Pubblicato il 11/04/15 da Neko Polpo

Dead or Alive 5: (almost) Last Round

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La serie di Dead or Alive è sempre stata detentrice di diversi primati. La sua prima incarnazione su Sega Saturn segnò in modo univoco e inequivocabile il mondo dei Beat ‘em Up a tre dimensioni, governato da Virtua Fighter e Tekken, grazie ad un sistema di combattimento particolare unito ad un solido comparto grafico e ad un corposo roster formato in maggioranza da donne ben dotate che vedevano le loro “features”, per così dire, muoversi e saltellare in maniera talmente forzata e innaturale tanto da far sembrare il titolo uno di quei picchiaduro imperniato più su un lato Hentai che altro.

Tuttavia, la particolarità di DOA, escluso il movimento del seno che lo ha reso celebre, risiedeva sia nell’aspetto grafico che nel gameplay con i suoi due pulsanti per calcio e pugno, uno per la parata e uno per la presa, quasi a creare un connubio tra i due giganti dell’epoca, Virtua Fighter e Tekken: si differenziava da questi ultimi per la ritmica sempre veloce e dinamica, che restituiva un sano feedback di mazzate al giocatore tanto da renderlo soddisfatto e piacevolmente completo ad ogni round. Le controprese disponibili per quasi tutti i personaggi rendevano il combattimento interessante togliendo quel senso di “chi attacca per primo vince” e le Danger Zones, poi abbandonate, segnavano i limiti del campo di combattimento con dei campi minati che portavano un danno elevato una volta usciti dall’area e, se usate bene, erano capaci di ribaltare totalmente un round.

Ma Dead or Alive cominciò a farsi importante dall’uscita della versione Plus (++ nella versione Arcade su piattaforma Sony ZN1) su Playstation: trovano posto nuove mosse e tecniche, un nuovo comparto grafico grazie alla potenza 3D che la macchina offriva se paragonata a quella Sega (il gioco adesso girava in alta risoluzione, i modelli poligonali erano realizzati con la tecnica del Gouraud Shading e non avevano più parti spigolose, grazie all’incremento sostanziale dei poligoni, punto forte della console Sony) a discapito delle arene 3D, che adesso diventano bidimensionali, sebbene le Danger Zones rimasero presenti ai bordi del campo.

La specialità della serie risiede anche nell’affidarsi totalmente ad una piattaforma soltanto per continuare la saga, creando un effetto di esclusiva: DOA2 uscì in diverse versioni su Dreamcast, poi la versione “Hardcore” soltanto su PS2 ed infine il remake “definitivo” del secondo (Dead or Alive Ultimate, che includeva anche la versione originale vista in sala e su Saturn) e il terzo episodio esclusivamente su Xbox (e ad oggi, il migliore episodio a detta di molti fan). Il trend continua con la generazione successiva: il quarto episodio sbarca solo su Xbox 360 (insieme alla serie Xtreme, poi portata con un titolo esclusivo su PSP) mentre PS3 vedrà soltanto il quinto episodio debuttare ufficialmente sulla nuova macchina di Sony.
Di pari passo, 3DS e PS Vita hanno rispettivamente avuto i natali di due versioni esclusive, la versione Plus del quinto episodio e Dimensions, una sorta di titolo che unisce molto dei precedenti episodi sul piccolo di casa Nintendo, basato su Dead or Alive 4, tentando di colmare alcuni gap storici presenti nel plot originale, rivivendo in sostanza diversi punti chiave dei giochi precedenti e includendo nuove arene e nuovi segmenti.

E come da tradizione, anche quest’ultimo Dead or Alive 5: Last Round si fregia di un’altro (parziale) primato, ossia quello di essere fruibile a tutti per la prima volta su PC sfruttando la piattaforma Steam, purtroppo senza essere una trasposizione perfetta del medesimo titolo presente su PS4. Scopriamo il perché.

Dead or Alive 5
Sebbene priva di Soft Engine e dei nuovi effetti particellari, la versione PC con tutte le impostazioni al massimo e in 4k risulta un gradino sopra alle altre versioni.

Ho detto “parziale” perché su PC non è la prima volta che la serie fa presenza: Dead or Alive Online, nato come MMO Fighting Game, fu lanciato in concomitanza con le Olimpiadi di Pechino del 2008 in beta, ad opera dello sviluppatore cinese Lievo Studios, per poi vedere terminare la sua corsa nel 2010 quando Tecmo Koei decide di terminare prematuramente il gioco chiudendo i server. Il gioco era basato su Dead or Alive Ultimate, dal quale riprende l’aspetto grafico, e Dead or Alive 3, per il sistema di controllo e combattimento, inserendo nel contesto aree tipiche MMO, che includono diversi NPC che offrono oggetti da comprare e modalità single player oltre che alla presenza di giocatori veri e propri che come ogni buon gioco di massa online vagano per l’area interagendo con voi, sfidandovi per sessioni PvP o semplicemente attuando degli scambi. Il gioco fu confinato, come detto, solo ed esclusivamente per il mercato cinese rendendolo particolarmente sconosciuto al resto del mondo, ma si creò una solida fanbase russa, tanto da spingere la comunità a rilasciare patch per  il gioco e aggiornarlo per supportare i nuovi sistemi operativi, completo di server nel quale entrare e giocare anche adesso a distanza di 5 anni dal suo termine ufficiale.

Fast-forward ad oggi, l’annuncio di Last Round colse un po tutti di sorpresa: faceva capolino alla fine del trailer il piccolo logo PC Steam, con grande gioia dagli spalti. Ciò che molti amanti dei Beat ‘em Up hanno sempre invidiato dalle console avrebbe finalmente visto luce su PC, accorciando di un poco l’invidia e la mancanza che si osserva nei confronti degli utenti console.

Dead or Alive 5: Last Round è la versione aggiornata del discusso quinto capitolo, che porta con se una buona manciata di contenuti addizionali come nuovi personaggi (Honoka, RaidouMarie Rose, Nyotengu e Phase 4, inclusi i quattro guest di Virtua Fighter che sono Akira, Jackie, Pai e Sarah), costumi, ritocchi al gameplay e via dicendo. La sua presenza su console di due generazioni però crea una discrepanza nei suddetti contenuti e – allo stesso tempo – ne crea anche nella versione PC. Partiamo subito nel dire che la versione PC è basata sulla versione PS3, di conseguenza sulla carta è inferiore a quanto visto su PS4, ma neanche tanto. Le notabili differenze sono principalmente due: l’esclusione del Soft Engine, che in pratica sarebbe un nuovo motore della fisica atto a migliorare il feedback corporeo dei lottatori, seno incluso, e il taglio netto di due Arene, omaggio ai fan del primo e secondo episodio: Danger Zone di Dead or Alive 1 e Crimson di Dead or Alive 2. Ci sarebbe da dire che gli effetti particellari sono notevolmente inferiori, da un punto di vista tecnico e grafico, ma sono facilmente dimenticabili in quanto su PS4 rendono spesso l’azione troppo confusionaria. In alcuni frangenti ci è sembrato che i lottatori erano muniti di una barra d’acciaio e frullino a corredo, per quante particelle c’erano in volo.

Detto questo, il gioco rimane identico al resto delle versioni, con l’aggiunta di quelle opzioni specifiche PC che rendono sicuramente la delusione della mancanza di contenuti più accettabile. Sarà possibile impostare la risoluzione delle ombre fino a 4096×4096 pixel, ossia 3 volte superiore a PS3 e PS4, inoltre il gioco supporta risoluzioni a 4K garantendo un gameplay solido di 60fps anche su pc di media potenza ed è presente, infine, un selettore per l’anti aliasing che va a migliorare ulteriormente la qualità grafica che da sempre distingue la serie Tecmo Koei da altri fighting game.

La possibilità inoltre di avere il gioco ufficialmente su Steam porta ad avere un contenuto esorbitante di modifiche grafiche e non; la comunità super attiva infatti si è trovata immediatamente a casa, vista la facilità con cui è possibile modificare i files di gioco, sfornando dozzine di costumi e texture edit alternativi (come Ryo Hazuki di Shemue) uniti a filtri e migliorie grafiche che la solita abbinata tra SweetFX e GemFX, ma anche ReShade, porta con se. Nonostante la mancanza di alcuni contenuti che speriamo trovino presto la strada su Steam, come il comparto Online che dovrebbe arrivare entro l’estate, direi che c’è poco da lamentarsi: il popolo ha chiesto in questi anni di avere almeno un capitolo della serie su PC e finalmente è arrivato.

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Ogni personaggio ha una piccola intro prima di affrontare il rispettivo albero di storia.

Le modalità di gioco sono riprese dalle precedenti incarnazioni del quinto capitolo, rimane pertanto intatta lo Story Mode che in piccole mini-stories analizza molti combattenti del roster originale che come plot hanno sempre un cardine fisso, ossia la preparazione e conseguente convocazione nel Dead or Alive  Tournament organizzato dalla DOATec, capitanata da Helena Douglas, con Zack ai suoi servigi incaricato di “cercare” e “convincere” i più forti volti noti dei precedenti tornei.

Ogni personaggio avrà una storia a sé, uno scenario tipicamente incentrato sul “what if”, dove vincerà il torneo con le proprie motivazioni che spesso grazie alle cutscene vanno ad esplorare eventuali amicizie, amori e dissapori con molti personaggi della serie. Vi aiuta senza dubbio, in questo frangente, sapere un poco della storia di Dead or Alive e dei suoi eroi, poiché molte delle scene d’intermezzo fanno riferimento a quanto visto negli Story Mode degli episodi passati.

Trovano posto anche le modalità Versus, che possono essere giocate sia in singolo che in TAG Match con un amico o contro l’AI, e la modalità Allenamento, sempre una gradita presenza nella serie, in quanto oltre a consentire al giocatore di allenarsi a proprio piacimento grazie alla miriade di opzioni, è possibile anche seguire un allenamento specifico del giocatore scelto, effettuando una ad una le mosse speciali nell’elenco, permettendo di imparare rapidamente comandi e combo del proprio lottatore preferito.

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Il layout della Story Mode: i pallini bianchi sono i vari incontri che accadono dall’inzio alla fine della storia di un lottatore e sono rigiocabili.

La modalità Arcade è, come dice la parola stessa, una modalità piuttosto semplice che di solito trova anima nelle versioni da sala: storia ridotta al minimo, una serie di round con boss finale da terminare con relativo punteggio e calcolo del tempo. In questa modalità è possibile accedere al roster completo e personalizzare il proprio combattente in base a quanto abbiamo sbloccato in precedenza, che siano costumi già presenti o acquistati via DLC (al momento di recensire il gioco sono appena stati pubblicati altri 2 DLC ricchi di costumi e oggetti). Presenti anche la modalità Time Attack, Personalizzazione Giocatore, Extra (con filmati e colonna sonora) e Sopravvivenza che credo non necessitano di ulteriori commenti specifici.

Il comparto grafico, di per se eccellente per via dell’engine ormai perfettamente oleato, risulta sempre spettacolare e ben curato. Le arene sono quasi sempre distruttibili e molte consentono di accedere ad altre sezioni delle stesse, continuando il trend del multi-piano inserito dal secondo episodio ed ulteriormente sviluppato nei titoli a seguire, con relativi salti da altezze disumane con tanto di telecamera posta alle spalle del giocatore, capitomboli mortali e avvitamenti impossibili seguiti da esplosioni degne di Hollywood.

La versione PC chiaramente porta con se texture ad alta risoluzione, sfortunatamente mischiate ad altre di qualità nettamente inferiore, che tuttavia donano un risultato eccellente ed omogeneo se si analizza il comparto estetico nella sua interezza: nonostante l’assenza del Soft Engine, Dead or Alive 5 già nella sua versione base aveva una fisica rifinita tanto da rendere difficilmente notabili eventuali differenze e miglioramenti che tale opzione comporta. Il dettaglio maniacale dei personaggi si mostra nella sua completa bellezza specialmente nei corpi e nei close-up dei volti, sempre riprodotti con grande fotorealismo e cura dei dettagli. I vestiti si sporcano, si rompono e il sudore scende copiosamente sul volto e sul corpo dei combattenti, rendendo il tutto bello da vedere e senza dubbio più vicino alla realtà.

Tramite il Critical Attack, caricabile e effettuabile al di sotto di un certo livello di salute, è possibile attuare una sorta di colpo speciale che può essere direzionato contro determinate parti degli stage e, oltre a conferire un superbo effetto visivo tramite una breve cutscene, ci permette di arrecare un danno molto elevato o, in alcuni frangenti, di ingrandire ulteriormente l’area di combattimento spostando l’azione nella nuova zona appena sbloccata.

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I Critical Attack sono interrotti da una breve pausa nella quale si può scegliere dove scagliare il nostro nemico.

Il gioco, essendo chiaramente una perla del mondo console, è perfettamente ottimizzato per i gamepad, in questo caso quelli che sfruttano le librerie Microsoft di Xbox 360. Collegando un fightstick si ha un feedback eccellente con tempi di risposta rapidi e combinazioni fulminee, nonostante un’altro grande assente sia la vibrazione, cosa poco giustificabile onestamente. Con la tastiera la faccenda si fa più complessa: a prescindere dalla spartana possibilità di personalizzazione dei tasti, giocare con la tastiera è una cosa che andrebbe vietata nei picchiaduro, specialmente con un sistema di gioco veloce e dinamico come Dead or Alive. Chi ha più di due pad può godersi il gioco nella sua totale interezza visto che è possibile collegarne fino a 4, così da giocare in compagnia anche le modalità TAG.

Il comparto sonoro è rimasto in linea con i precedenti episodi che, a dire il vero, non hanno mai lasciato il segno in questo senso, a differenza della concorrenza: presenti pertanto i soliti stacchetti prettamente incentrati su hard rock e heavy metal giapponese, con riff di chitarre elettriche che spesso risultano poco orecchiabili e confusionari. Il voice acting spazia dal discreto al mediocre, con molte forzature sul lato angolofono, ma porvi rimedio è semplice: basta selezionare il doppiaggio originale giapponese, che sicuramente dona un maggior carisma e un tocco di originalità al titolo.

Come precedentemente accennato, il titolo per adesso non vanta di una modalità Online, il che potrebbe far storcere il naso a molti giocatori. Su PC la competitività è sempre al centro di tutto, considerato che Steam non richiede nessun sistema di pagamento per fruirne ed essendo DOA una serie altamente competitiva nel panorama dei fighting games, lascia un l’amaro in bocca non potersi scontrare con altri giocatori veri, specialmente alla luce del fatto che un titolo ormai defunto da 5 anni come Dead or Alive: Online continua imperterrito ad offrire tale modalità senza nessun problema. Tecmo Koei ci fa sapere, comunque, che l’online è in fase di sviluppo e che dovrebbe presto vedere luce anche in questa versione, sperando che oltre a questa modalità si decida a rilasciare anche aggiornamenti ai contenuti, come il reinserimento delle due arene tagliate e del Soft Engine.

La scelta di convertire la versione PS3 suona onestamente insensata, da un puro parere tecnico: la versione PS4 sarebbe stata più semplice e immediata in quanto l’architettura delle nuove console, che ricordiamo essere basata su una componentistica x86, offre sicuramente una più semplice piattaforma di conversione. Lo scotto da pagare è, come detto, la mancanza di diverse features che su PC non avrebbero faticato ad essere implementate, come il Soft Engine e i nuovi effetti particellari ma, cosa più assurda, mette gli sviluppatori nella difficoltà di implementare gli Achievement su Steam, ad oggi ancora assenti, e il sistema di vibrazione che, ripeto, non ha nessuna giustificazione dell’assenza se pensiamo che le API per il controller 360 sono perfettamente integrate e che esse includono il supporto rumble di default.

Dead or Alive 5
La traduzione italiana è di buon livello, sebbene nel convertire molto del parlato inglese si perdano alcuni dettagli. In generale è pulita e priva di sbavature.

Dead or Alive 5: Last Round su PC è un piacevole successo, ma non perfetto. L’amaro in bocca si fa sentire a causa dei tagli, ma viene parzialmente mitigato dalle infinite possibilità di modding che una versione del genere permette. La mancanza più grave tuttavia risiede nell’assenza della modalità Online, che va pesantemente ad influire sulla valutazione del titolo, sebbene sia prevista una patch che ne va ad abilitare l’accesso nei prossimi mesi. Ciò non toglie che finalmente gli utenti PC, specialmente quelli all’oscuro del precedente Dead or Alive: Online, hanno finalmente la possibilità di giocare uno dei più famosi e ben rifiniti picchiaduro della storia, con tutte le infinite possibilità che tale versione comporta.

Se siete amanti della serie o del genere sicuramente è un titolo che non può mancare nella vostra libreria, per nessun motivo. Anche in single player dona tutta la bellezza tipica di Dead or Alive senza risparmiare su niente, regalando lunghe sessioni di divertimento a suon di mazzate. Probabilmente le successive patch, compresa la modalità Online, andranno a consolidare ancora di più l’eccezionale debutto di questo capitolo su PC, alzando ulteriormente la valutazione finale. E chissà, magari torneremo ad aggiornare la recensione alla luce di questa tanto attesa modalità. Fino ad allora, vi auguro di immergervi nel grazioso mondo di belle combattenti e fantastici scenari, sperando che anche voi possiate presto diventare il vincitore del Dead or Alive.

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Dead or Alive 5 Premi

NekoPolpo - Biografia

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