, invece, va ad influire in battaglia è una generale lentezza nel cambiare stile di combattimento durante le nostre scazzottate. In parte si tratta di una scelta consapevole degli sviluppatori, tant’è che in alcuni casi ho potuto selezionare degli upgrade che migliorano la reattività nel cambiare stile di lotta in determinate situazioni. Tuttavia, è una scelta che generalmente non ho apprezzato, dal momento che limita il dinamismo dei combattimenti che, di per sé, sono abbastanza frenetici.

Tokyo al neon

Quando un gioco riceve un porting su Nintendo Switch, soprattutto se si tratta di un’esclusiva nata su piattaforme diverse o di giochi AAA, il rischio è sempre quello che per far girare il titolo sulla console si debbano accettare molti compromessi. Proprio per questo, come detto in apertura, ho affrontato la recensione di Yakuza Kiwami con molte riserve ed ero già pronto a immergermi in ambienti vuoti o pesantemente castrati. A mia sorpresa, invece, devo dire che Nintendo ha fatto un ottimo lavoro sia a livello grafico che di stabilità.

Yakuza Kiwami, infatti, non solo conserva elementi come i passanti per strada e tutte le luci al neon iconiche delle ambientazioni giapponesi, ma riesce a riprodurre anche i riflessi dei personaggi su pozzanghere o altre superfici, mantenendo un’ottima stabilità di performance e con pochi compromessi sul lato grafico. Nelle mie prove, infatti, non mi è mai capitato di avere una situazione ingestibile sotto l’aspetto di frame rate o bug/glitch che andassero a compromettere la mia esperienza. Ovviamente, qualche calo di frame c’è e non sempre, soprattutto in combattimento, si riesce a mantenere i 30fps fissi, ma i cali non sono mai drastici e, spesso, durano solo pochi secondi.

Inoltre, provando Yakuza Kiwami sulla mia Nintendo Switch OLED, ho notato una differenza di comportamento piuttosto evidente tra il gioco in modalità portabilità e quello in modalità dock. Infatti, quando la console è collegata alla sua stazione di ricarica e le immagini sono riprodotte sul mio monitor, i cali di frame sono più frequenti e, dovendo scalare l’immagine in uno schermo più grande, anche i modelli dei personaggi risentono di qualche problema che, soprattutto per quelli in secondo piano, porta a sfocare i volti dei passanti.

Questo problema, invece, non sembra verificarsi quando si gioca in portabilità dove l’immagine risulta più nitida e il gioco appare più stabile anche sul frame rate. Se volete provare Yakuza Kiwami su Nintendo Switch, dunque, vi consiglierei di farlo senza sfruttare uno schermo esterno per godervi al meglio un porting che, anche sotto l’aspetto delle prestazioni, ha saputo fare un ottimo lavoro.

Commento finale

Yakuza Kiwami è il remake di un gioco che ha fatto la storia di PlayStation e rimane tutt’ora un titolo più che valido. Con una grafica ripulita, pochi compromessi dal punto di vista delle performance e una storia avvincente, il porting riesce a salvaguardare il lavoro di SEGA e Ryu Ga Gotoku Studio ed espanderlo a una nuova generazione di giocatori. Sono rimasto piacevolmente colpito dalla qualità complessiva del prodotto che, tuttavia, si comporta molto meglio in modalità portabilità piuttosto che nella sua versione su schermo che, invece, ha qualche incertezza in più sul frame rate e nella resa generale del prodotto. Se l’unica console a vostra disposizione è una Nintendo Switch, potrete assolutamente godervi il titolo in tutto il suo splendore, tra l’altro ad un ottimo prezzo (19,99€).

  • Una trama ricca di colpi di scena
  • Ottima profondità di gameplay
  • Città viva e ricca di attività da svolgere

 

  • Qualche leggero calo di frame
  • Prestazioni peggiori se si gioca con la console collegata al dock

Antonio Rodofile - Biografia

Sono nato col pad in una mano e la penna nell'altra. Trent'anni dopo, scrivo con la tastiera.

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