Tutti sanno che tre cose sono certe nella vita: la morte, le tasse e l’annuale release della saga di Call of Duty. Ridendo e scherzando, sono ormai 16 anni che la serie di Activision si presenta sugli scaffali puntuale come un orologio svizzero, questa volta con la firma di Sledgehammer.
Uscito il 5 Novembre su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC, Call of Duty: Vanguard ci riporta nel teatro della Seconda Guerra Mondiale, uno scenario senz’ombra di dubbio già visto, ma con qualche novità interessante.
N.B: Le considerazioni sotto riportate si riferiscono esclusivamente alla campagna del gioco. Le considerazioni relative al multiplayer saranno riportate in questo articolo.
Indice
Call of Duty: Vanguard – Una storia già vista?
La campagna di Call of Duty: Vanguard funziona un po’ al contrario. L’avventura inizia (inaspettatamente) dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’esercito tedesco è sull’orlo del baratro e il nostro team, composto da 6 unità piuttosto scalmanate, ha un’ultima missione: infiltrarsi in ciò che rimane del Terzo Reich e scoprire cos’è il progetto Fenice.
Non tutto va però per il verso giusto e, durante questa missione, il giocatore avrà abbondante tempo per scoprire e vivere il passato di ogni personaggio, ognuno con una storia e una motivazione diversa dagli altri ma tutti con lo stesso obiettivo, per una durata complessiva di circa 6/7 ore.
La storia in sé risulta relativamente interessante, proponendo un nuovo e immaginario punto di vista sulla narrativa del conflitto più riciclato nel mondo degli FPS, al netto di una “scelta” sul finale (di cui chiaramente non posso parlare oltre) che mi ha lasciato decisamente perplesso. Sono presenti anche alcuni plot twist interessanti, in linea con i precedenti Call of Duty, ma che non vanno a cambiare in maniera significativa la trama nel complesso.
Anche i personaggi, grazie alla loro unicità, sono divertenti da conoscere e ho apprezzato il loro carattere e il loro modo di interagire fra di loro, spero quindi vivamente di rivederli in un eventuale Call of Duty: Vanguard 2 per poterli conoscere meglio e vedere un potenziale approfondimento sul loro carattere.
Un Call of Duty con qualcosa di nuovo.
Lato gameplay Vanguard porta finalmente qualcosa di nuovo, almeno all’interno della campagna. Ogni personaggio avrà infatti una sua abilità peculiare che lo distinguerà dagli altri: la possibilità di dare ordini ai propri compagni per ricevere fuoco di copertura o chiedere loro di spostare oggetti, la capacità di arrampicarsi su alcune pareti o muoversi velocemente da accovacciato, o addirittura un aimbot/wall-hack/rallentamento del tempo. Tutto insieme. No, purtroppo non è uno scherzo.
Se da una parte abbiamo delle aggiunte piuttosto interessanti, dall’altro lato ci sono delle mancanze piuttosto evidenti. In passato le campagne erano in grado di mostrarti tutto ciò che il gioco aveva da offrirti: segnalare una truppa nemica al carro armato alleato, usare missili aria-terra per radere al suolo orde di nemici, missioni intere all’interno di un AC-130…
Tutto questo purtroppo è assente in Call of Duty: Vanguard, che si configura semplicemente come una sequenza di sessioni stealth e sezioni action, alcune qualitativamente superiori (specialmente quelle giocate con Polina) e altre decisamente inferiori.
Per intenderci, quello che una volta sarebbe stato uno scontro a fuoco con numerosi nemici per raggiungere un lanciarazzi e abbattere un elicottero, all’interno di Call of Duty: Vanguard si presenta come 10 minuti buoni di gameplay in cui il giocatore deve sparare a un velivolo nemico usando un fucile d’assalto. Decisamente poco divertente.
Dal punto di vista del gameplay invece, Call of Duty: Vanguard ripropone lo stesso feeling dei suoi predecessori con una gamma abbastanza ampia di armi variegate fra fucili d’assalto, mitragliatrici leggere e pistole (una delle quali, nello specifico la Top Break, mi è sembrata avere un notevole input lag). Alcune lamentele che posso proporre, però, sono gli attacchi melee non letali (gli attacchi con baionetta, fra l’altro, sono abbastanza imbarazzanti. Mi è capitato di attaccare un nemico da una distanza ravvicinatissima e non colpirlo per tre volte di fila) oltre alle varie tipologie di granate con un range/danno piuttosto basso.
Tutto sommato, le innovazioni lato gameplay sono state interessanti. Per una saga come Call of Duty che va avanti da ormai quasi due decenni è comunque bello vedere che, almeno all’interno della campagna, c’è ancora uno sprazzo di volontà di aggiungere meccaniche nuove.
Comparto tecnico fra luci… E ombre.
Il comparto tecnico di Call of Duty: Vanguard ha molti alti e bassi. Per ogni lato positivo ce ne sono, ahimé, altrettanti negativi.
Partiamo dal lato artistico: il titolo di Sledgehammer offre un’esperienza visiva davvero soddisfacente, nella sua completezza. I giochi di luce e fuoco, i particellari, persino alcune texture del terreno riescono ad essere mozzafiato tanto da farmi dire “se mi mettessero davanti una foto di questo punto e una foto vera, non saprei distinguere il videogioco dalla realtà”.
MA
Subito dopo aver guardato questo eccezionale spettacolo mi sono ritrovato ad osservare il foliage di un albero di ciliegio, pensando che probabilmente su PS3 avrei potuto vedere di meglio, per poi proseguire in un combattimento in cui tutti i nemici erano difficilmente distinguibili dallo sfondo (rendendo così difficile capire anche verso dove sparare).
Anche sul reparto sonoro: il feedback delle armi è sempre eccezionale, grazie ai suoni ambientali puoi capire quando una granata ti sta rimbalzando fra i piedi o dove si trovano i nemici rispetto a te e persino il doppiaggio è di ottima qualità (almeno quello inglese, la versione americana risulta forse un po’ troppo compassato per essere in situazioni di vita o di morte).
MA
Durante la campagna i volumi del mixer sono completamente sballati, passando da punti in cui i personaggi parlano distintamente ma vengono uditi dal giocatore ᶜᵒᵐᵉ ˢᵉ ˢᵗᵉˢˢᵉʳᵒ ˢᵘˢˢᵘʳʳᵃⁿᵈᵒ, per poi passare A UN VOLUME ESAGERATO pochi secondi dopo.
Arrivando invece al comparto strettamente tecnico, il gioco gira in maniera fluida anche nelle situazioni più sfrenate, con un framerate che va tranquillamente oltre i 1440p/60 FPS con impostazioni al massimo anche su un computer di fascia medio/alta (anche grazie all’aiuto del DLSS) e i caricamenti sono relativamente veloci.
MA
In circa 20 ore di gioco, fino ad ora, il gioco è crashato 5 volte per motivi a me onestamente oscuri, ogni volta diversa dalla precedente, sia durante la campagna che all’interno del multiplayer.
Insomma, Call of Duty: Vanguard non può certo definirsi un gioco pulito sotto tutti i fronti, ma nel suo complesso rimane comunque una buona esperienza (fortunatamente anche i crash non sono così critici, quando il gioco salva automaticamente ogni 5 minuti).
Call of Duty: Vanguard – Un titolo imperdibile o l’ennesimo copia e incolla?
In conclusione: il nuovo capitolo di Sledgehammer fa un buon lavoro nell’aggiungere quel pizzico di novità in più rispetto a molti dei suoi predecessori, sia a livello di trama che a livello di gameplay, con un cast di protagonisti diversificati non solo nell’etnia, nel sesso e nella provenienza, ma anche con unicità in termini di abilità. Kingsley e i suoi ragazzi ritorneranno in futuro con nuove avventure e questo sarà solo l’inizio di un’altra meravigliosa trilogia? Solo il tempo potrà dircelo.
Per ora, tuttavia, Vanguard presenta anche numerose problematiche, alcune piccole e altre grandi, che non garantiscono a questo gioco un posto nell’olimpo della serie di Activision. Siamo certi però che con qualche patch correttiva, buona parte di queste mancanze potranno essere sistemate rendendo la campagna un’esperienza soddisfacente nella sua completezza.