Pubblicato il 15/01/20 da Cathoderay

Blasphemous

Solo pianto e stridore di denti, ma ha anche dei difetti
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Introduzione – Corona di spine

Sembra che il mercato non abbia davvero mai abbastanza dei Metroidvania. Sarà che sviluppare questa tipologia di gioco in pixel art è una delle strade preferite dagli studi indipendenti, sarà che di capitoli degni di Castlevania siamo destinati a non vederne più, ma c’è sempre questa mancanza di fondo che sembra non dare pace ai giocatori. Blasphemous tenta la via del castello di Dracula buttandola però sull’autoflagellazione, pentimento e tutte quelle cose divertenti che fanno pensare subito all’Inquisizione spagnola, provando a variare almeno l’ambientazione base per farsi riconoscere tra i suoi contendenti.

L’eroe di questa avventura è l’ultimo dei penitenti silenziosi ( che è anche un ottimo modo per non dover scrivere dialoghi o far parlare il protagonista) e dovrà affrontare un lungo viaggio di redenzione, fino ad arrivare al sacrificio finale, il tutto nelle adorabili valli di Cvstodia, posto dimenticato da qualsivoglia dio dove vari ordini clericali pensano bene di darsi battaglia, mentre il resto della popolazione si flagella aspettando l’arrivo del Miracolo.

Magari uno la prossima volta va al mare eh…

blasphemous 1
Un bellissimo tramonto, mentre ci confidiamo con una delle madonne di passaggio.

Gameplay – Lacrime di sangue

Dall’agghiacciante descrizione qui sopra potete capire subito dove andrò a parare: sì, anche Blasphemous si ispira a Dark Souls, gioco che inizio a pensare abbia fatto più danni che doni mostrandosi al mondo, mettendo l’asticella del muori e riprova un po’ più in alto del normale, come faceva Hollow Knight se vogliamo, tanto sempre lì andiamo a cadere; stessa cosa per quanto riguarda lo stile di gioco tipico di tutti questi metroidvania che troviamo sul mercato, una quindicina di ore di gameplay, che tende ad allungarsi se affrontiamo le missioni secondarie, boss cattivi e posti dove è possibile entrare solo con determinati accessori o chiavi, tutto classico, non trovate? Purtroppo non c’è davvero niente più di questo, se non un classicismo ben orchestrato e una buona bilanciatura della difficoltà, ovviamente per questo genere di giochi.

blasphemous 2
Il primo boss del gioco, che ovviamente non è felice di vederci.

Comparto tecnico – Pixel art ricercata

Graficamente Blasphemous sfrutta una pixel art squisita, con una scelta delle palette di colori perfetta per le ambientazioni cupe e piene di dolore che permeano il mondo che dovremo affrontare. Le animazioni, sia del protagonista che dei molti nemici che ci troveremo davanti, sono davvero ben realizzate e la varietà si estende anche ai paesaggi, alcuni dei quali davvero spettacolari.

Le musiche ben sottolineano l’atmosfera decadente che accompagna il protagonista durante il viaggio e, anche senza tracce particolarmente memorabili, delinea perfettamente quello che ci aspetta, soprattutto durante le boss fight.

Blasphemous 3
Finalmente il riposo.

 

Conclusioni – Il dolore è una buona soluzione…

Blasphemous è uno dei tanti metroidvania usciti negli ultimi anni, senza niente di particolarmente innovativo a livello di gameplay, ma tutto quello che fa lo fa in maniera esemplare: dalla pixel art alle animazioni fino al gameplay, nella sua classicità è indubbiamente un gioco divertente, che vi accompagnerà per una quindicina di ore, almeno fino al prossimo castle-metroid-souls che uscirà sicuramente in questi mesi. Nel frattempo potete fustigarvi tra i boss di Blasphemous, magari su Switch, visto che il gioco sviluppato da The Game Kitchen nella modalità portatile da il meglio di sé.

  • Un ottimo esponente del genere
  • Animazioni stupende
  • Ambientazione ricercata

 

  • Una volta finito non lascia nulla
  • Non brilla per originalità

Pixel Art

Cathoderay - Biografia

Pare che io sia l'entropia videoludica.

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