Indice
Introduzione
Nel mondo videoludico non è raro che un brand sia soggetto a mutamenti, alle volte piuttosto drastici: sapersi reinventare è la chiave per accalappiare nuove orde di videogiocatori, ma la vera sfida è farlo in modo da non allontanare gli aficionados, costituendo un punto di svolta spesso incapace di accontentare ambe le parti.
E poi c’è Borderlands che. con questo terzo capitolo. preferisce puntare sul sicuro, portando all’estremo tutti i punti focali della formula che ha dato i natali al sottogenere dei loot-shooter.
Trama
Pandora, il solito pianeta inospitale che i giocatori hanno imparato a conoscere: la gente muore in maniera orribile, le cose esplodono e Claptrap non smette mai di parlare. Una situazione di per sé poco preoccupante, se non fosse che tutti i clan di banditi stanno venendo riuniti sotto un’unica bandiera: i Figli della Cripta, una pericolosa organizzazione formata dai follower dei gemelli Calypso, due streamer pronti a tutto pur di aprire la Grande Cripta e ottenere il suo immenso potere.
Toccherà a noi quindi fermarli, imbarcandoci in viaggio in giro per la galassia per portare il caos ben oltre i confini di Pandora.
Il comparto narrativo di Borderlands 3 probabilmente non vincerà un Oscar, ma è indubbio come siano stati fatti notevoli passi avanti rispetto al capitolo precedente: tutto ora assume toni ben più seriosi, a partire dalla lunga e mai tediosa main quest che tiene occupati per una trentina abbondante di ore; per quel che concerne l’umorismo a cui la serie ci ha abituato: è ancora lì, ma ora viene dispensato in maniera più equa e delicata, in modo da non intaccare la drammaticità di alcune sequenze.
Gameplay
Definire Borderlands 3 un “Borderlands 2 sotto steroidi” sarebbe corretto ma altresì riduttivo: sebbene gli elementi di gameplay alla base dell’esperienza siano i medesimi, tutto viene elevato all’ennesima potenza a partire da un gunplay appagante indipendentemente dall’arma utilizzata.
Che stiate impugnando una misera pistola trovata rovistando tra i rifiuti oppure un minaccioso lanciarazzi lasciato cadere dal più temibile dei boss, la soddisfazione che ne trarrete sarà sempre elevata, merito di un feedback eccezionale e di un comparto sonoro finalmente all’altezza della situazione.
Le sparatorie sono ora più fluide e dinamiche, principalmente grazie a un’intelligenza artificiale dei nemici finalmente migliorata: li vedrete accerchiarvi, correre in copertura e collaborare tra loro per mettervi alle strette in tutti i modi.
Dal canto nostro invece potremo contare su due peculiari meccaniche aggiunte in questo terzo capitolo, quali la scivolata e la possibilità di arrampicarsi, fattori che spronano il giocatore a muoversi in continuazione, sfruttando appieno l’ambiente e la verticalità dello stesso.
In un calderone di contenuti già colmo fino all’orlo, vanno a sommarsi i nuovi skill tree dei nuovi cacciatori, ora ognuno dotato di ben tre Abilità d’Azione: Moze è l’artigliera in grado di evocare un grosso robot pilotabile su cui è possibile montare diverse armi oltre che una torretta utilizzabile da un altro giocatore; Amara è l’immancabile sirena che può scegliere se utilizzare una devastante schiacciata oppure una scarica di pugni a lungo raggio, senza rinunciare al comodo blocco di fase utile a fermare in aria i nemici più rognosi; Zane è invece l’operativo in grado di equipaggiare due abilità contemporaneamente e che nel suo kit può contare su un ologramma in grado di distrarre i nemici, un drone sempre pronto a sparare sul malcapitato di turno e uno scudo che oltre a proteggere dai proiettili avversari, amplifica l’effetto dei propri; infine FL4K è il domatore che oltre a poter contare sull’assistenza dei suoi fidati animali (uno Skag, un Formiragno e un Jabber), possiede la capacità di diventare invisibile per riposizionarsi e infliggere danni critici, richiamare dei Rakk per un devastate attacco aereo sui nemici e generare una singolarità che oltre a infliggere danni da radiazione, teletrasporta il pet nel punto in cui si sta mirando.
Come se le opzioni di personalizzazione non fossero già abbastanza, il loot gioca un ruolo importantissimo nella creazione della propria build: tutte le armi, suddivise per produttore, possiedono perk unici che vanno ad amalgamarsi alla perfezione in un ecosistema di abilità passive a dir poco impressionante e non sarà raro considerare un respec proprio per adattarsi a una bocca da fuoco appena trovata.
Per il resto la situazione non cambia particolarmente rispetto al passato: ci si muove per macro-aree (questa volta agevolati da uno spostamento rapido effettuabile da qualsiasi posizione) destreggiandosi tra quest principali e secondarie, massacrando nemici e raccogliendo bottino, in una routine che sulla carta potrebbe venire a noia, ma che in pratica non ci riesce proprio per via di quanto già scritto in precedenza. Inutile dire che il divertimento che ne scaturisce viene elevato al cubo se si affronta l’avventura in cooperativa con degli amici.
Non è tutto leggendario quel che luccica però: trovare difetti a Borderlands 3 non è affatto facile, poiché in ogni caso l’occhio ricadrebbe sulla questione relativa al bilanciamento. Alcuni nemici, in particolar modo i boss, risultano forse troppo coriacei; di contro alcune armi si rivelano essere davvero rotte nelle giuste mani, facendo calare a picco la difficoltà.
Comparto tecnico
A muovere Borderlands 3 ci pensa una versione modificata dell’Unreal Engine 4: l’art style elaborato in Sobel, tipico della serie, torna in questa terza iterazione, ingannando di gusto i più superficiali. Se infatti a un’occhiata rapida sembra che non sia cambiato nulla sotto il profilo grafico, è facendo attenzione che si scorgono tutte quelle piccolezze che fanno da upgrade vero e proprio: sorvolando sulle ovvie migliorie apportate a texture e mole poligonale, a farla da padrone sono i particellari che riempiono lo schermo durante le sparatorie, sfoggiando un uso eccezionale dell’illuminazione dinamica che aiuta a rendere più realistico e meno cartoonesco il tutto.
Per quanto concerne il comparto audio, è possibile appurare la cura certosina riposta in esso sin dalle prime battute di gioco, quando si inizia a sparare per la prima volta: ogni arma ha effetti sonori convincenti che vanno abilmente a mescolarsi nel trambusto assieme a una soundtrack azzeccatissima e un doppiaggio italiano di buona fattura.
Ho potuto testare il titolo su PlayStation 4 base: nonostante il framerate bloccato a 30fps, tutto scorre fluido senza particolari incertezze fin quando non si aprono i menù, stranamente scattosi. Vi è inoltre un evidente popup delle texture e ci è capitato qualche bug in grado di fermare il progresso di una missione, ma nulla che un reload del salvataggio non potesse risolvere, nell’attesa che il tutto venga corretto a colpi di patch.
Conclusioni
Borderlands 3 è semplicemente “un altro Borderlands” e ciò non rappresenta necessariamente un punto a sfavore: migliorato tanto nelle meccaniche, quanto nei contenuti è un gioco che farà la gioia di chi ha amato i precedenti e vuole tornare ad abbracciare quella che, a conti fatti, è la formula vincente dei loot-shooter.
Chi invece si aspetta una rivoluzione o si approccia per la prima volta al brand aspettandosi un prodotto differente, magari più focalizzato sulla trama, dovrebbe starne alla larga e puntare verso altri lidi.
Tuttavia personalmente ritengo che l’ultima produzione Gearbox riesce a fare ciò che un videogioco dovrebbe fare: divertire dall’inizio alla fine senza mai stancare, cosa tristemente rara al giorno d’oggi.
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