Molti, troppi giochi ormai decidono di campare di Early Access, rimanendo su Steam in un sempiterno limbo di incompletezza, alpha dopo alpha, beta dopo beta. Questo non è il caso di Spacebase DF-9, gestionale che affiderà al giocatore la creazione e la gestione di una colonia spaziale, fino a renderla autosufficiente e sicura. Il gioco, sviluppato e prodotto da Double Fine Productions, è stato infatti rilasciato precocemente dall’Early Access pochi giorni fa, per il malcontento di chi l’aveva acquistato. Malcontento, esatto, perché la versione rilasciata non ha tutte le feature dichiarate e che il pubblico si aspettava, ma è stata dichiarata “completa” perché il team ha capito che non può più ricavarci nulla. Riassumendo, Tim Shafer ha dichiarato sulla community di Steam che il gioco non sta vendendo come si aspettavano e hanno deciso di rilasciarlo sostanzialmente per “ufficializzare” lo stop dei lavori sul gioco, dedicandosi solo ad eventuali bugfix. Il passaggio dalla Alpha 6 alla “finished” v1.0 ha lasciato molti utenti giustamente interdetti. Finita questa doverosa introduzione, utile soprattutto a far comprendere meglio quello che seguirà, vi parlo della mia personale esperienza con Spacebase DF-9, di come ci speravo, e di quel senso di incompletezza che mi ha accompagnato per tutte le ore che gli ho dedicato.
Il gioco prende spunto da Dwarf Fortress per proporsi però ai giocatori come un gestionale di colonia spaziale senza avere una curva d’apprendimento così ripida da sembrare di dover scalare l’Everest. Sulla carta, poteva essere il nuovo Space Colony. Il focus all’interno di Spacebase DF-9 non è infatti sul singolo membro della comunità, ma su una macrogestione dei loro compiti. Non possiamo insomma ordinare a qualcuno di costruire qualcosa, ma possiamo assegnare la professione di costruttore ad alcuni e decidere cosa costruire e dove: loro penseranno a tutto, gestendo persino la priorità di costruzione, su cui non abbiamo alcun potere. I membri della stazione sono esseri viventi e come tali avranno anche loro i propri bisogni e necessità, oltre alla bravura nei determinati tipi di lavoro, e sarà nostro compito gestire anche questo: che fare se avete a disposizione un bravissimo tecnico che però si è stufato del proprio lavoro e sogna di fare il barista, pur non avendone le capacità? Lo accontenterete, avendo così un barista entusiasta del suo lavoro, oppure terrete un ottimo tecnico, ma che si trascina in giro per la colonia privo di qualsivoglia stimolo? La gestione dei membri della base è sicuramente uno dei punti su cui questo gioco si focalizza.
Ma la vita nello spazio non è tutta rose e fiori: capiterà sovente di ricevere messaggi radio e di soccorso. Aiuterete dei poveri viandanti spaziali e li farete integrare nella vostra stazione oppure state aprendo le porte a dei pericolosissimi pirati dello spazio senza saperlo? Essere pronti a tutto assegnando alcuni membri al reparto sicurezza può essere un ottima idea in questi casi. E se un rottame spaziale alla deriva si avvicina troppo alla base? Lo aggancerete, espandendo la vostra colonia, oppure state accorpando un pericolosissimo container di parassiti o killerbot? Sulla carta, Spacebase DF-9 unisce perfettamente elementi gestionali ad elementi strategici, fornendo moltissime possibilità. Ma la dura verità è che è tutto molto abbozzato. Il gioco ha poco, troppo poco, per poter garantire varietà e una volta capita la routine ottimale, diventa ben presto ripetitivo. Il fatto che ci sia una sola risorsa necessaria per costruire, ottenuta dagli asteroidi che vi circondano, non aiuta. Il punto è che c’è troppo poco da costruire. Volete fare un infermeria? È composta solo da un letto medico. Volete generare più energia con un reattore? Ecco il vostro unico modello di reattore a fusione. Raffinare i materiali degli asteroidi? Eccovi l’unica raffineria disponibile. Avete fame? Volete produrre cibo? Un unico modello di fattoria idroponica. Qualcosa per difendersi? Una torretta. Bagni? Non pervenuti. Il problema è che le stanze sono “smart” e si adatteranno automaticamente al contenuto. Piazzate un lettino medico all’interno di una di esse? Quella zona diventerà immediatamente zona medica e non potrete metterci nulla di diverso dagli oggetti medici. Se combinate questa dinamica al fatto che spesso alcune categorie hanno un solo oggetto, divertitevi a creare stanze piene dello stesso elemento ripetuto. La poca varietà ahimè, si sente eccome.
A me spiace davvero tanto per questo titolo. La versione attuale non è altro che un Early Access travestito da versione completa. Posso comprendere le ragioni che hanno spinto Double Fine a “staccare la spina” al progetto, ma ciò non toglie che la sensazione di incompletezza che io (ma prima ancora chi si era fidato, chi l’aveva acquistato quando non era ancora rilasciato) ho provato giocandolo. Quasi il 70% delle recensioni su Steam gli ha dato un pollice in basso, e non mi sento di controbattere alle loro argomentazioni, perché hanno ragione. Io volevo tanto amare questo titolo ma ad ora, più che amare il suo innegabilmente curato comparto grafico, non posso sentirmi di consigliarlo a qualcuno. Io non ci credo più. Se tuttavia decidete che volete comprarvelo, volete dimostrare a Double Fine che sì, voi ci credete ancora, potete comprarlo su Steam all’ingiusto prezzo di 19,99€.