Dopo una parentesi motociclistica di qualche anno, Milestone torna alle quattro ruote con Sébastien Loeb Rally Evo, un titolo rallystico dedicato al pluricampione francese. Orfana della licenza WRC, l’azienda italiana ha costruito, attorno ad un’impalcatura ludica simile a quella vista in Ride, un gioco di rally interessante, in grado di colmare il vuoto lasciato dal genere negli ultimi anni.
Per quelli come me, rimasti scottati dalla deriva della serie Dirt (prima paladina del rally su console e poi defluita verso altre emisferi automobilistici), il titolo di Milestone è una manna dal cielo. Seppur rallycross ed altre discipline esotiche siano comunque comprese nella carriera (di cui parlerò tra qualche riga) l’altra modalità principale, denominata Sébastien Loeb Rally Experience, sembra fatta apposta per i puristi: 27 eventi squisitamente rally, divisi in 8 ere diverse (dalla fine degli anni novanta fino ai giorni nostri), ripercorreranno fedelmente le imprese del campione francese, culminando con la prova finale della Pikes Peak del 2013.
Le prove, tutte accessibili sin da subito, sono accompagnate da video introduttivi in cui Loeb ricorda le sue imprese passate. Una contestualizzazione resa ancora più forte dalla presenza di tutte le macchine guidate del pilota transalpino in carriera e da alcuni eventi che spesso, oltre alla canonica vittoria, richiedono il completamento di una serie di obiettivi per poter essere superati (ad esempio, l’arrivo al traguardo sotto un determinato tempo, oppure l’ottenere il tempo migliore in tutti i settori del tracciato), cercando così di emulare il più possibile quanto accaduto nella realtà. Non posso quantificare la durata esatta di questa modalità ma, a due soli eventi dal completamento, mi sono ritenuto più che soddisfatto.
Per chi invece fosse interessato a gareggiare anche in altre discipline, c’è l’ancora più sostanziosa modalità carriera che, oltre a riproporre rally e Pikes Peak, butta nel mix diverse varianti del rallycross, dalla classica (gara di tre giri con 5 rivali) alla “Joke” (in cui dovremo obbligatoriamente attraversare una variante più ostica del circuito almeno una volta, per non essere altrimenti squalificati). Similmente a quanto accadeva in Ride, le competizioni sono quasi tutte accessibili sin dall’inizio, a patto di potersi permettere di acquistare o affittare una macchina adatta, facendo attenzione alle limitazioni di cilindrata e di “età” del veicolo: le 58 vetture a disposizione, oltre a far parte delle scuderie più disparate, sono state selezionate accuratamente per rappresentare in un certo modo tutte le epoche rallystiche, per la gioia dei fan delle prove cronometrate in TV o anche solo per quelli che si dilettano con i videogame di rally da ormai qualche anno (io ricado in questa categoria).
Giusto per dare qualche numero (non a memoria), Milestone ha incluso 5 circuiti ed 8 rally, suddivisi in un totale di 64 prove speciali: contenuti comparabili in quantità al loro titolo motociclistico recensito da me l’anno scorso, ma decisamente superiori in termini qualitativi, grazie ad una varietà dei tracciati davvero invidiabile. Nella modalità carriera ho speso almeno 15 ore (senza arrivare vicino nemmeno a completarla) ed ogni volta che avviavo un nuovo evento iniziava puntuale quel piacevole rituale di imparare, a suon di errori, tutte le trappole sparse lungo il cammino, cercando di ottimizzare quelle che erano le mie velocità e traiettorie. L’altalenarsi continuo di terreni (sterrato, fango, asfalto, neve, ecc), condizioni atmosferiche e cilindrate automobilistiche diverse obbligano ad adattare continuamente il proprio stile di guida, allontanando qualsiasi sensazione di ripetitività. Se devo citare un particolare che rende unico Rally Evo è l’attenzione con cui sono stati riprodotti alcuni tragitti rallystici che, a dispetto di quanto possiamo essere abituati da questo genere videoludico, appaiono decisamente più stretti della norma e, spesso, incorniciati da insidiosissimi canali di scolo.
Non avrei nulla da recriminare al comparto single player – completo naturalmente anche di modalità gara singola – se non fosse per la fastidiosa mancanza di riferimenti cronometrati, riservati esclusivamente alla modalità multiplayer: in pratica, al momento del taglio del traguardo, per accertarsi di aver infranto o meno un record personale, l’unico modo per vedere lo storico dei tempi è accedere all’online, sprecando tempo e umore navigando tra dei menu non proprio snellissimi. Dovrei spendere anche qualche parola per le risicate modalità multiplayer, ma la natura solitaria del rally declassa drasticamente la gravità di questo problema (nel caso abbiate dubbi, possiamo parlarne nei commenti).
Notevole cura è stata investita, invece, nel modello di guida che, come detto in precedenza, muta a seconda della vettura utilizzata, esaltandone così le peculiarità ciclistiche. Come da tradizione Milestone, il gradiente simulativo è gestibile in larga scala dal giocatore, che può decidere di aggiungere o togliere diversi tipo di aiuti meccanici (freni, controllo trazione, rimozione danni) e di interfaccia (traiettorie ideali). Scegliendo un approccio più realistico, torneranno utili anche gli innumerevoli accorgimenti meccanici applicabili ad ogni vettura, capaci di piegare le specificità native del mezzo di quello che è il nostro stile di guida, trasformando magari un bolide un po’ rigido in curva in un veicolo in grado di scivolare sinuosamente tra le chicane. Non tutto perfetto, invece, sul piano della fisica, settata in un modo da far sembrare troppo leggere le vetture quando si trovano a dover affrontare terreni difficili, rendendole un po’ imprevedibili nei cambi di direzione.
Abbandonando la guidabilità, ma rimanendo in ambito di giocabilità, mi piacerebbe parlarvi un attimo del navigatore: il team di Milestone, istruito direttamente da Loeb, ha riprodotto fedelmente le tempistiche con cui il co-pilota comunica al suo compagno di squadra le tipologie di curve che si susseguiranno lungo il percorso, distanziandosi da quella che è la consuetudine videoludica di annunciare la curva a pochi metri dal suo inizio e abbracciando un sistema che richiede un attimino più di memoria da parte del giocatore. Inizialmente straniante, questa semplice meccanica si rivela dannatamente appagante, soprattutto per chi era alla ricerca della simulazione a tutti i costi. Intelligente inoltre la scelta di inserire una guida al tipo di pacenote usato nel gioco, così da non rendere del tutto incomprensibili le parole del navigatore.
Nonostante Sébastien Loeb Rally Evo sia compatibile con una lunga lista di volanti (per ragioni di budget ho giocato tutto con il pad PS4), ho trovato un po’ fastidiosa la visuale dal cockpit, troppo sconveniente non appena si inizieranno a collezionare le venature sul vetro (al punto da spingermi più volte a scontrarmi di proposito contro un muro per liberarmi del parabrezza).
Arriviamo purtroppo al punto dolente della produzione milanese che, tristemente da tradizione, si manifesta con l’analisi tecnica. Al di là di un numero non esaltante di poligoni a schermo, la grafica di Rally Evo è drammaticamente scialba e totalmente incapace di valorizzare quelli che sono i pregi planimetrici dei tracciati. Indipendentemente dal tipo di ambientazione, il paesaggio intorno a noi risulta sempre spoglio, nascosto da una nebbia che prova a mascherare dei fenomeni di pop-up in lontananza. Non pervenuti effetti particellari degni di questo nome. Il quadro complessivo non è aiutato dal frame rate, ballerino durante alcuni frangenti e limitato ai 30 fps su console (dovrebbe aggirarsi sui 60 su PC, ma non ho avuto occasione di testare quella versione). Anche i modelli delle automobili sembrano in qualche modo riciclati, essendo non particolarmente dettagliati e presentando un’estetica degli urti non troppo realistica. Nel complesso un inspiegabile passo indietro rispetto anche a quello che si era visto un anno fa con Ride, un gioco che già di per sé non brillava per impatto grafico, ma che almeno aveva fatto intravedere qualche scorcio da next-gen (adesso current, vabbè).
Sébastien Loeb Rally Evo è, tranquillamente, un rallystico più che godibile per gli appassionati del genere. Un comparto tecnico non all’altezza sbiadisce solo parzialmente quelli che sono i pregi di questo titolo, curato nel gameplay ed ottimo per quantità di contenuti (sì, c’è la Lancia Stratos). Imperdibile invece per i sostenitori di Sebastien Loeb, per la prima volta in grado di mettere le mani su un’esperienza ludica dedicata completamente a loro.
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