Vi è mai capitato, in un giorno di pioggia, di trovare un povero randagio al riparo sotto il porticato di casa? È un po’ arruffato, non avete la minima idea della sua provenienza e non siete neanche sicuri che non porti la rabbia ma dopo un’oretta di esitazione, in fondo, gli volete già bene. Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è esattamente questo: un adorabile cucciolone apparso dal nulla, in forma di videogioco. Sviluppato dallo studio finlandese Cornfox & Bros, è un gioco di avventura in terza persona con visuale isometrica in cui, nei panni di un coraggioso ragazzo senza nome, viaggeremo per terra e mare tentando di rintracciare nostro padre, svanito lasciandosi dietro solo il suo diario e apparentemente alla ricerca di Oceanhorn, l’antico mostro marino che dà titolo al gioco. Durante l’avventura il nostro piccolo eroe in tunica, armato inizialmente solo di spada e scudo, esplorerà città e dungeon, risolverà puzzle ed acquisirà nuove armi, gadget e poteri magici per aprire nuove strade.
Se tutto ciò vi suona molto familiare, non è una vostra impressione. Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è l’ultimo arrivato tra i cloni di Legend of Zelda, categoria piuttosto asciutta di recente e faccio fatica a ricordare un buon clone della serie negli ultimi 10 anni. Quali sono i candidati? Elliot Quest? Sphynx and the Cursed Mummy? Darksiders? Questo genere, molto prolifico tra metà e fine anni ’90, si è inaridito nel nuovo millennio ed un po’ me ne dispiaccio. Uno Zelda, che sia originale o clone, nei casi peggiori riesce ad essere ai limiti dell’intollerabile, ma i migliori riescono a far brillare le qualità che adoro del genere: libertà di esplorazione, level design intelligente e ricco di segreti, in grado di guidare il progresso senza bisogno di frecce o indicatori. Stimola il cervello e riesce a dare un reale senso di soddisfazione quando l’ultimo pezzo del puzzle è in posizione ed apre la prossima porta, invoglia a tornare sui propri passi e sperimentare con i nuovi gadget, per tentare strade viste in precedenza ed archiviate alla memoria o scoprirne di completamente nuove. Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è un gran bel clone di Zelda.
Non mi diverte fare tutti questi paragoni, ma Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas non esiste nel vuoto assoluto e le sue ispirazioni sono molto ovvie: il design estetico è un enorme omaggio a Link to the Past, misto a Wind Waker, da cui riprende l’idea della navigazione in barca a vela e gran parte della premessa, nonché la struttura generale del mondo. Il piccolo eroe ha perfino una barra della fatica, funzionalmente identica a quella di Skyward Sword. Nonostante ciò è ingiusto accusare questo gioco di essere un becero rip-off, in quanto è perfettamente in grado di reggersi solo sui suoi meriti.
Come già detto esibisce tutte le migliori qualità del genere a cui appartiene, ad iniziare dai mari inesplorati menzionati nel titolo del gioco. Il nostro piccolo eroe senza nome inizia la sua avventura sull’isola dell’Eremita, l’unica persona in grado di fornirgli una pista per investigare il misterioso Oceanhorn: l’ultimo sopravvissuto dei tre leggendari mostri marini che, molti secoli prima, causarono un cataclisma che portò l’intera terra di Arcadia ad affondare, lasciando il mare popolato di isolette perlopiù inesplorate. Muniti solo di spada, scudo, barchetta e tanta curiosità, il nostro obiettivo è esplorare il mare, scoprire nuove isole e seguire le tracce di nostro padre, un’avventura che ci porterà lentamente a scoprire la reale natura del mostro marino ed il nostro legame con esso.
La cartina nautica, inizialmente quasi completamente vuota, si può riempire collezionando indizi ottenibili dialogando con altre persone e leggendo libri, lettere e annotazioni sparsi per il mondo. Una volta scoperta una nuova isola è immediatamente possibile andarci e scoprire cosa ha da offrire. Se avete paura di rimanere bloccati, non preoccupatevi: le isole strettamente essenziali per proseguire lungo la trama principale sono le più semplici da scoprire, alcune vengono perfino sbloccate automaticamente in momenti precisi, ma rifiutandosi di curiosare in giro è possibile perdersi grosse dosi di contenuti secondari. Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas brilla soprattutto in questo aspetto: abbraccia la sua natura avventurosa e stimola la curiosità. Approdare su una nuova isola significa essere immediatamente liberi di esplorarla e scoprire cosa ha da nascondere, ficcanasando ovunque. Il level design delle isole è delizioso, sempre ben strutturato ed organico, in grado di indirizzare nella direzione giusta ed allo stesso tempo lasciare completamente liberi di curiosare o risolvere i vari puzzle in sequenze differenti o con metodi alternativi.
Non sarebbe un clone di Zelda se non avesse una generosa dose di puzzle, in fondo, ed Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è orgoglioso di sparpagliare tanti piccoli misteri sulle sue isolette, che portano lentamente a raggiungere l’obiettivo principale dell’isola. A volte sarà evidente, come quando approderete su Old Fortress e capirete immediatamente che il portone andrà aperto in un modo o nell’altro, ma ci sono casi più criptici. Luoghi come Graveyard Island o Island of Whispers nascondono evidentemente un grosso segreto sepolto da qualche parte: “quale?”, “dove?” e “come?” sono domande a cui dovrete rispondere voi, esplorando.
Vi sarete accorti a questo punto che ho menzionato spesso spade, scudi ed altre armi, ma non ho accennato al combattimento in se. Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas, non lo nascondo, è un gioco che ho apprezzato molto per la dozzina di ore che mi ha regalato, ma non è esente da difetti legati alla sua natura d’origine: iOS. Il combattimento monotasto, poco interessante e puramente funzionale, le animazioni mediocri ed il doppiaggio di qualità discutibile, tradiscono la sua natura da gioco a basso budget, nato per tablet, e da questi difetti nascono le cattive prime impressioni che rischia di lasciare. Non è tuttavia giusto discriminarlo per questo: sotto il suo pelo arruffato e la mancanza di pedigree si nasconde, ve lo assicuro, un gran bel gioco. La prima mezz’oretta fatica ad assorbire, ma superate le prime impressioni può regalare una grassa dose di meraviglia fanciullesca e voglia di avventura, coronata da una colonna sonora davvero niente male.
Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è stata una bella esperienza, ottimo punto d’ingresso per i nuovi arrivati nel campo dei giochi di avventura e assolutamente consigliato ai vecchi fan di Zelda, in cerca di un gustoso snack tra A Link Between Worlds ed il prossimo episodio.