La creatività nel mondo videoludico si è andata cristallizzando nel corso degli ultimi anni, con titoli che spesso appaiono come un copia e incolla gli uni degli altri e con poche case AAA che tentano di sperimentare nuove soluzioni o generi (in fin dei conti, squadra vincente non si cambia, no?). Nonostante questo, il mercato degli indie e degli sviluppatori minori ci riserva delle belle sorprese. È sicuramente il caso dello studio The Outsiders, che ci porta oggi a giocare Metal Hellsinger, un FPS che richiama fortemente lo stile di Doom degli ultimi anni e che si unisce ad un rythm game, rendendo in questo modo la musica fulcro del gioco.
Indice
Highway to Hell
In Metal Hellsinger vestiremo il ruolo della Cantrice Infernale (o Ignota, come viene chiamata all’inizio dalla scarsa fantasia dei demoni), una demone in cerca di vendetta e della propria voce rubatagli dalla Giudice, demone che presiede l’inferno e che verrà assistita da Paz, un teschio che presterà la propria voce alla nostra Ignota. Poco altro c’è da dire sulla trama di questo titolo: infatti l’intero gioco è composta da soli 8 livelli dalla durata di circa una ventina di minuti l’uno, rendendo il titolo completabile in poche ore (sarà comunque possibile rigiocare tutti i livelli nel tentativo di ottenere il punteggio più alto possibile).

A questi si aggiungono i Tormenti, delle semplici modalità sfida che sbloccheranno dei sigilli col quale potenziare l’ignota, ma che di per sé serviranno a poco al fine del completamento del gioco.
La brevità è sicuramente la “nota”(capita la battuta?) dolente del titolo, che per quanto possa entusiasmare nelle prime battute, passati i titoli di coda non rimarrà nient’altro da fare.
Tap, Tap, Bang, Tap.
Come detto in precedenza, il titolo vuole essere un fps ritmico, e sotto questo aspetto ci riesce bene; ogni colpo sparato, ogni schivata e massacro dovranno essere praticati a ritmo di musica (mediante l’orecchio del giocatore o il metronomo a schermo sul mirino); musica che non è messa in loop, ma composta da parti strumentali dinamiche che si uniscono quasi perfettamente in tutti i punti del gioco (capita che dopo uno scontro la musica si plachi di botto facendo sbagliare il giocatore) e alla quale si aggiungeranno i vocal solamente quando il moltiplicatore del punteggio sarà al massimo, incrementando in questo modo l’adrenalina del giocatore.
Il gunplay del titolo è appagante, con poche armi a nostra disposizione ( 6 in totale) ma tutte efficaci e diversificate, ognuna con una mossa peculiare che ci permetterà di uscire vivi anche dalle situazioni più complicate. Per ogni livello avremo modo di portarci 4 armi, 2 predefinite e due a nostra scelta. Tutte le armi, come ogni movenza del personaggio e dei nemici, vanno totalmente a ritmo, abbattendo fin da subito l’apparente difficoltà di dover assecondare la musica e rendendo il metronomo a schermo solo uno strumento utile a riprendere il ritmo nel caso in cui lo dovessimo perdere, o ancora a memorizzare la battitura della ricarica: infatti, come in molti titoli simili, sarà possibile accelerare la ricarica premendo l’apposito tasto col giusto tempismo, che al giocatore apparirà come una battitura dorata.

Ma anche in questo caso la brevità del titolo fa sentire le sue note dolenti; prima di tutto i livelli, che purtroppo per l’influenza da rythm game e la necessità di mantenere il moltiplicatore alto, rinuncia totalmente a fasi platform o esplorative, rendendo il titolo dei lunghi corridoi alternati da arene, elemento che accorcia notevolmente la durata dei singoli livelli (specie se uno specifico livello lo avrete già giocato), per continuare coi nemici, che risultano pochi o quantomeno ripetitivi, e le bossfight, che fatta eccezione per l’ultima, che risulta spettacolare e appagante, per tutti i restanti livelli si ripresenterà sempre lo stesso boss con poche variazioni a livello di moveset, ma con arene sempre più articolate, che risulteranno in una tediosa lotta in cui dovremmo solo capire come non farci colpire mentre staremo attenti al ritmo.
Quanto C**** è Metal!
Il comparto grafico del titolo lo definirei giusto, non una grafica spacca-mascella, ma un qualcosa di funzionale al titolo, che rende comunque piacevole l’esperienza di gioco, ma mantiene il framerate solido, elemento fondamentale per un rythm game. Detto ciò, colpisce comunque la varietà di scenari proposti all’interno dei livelli, passando da caverne di lava a terre ghiacciate, per giungere in fabbriche abbandonate dagli elementi fortemente industrial, o ancora il design dell’Ignota e dei vari nemici estremamente dettagliati. Insomma Non fotorealistica ma estremamente funzionale.
Musicalmente parlando veramente poco da dire; The Outsiders ha prontamente optato non sulla quantità ma sulla qualità chiamando a cooperare artisti Serj Tankian (System of a Down), Matt Heafy (Trivium), Mikael Stanne (Dark Tranquillity), Randy Blythe (Lamb of God), Alissa White-Gluz (Arch Enemy) e Tatiana Shmailyuk (Jinjer), creando quello che possiamo considerare un vero e proprio album metal più che delle soundtrack per un gioco. Tutti i brani sono perfetti, adrenalinici e calzano alla perfezione al tipo di gameplay che si va ad affrontare. Il tutto alternato dalla narrazione di Troy Baker, noto attore e Voice Actor del mondo videoludico che presterà la voce a Paz.
Conclusione
Metal Hellsinger è un’esperienza da provare assolutamente se si è fan degli Fps e del Metal; un gunplay frenetico e una colonna sonora da brividi fanno di questo titolo una boccata d’aria fresca in un panorama videoludico spesso fin troppo stantio. La pecca più grande rimane la mancanza di contenuto e la brevità che certamente non spinge a riprendere il titolo in mano una volta conclusa la storia. Nonostante ciò Metal Hellsinger sarà presente nel gamepass per cui vi invito di cuore a provarlo.
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