Dopo l’uscita di due stagioni della serie anime (di cui la seconda ancora in corso) e di tre film, era ovvio che prima o poi sarebbe spuntato fuori anche un videogioco dedicato al manga Made In Abyss. In Binary Star Falling into Darkness, questo è il lunghissimo sottotitolo del gioco di casa Spike Chunsoft, potremo scendere nell’Abisso e vivere i suoi pericoli di persona.
Made in Abyss – Un tutorial lungo 8 episodi
Made In Abyss: Binary Star Falling into Darkness si presenta mostrando ben due modalità di gioco: una dove utilizzeremo Riko e Reg, i protagonisti della storia originale, mentre nella seconda potremo vivere un’esperienza inedita con un personaggio creato.
La modalità Hello Abyss ripercorre dunque parte della storia scritta da Akihito Tsukushi, nel mentre potremo imparare le varie meccaniche del gioco. Muovendo Riko infatti potremo scoprire come muoverci all’interno dell’Abisso, il quale presenta tutti i pericoli che si potrebbero immaginare, tra creature aggressive, dirupi e, soprattutto, la Maledizione dell’Abisso.

Questa meccanica funziona esattamente come un fan si aspetta, ogni volta che procederemo verso l’alto, la Maledizione lentamente ci attaccherà e se non staremo attenti (semplicemente fermandoci per un attimo) questa ci provocherà effetti diversi a seconda del piano, dai mediamente fastidiosi dei primi strati, a quelli più letali nelle parti più profonde.
Potremo vedere le varie sequenze in stile visual novel e rivivere le prime parti della storia di Riko esattamente come la conosciamo, e questo porta dunque a dei dialoghi che i fan (ovvero il target principale del gioco) conosco già, senza alcuna aggiunta e prevalentemente allungati dal ritmo del gioco, facendo venire la voglia di saltarli e passare velocemente all’azione, dove Riko presenta delle abilità preimpostate e un kit di oggetti abbastanza limitato, che mostra a pieno la natura di tutorial di questa modalità.

Per fortuna o purtroppo, la modalità Hello Abyss, tra secondarie inesistenti, crafting limitato, quick-time-event particolarmente esigenti e una boss fight terribile, dura pochissime ore e termina poco dopo aver concluso l’incontro con Ozen L’inamovibile (nonostante sia presente tra i Trademark quello del terzo film) ed è successivamente possibile passare alla vera esperienza del titolo.
Made in Abyss – Crea il tuo piccolo avventuriero da sacrificare
La modalità Deep in Abyss presenta una storia completamente inedita con la possibilità di creare il nostro piccolo avventuriero, e dovremo farci strada tra i vari gradi da Cave Raider per imparare come sopravvivere al meglio e scendere piano piano nell’Abisso.
Il gameplay, se non lo aveste già capito, si tratta di un survival in un ambiente tridimensionale dove dovremo gestire le classiche risorse come cibo, vita, risorse e peso trasportabile, con quest’ultimo che gioca un ruolo fondamentale nelle varie esplorazioni siccome dovremo decidere accuratamente cosa portare e cosa raccogliere, meglio portarci più armi e picconi possibile per non farci cogliere impreparati da un combattimento, o lasciare tutto lo spazio alle reliquie trovare e fare così tanti soldi ed esperienza? (la prima, sempre la prima.)

Bisogna dunque stare molto attenti perché in Made In Abyss: Binary Star Falling into Darkness un piccolo errore segnerà la nostra fine, a causa della Maledizione dell’Abisso, delle sue creature o semplicemente una caduta molto alta a causa del troppo peso trasportato, portandoci a ricaricare il nostro ultimo salvataggio, il quale viene gestito in maniera strana, perché potremo salvare manualmente nella nostra stanza all’orfanotrofio oppure utilizzando uno specifico oggetto durante le esplorazioni, che dovremo portarci o craftare sul posto, il che si addice molto alle varie difficoltà da survival, ma che viene reso inutile dal fatto che il gioco salverà anche automaticamente ai cambi d’area.
Aree che presentano una parte molto noiosa e frustrante del gioco, perché queste saranno collegate in maniera troppo lineare e appena si può presentare un’occasione di attivare uno shortcut, questo è unilaterale e praticabile solo in specifiche occasioni, come per esempio un’altura dove potremo calarci con la corda con questa che però non rimane nelle successive esplorazioni, rendendo inutile qualunque tentativo di esplorazione dato che ogni volta dovremo rifare tutto da capo e ripetere tutto il lungo giro voluto dal gioco con le stesse aree dove ci si perde facilmente e, più esploriamo, più difficile sarà possibile fare ritorno a Orth, dato che non potremo decidere in qualunque momento di tornare a casa, ma dovremo fare tutta la strada a ritroso per tornare all’inizio.

Potremo anche craftare diversi oggetti come piatti, armi, munizioni e armature e salendo di grado potremo sbloccare diverse abilità e ricette per migliorare la nostra capacità di sopravvivenza, peccato però che i vali alimenti tendono ad essere molto più degli oggetti curativi piuttosto che per togliere la fame, la quale sarà dunque una condizione fastidiosa, siccome ogni volta che cambieremo area e strato, riceveremo un abbassamento di questo indicatore a seconda di che giro faremo per arrivarci.
Infine parliamo del combattimento, ovvero la nota più dolente del titolo. Infatti questo sarà fin troppo meccanico, legnoso e privo di alcun tipo di profondità, ricadendo così in un semplice “mordi e fuggi” tra mosse dalle animazioni brutte e lente, schivate dal ridicolo risultato e fare incetta di cure ogni volta che incontreremo le numerosissime creature presenti. Aumentando di livello potremo sì aumentare la nostra velocità di attacco e il numero di mosse in sequenza, ma questo non ha alcun risultato concreto dato che manca proprio la base di un gameplay action, dove non si ha minimamente la sensazione di combattimento.
Conclusione – La Maledizione di Spike Chunsoft
Con Made In Abyss: Binary Star Falling into Darkness ci troviamo dunque davanti per l’ennesima volta una Spike Chunsoft che ha la capacità di cogliere a pieno le sue ambientazioni e temi, il tutto che richiama perfettamente la brutalità dell’opera originale (fin troppo, infatti le variegate e violentissime schermate di morte sono la parte migliore del gioco) e che ci prova a dare tutto quello che ha per tenere su il titolo, ma che effettivamente crolla violentemente sotto qualunque altro aspetto: animazioni 3D ridicole, grafica molto arretrata, missioni secondarie che si ripetono all’infinito o che richiedono farming sfrenato in una mappa difficile dove è difficile muoversi, la Maledizione dell’Abisso che si attiva ogni volta che faremo anche solo un piccolo passo verso l’altro, un terribile sistema di combattimento, oggetti che si rompono subito e che richiedono un’importante quantità di materiali e soprattutto una disturbante quantità di bug grafici presenti in qualunque area, animazione, personaggio, nemico o oggetto.
Un’esperienza dunque che ha troppi difetti rispetto ai pregi, in un gioco molto instabile e deludente che non vale assolutamente il prezzo pieno nonostante la presenta di molti dettagli che mostrano un’intenzione sincera nel portare il mondo di Made in Abyss anche in ambito videoludico.
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