Pubblicato il 25/04/18 da Samuel Castagnetti

Far Cry 5

Radio reminds me of my home far away
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Dopo la parentesi Primal, Far Cry torna alla numerazione canonica con il quinto episodio: Far Cry 5. Confesso di non essere un fanboy sfegatato della serie, anche se negli anni ne ho giocato e apprezzato le varie iterazioni. Questa volta però, perlomeno in base a quanto mostrato nelle varie anteprime e hands-on, tutto mi risultava drammaticamente perfetto. Trovo infatti che l’idea di ambientarlo nella ruralità degli stati uniti fosse ciò di cui Far Cry aveva bisogno, anche per discostarsi da quello che era stato fino a oggi. Sempre a livello di setting, sentivo che gli spunti che potevano uscirne sarebbero a loro volta andati a pennello con lo stile narrativo della serie. È perciò con grandi aspettative che mi sono gettato nel Montana, fra mandrie e cowboy, a vedere chi era quello di troppo tra noi.

L’arco rimane l’arma più forte del gioco.

Parto subito dicendo che, probabilmente, Far Cry 5 è il miglior titolo del franchise, ma questo non significa che sia esente da problemi. Il gioco Ubisoft prende ciò che era stato fatto nei capitoli precedenti e lo migliora. Il gunplay è eccellente, la caccia è stata completamente rielaborata e non risulta più così invasiva nelle dinamiche di crafting, mentre la progressione del proprio personaggio aumenta notevolmente la varietà del gameplay. A livello di gunplay il gioco presenta un buon numero di armi, quasi tutte customizzabili, a seconda delle nostre necessità. Una volta in combattimento il feedback dell’arma è più che soddisfacente e a oggi non mi ha dato nessun tipo di problema, anzi lo trovo particolarmente riuscito.

La caccia è stata rielaborata: se nei vecchi titoli serviva per craftare l’equipaggiamento, permettendo di ampliare le dimensioni dell’inventario, ora cacciare si rivela utile per guadagnare soldi e per ottenere esche, con le quali attirare predatori nelle zone popolate dai nemici. Tutto quello che riguarda l’equip è stato spostato nella progressione, mentre una volta ucciso un animale è possibile vendere la sua pelliccia in cambio di denaro. Tornando alla progressione, il giocatore ha a disposizione un vasto numero di upgrade, che si possono sbloccare tramite dei punti tratto. L’elemento più riuscito nella dinamica dei tratti è la varietà con la quale è possibile guadagnarli. Si possono trovare nei magazzini dei prepper (per chi non lo sapesse per prepper si intende quella categoria di persone che accumula scorte di cibo, acqua e medicinali, in modo da poter affrontare qualsiasi calamità o evento catastrofico), si possono ottenere giocando alla modalità arcade e, infine, si possono sbloccare completando delle sfide in game.

Si dominano anche i cieli.

A livello di narrazione e struttura il gioco segue i canoni della serie, ma prende anche spunto altrove. Ci sono quindi i classici avamposti da conquistare, obiettivi da distruggere e vari collezionabili sparsi per la mappa. Quello che però a mio parere Far Cry 5 prende in prestito è il sistema di progressione della storia. Il gioco è diviso in quattro regioni, ognuna di esse assegnata ad un membro della “famiglia” del nostro cattivo cultista, salvo la quarta regione che è presieduta proprio da Joseph Seed, il “padre” del culto. Il sistema è molto simile a quello utilizzato in Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands, ma in scala estremamente ridotta. Per completare una regione infatti sarà necessario creare il sufficiente subbuglio per alimentare la locali sacche di resistenza, così da scomodare il reggente e costringerlo a esporsi, per poi eliminarlo in maniera definitiva . La scelta di questa metodologia la trovo molto azzeccata anche se, ad essere sincero, la scala ridotta non gli rende particolare giustizia.

Puccettina è un companion magnifico, anche solo per questo.

Ma ora veniamo al succo della questione, la narrazione: Far Cry 5 svolge un ottimo lavoro, ma allo stesso tempo non fa quello che mi aspettavo né quantomeno ciò che osavo sperare visceralmente, nel profondo del mio cuore. Il taglio dato alla storia di Far Cry 5 è molto più riflessivo e autocritico, sia della società statunitense che di sé stesso in quanto videogioco. Questa visione, seppur ben realizzata, godibilissima e moralmente edificante, è forse troppo moralista e leggermente ipocrita, specie in un titolo che, ormai giunto alla sua sesta iterazione, fa dello shooting “ignorante” il suo cardine principale. Non vorrei essere scambiato per uno di quelli che viene qui a dire: “In Far Cry si deve sparare e basta, non ci dev’essere spazio per la morale, etc.” ma, d’altra parte, per me questo è un franchise basato sull’esplosività, in senso letterale.
Questo ragionamento mi ha portato a fantasticare sul come sarebbe potuto essere Far Cry 5 se avesse abbracciato completamente il suo setting, esprimendo appieno il potenziale narrativo insito nel ventre molle degli Stati Uniti d’America. Questa riflessione si estende anche al villain principale, il quale ha senza ombra di dubbio i suoi momenti di gloria, ma non riesce a toccare i picchi di carisma raggiunti da Vaas Montenegro o Pagan Min. Detto questo, ribadisco che il prodotto è assolutamente di alta qualità e godibilissimo in ogni sua forma, indipendentemente dai miei desideri personali. Sottolineo ancora una volta che, a pacchetto completo, è il miglior Far Cry che abbia mai giocato.

Clutch Nixon, psycho in heaven, angel in hell!”

I personaggi e i companion sono tutti molto ben caratterizzati, rispecchiando spesso, anche in maniera caricaturale, degli aspetti della società americana rurale che trovo sublimi (ma io sono io e adoro i redneck proprio per la loro generale ignoranza). Devo dire che, a mio parere, la punta di diamante tra i companion si è rivelata Jess Black, sia per l’utilità in game, sia per la caratterizzazione.
Il vero punto in cui mi sento di affermare che Far Cry 5 abbia fallito è nella gestione del roaming per la mappa (ci tengo però a dire che finalmente è stato realizzato un buon sistema di fast travel, fondamentale in un open world). Il roaming, se non si va a piedi o con un mezzo aereo, risulta fastidioso come poche cose al mondo. Le strade infatti sono piene di cultisti, girare in macchina non fa altro che attirare il fuoco nemico ogni due per tre, rendendo il girovagare per la mappa un vero e proprio incubo.

In conclusione, Far Cry 5 è un prodotto buono a tutto tondo, che purtroppo non ha esaudito i miei desideri in fatto di narrazione, ma che risulta comunque egregio. Senza dubbio il miglior capitolo della serie, con un gameplay che fa quasi tutto giusto. Direi che vale proprio la pena di intraprendere questo viaggio nella terra dei liberi e casa dei coraggiosi.

  • 'Murica...
  • Jess Black
  • Colonna sonora
  • Gameplay

 

  • ...ma fino a un certo punto
  • Main Quest forse troppo corta

Montana

Clutch Nixon

Only You...

Rednek - Biografia

C'e' poco da dire, chi non sceglie Charmander come starter chiede arroganza, chi fa l'ingegnere su Guns of Icarus chiede arroganza, i programmatori di Asmandez pretendono che l'arroganza si abbatta su di loro. Non ho detto nulla di me stesso o forse, perche' mi arrogo il diritto di non farlo.

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