Pubblicato il 30/01/24 da Daniele Iacullo

Sovereign Syndicate – Recensione

Narrazione, steampunk e fantasy in una magica Londra
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Se vi piacciono i giochi narrativi con una bellissima atmosfera, Sovereign Syndicate è ciò che fa per voi a patto che riusciate a sorvolare dei piccoli difetti che attanagliano la struttura di gioco, ma andiamo con ordine

La narrazione e il gameplay di Sovereign Syndicate

L’anima di Sovereign Syndicate è proprio la narrazione, elemento inscindibile dal gameplay del gioco che però, non viaggiano di pari passo. L’avventura si snoda all’interno di 5 macroaree all’interno di una Londra fortemente caratterizzata dai toni steampunk, ogni ambiente è costruito in modo minuzioso dagli sviluppatori, grazie anche alla scelta artistica di inserire come abitanti di questa versione alternativa di Londra, creature fantastiche, come ciclopi, nani, minotauri e persino centauri. Elementi questi che ben si sposano con il tema affrontato dal gioco, i problemi sociali quali il razzismo o il grande divario sociale tra benestanti e persone di rango sociale più basso.

Il giocatore vivrà questo fantastico mondo attraverso gli occhi di 3 diversi personaggi, ognuno con la propria storia e il proprio carattere: Atticus Daley, un minotauro che sta affrontando il suo tormentato passato; Clara Reed, una dama da compagnia che indaga sui misteriosi omicidi di sue colleghe ed infine Teddy Redgrave, un nano inventore di notte e cacciatore di mostri di giorno, affiancato dal suo automa Otto.

Sovereign Syndicate cerca di reinventare il gioco narrativo e lo fa anche bene per certi versi, inserendo all’interno dei dialoghi delle riflessioni del personaggio, rappresentate attraverso aspetti del suo carattere. Atticus, ad esempio, combatterà con il suo istinto animale da minotauro e la sua voglia di comportarsi da gentiluomo, questi aspetti caratteriali interagiscono come veri e propri personaggi non giocanti con tanto di interazioni uniche tra di questi.

Ma se dal punto di vista della narrazione Sovereign Syndicate sembra promettere bene, altrettanto non fa il suo gameplay; in un mondo che sembra estremamente pericoloso, nessuna opzione che il giocatore sceglierà porterà mai di fatto al game over, spezzando la bellissima atmosfera che gli sviluppatori sono stati in grado di costruire. Il ruolo del giocatore, oltre a scegliere quali caratteristiche affidare al personaggio scelto attraverso 4 diversi archetipi disponibili rappresentati dagli arcani maggiori dei tarocchi, sarà solo scegliere un’opzione di dialogo rispetto ad un’altra, facendo prevalere un aspetto caratteriale piuttosto che un altro, ed eventualmente superare una sfida con uno skill check affidandosi ai tarocchi non in modo dissimile a quello che accade con un lancio di dadi nei giochi di ruolo cartacei.

Il comparto tecnico di Sovereign Syndicate

La visuale in isometrica rende l’esplorazione delle mappe semplice e veloce, grazie anche alla possibilità di evidenziare gli oggetti con cui è possibile interagire con la pressione di un tasto, riuscendo a far andare il giocatore dritto al punto ed evitando zone completamente spoglie oppure inaccessibili. I modelli 3d dei personaggi sono molto semplici e non particolarmente dettagliati, rivelando più informazioni sul personaggio una volta che si è interagito con lui e aperto la sua box di dialogo grazie ad un ritratto che lo raffigura nei minimi dettagli, dimostrando ancora una volta come il team artistico abbia davvero fatto centro.

Ho apprezzato molto anche le musiche e il sound design in generale, che riesce a trasportare fin dalle prime battute di gioco il giocatore all’interno di questo mondo pieno di fumo e creature fantasy.

Il gioco è completamente in inglese, ed al momento in cui scrivo non è disponibile la localizzazione né in italiano né in un’altra lingua, che se da un lato riesce a trasmettere ancora di più la sensazione di una Londra vittoriana grazie a slang, giochi di parole e dialetti, dall’altro lato, per chi non mastica bene la lingua può risultare parecchio difficile anche andare avanti nel gioco.

Al netto di qualche freeze occasionale, non ho rilevato particolari bug o glitch che impediscano la progressione della trama.

Alcune parti della trama vengono raccontate attraverso un fumetto animato davvero ben realizzato

Un’occasione mancata? – Conclusione

Sovereign Syndicate è esattamente a metà tra un gioco di ruolo e un libro game, il suo stampo quasi esclusivamente narrativo lo rende particolarmente lento ma comunque gradevole, grazie ad una scrittura quasi sempre coerente e dei personaggi con cui entri in empatia fin dal primo momento. Un peccato davvero l’assenza di un gameplay con più mordente, qualche minigioco, a mio parere, avrebbe sicuramente aiutato a staccare un po’ di più e a coinvolgere ancora più giocatori in una narrazione piena di significato.

  • Narrazione e comparto artistico
  • Lati caratteriali rappresentati come NPC

 

  • Mancanza di un gameplay più stratificato
  • Inglese molto difficile
  • Sistema dei tarocchi non convincente

Brado - Biografia

Videogiocatore classe '99 da sempre attento alle evoluzioni e le innovazioni del mondo videoludico.

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