Oggi si parla di NBA 2K16, capitolo annuale dedicato alla franchigia cestistica più famosa del pianeta azzurro sviluppato, come ben fa notare il titolo del gioco, da 2K Games. Le novità di quest’anno non sono poche e non sono tutte col botto, ma quelle grosse sono grosse davvero!
Partiamo con le novità, quindi, prima tra tutte la modalità carriera che avrà all’interno un “joint“, come viene definito nel gioco, di Spike Lee, ovvero una sorta di storia riguardante il nostro giocatore, dalla high school fino al professionismo. Altra importante novità è il ritorno delle leghe online, che permette di giocare in tornei comprendenti fino a 30 squadre, con varie opzioni alla mano. Interessanti novità sono la possibilità di rilocare una squadra durante la carriera da general manager e il ribilanciamento delle statistiche giocatore.
Spuntone e i suoi fratelli
Allora partiamo da quella che forse è una delle modalità madre del gioco, ovvero MyCareer, che come detto in precedenza quest’anno vedrà la straordinaria partecipazione di Spike Lee. Ma in cosa consiste questo benedetto “joint“, che poi è la denominazione che Lee usa per i suoi film? Beh, consiste in una sorta di modalità storia che vedrà il giocatore da noi creato attraversare una serie di peripezie, passando da una stagione nel team della high school, poi la scelta di un college e la conseguente stagione universitaria, e infine la prima stagione NBA. A chi già conosce il titolo pensare a tre stagioni intere di cui due in campionati di minor interesse per il pubblico italico può far paura, ma non temete, saranno tutte, compresa la prima stagione in NBA, molto veloci e composte da poche partite (ad esempio 3 per la stagione della high school).
Tra un match e l’altro si alternerà una storia, che darà un preciso background al nostro giocatore, “The Freq“, storia fatta di cliché giganteschi, ma che alla fine della fiera funziona in un titolo sportivo. Quello che non funziona nella storia sono i natali dati al nostro “Freq“: da buon maschio tra i venti e i trent’anni di origini caucasiche, nel mio egocentrismo videoludico cerco di ricreare la mia persona, peccato che poi mi ritrovi con una famiglia afroamericana. Sarebbe anche sensato se mi avessero adottato, e invece… Bam! Sorella gemella! Per quanto possa stonare questo duo molto “Ringo people“, la miscela funziona e piace.
Unica vera pecca sono le microtransazioni, presenti per quanto riguarda la customizzazione del proprio giocatore: si dovranno guadagnare soldi in game oppure spenderne di reali per potere comprare vari oggetti e tatuaggi per personalizzare il personaggio a piacimento.
Far carriera
La modailtà MyGM è quella legata alla carriera, ovvero si potrà prendere in mano una squadra del roster NBA e guidarla stagione dopo stagione alla vittoria (oppure, se siete scarsi, alla sconfitta). Come di consueto avremo la possibilità di risimulare draft e compagnia bella in modo da dare un look completamente diverso alla lega. Riguardo a questa modalità non vi è moltissimo da dire, se non che sono state fatte delle interessanti aggiunte, prima tra tutte la già citata possibilità di rilocare la propria franchigia in una città diversa e di conseguenza decidere la nuova maglia, il nuovo nome e tutta un’altra serie di modifiche di peso per il nostro team.
Piacevoli ritorni
Tra i molti ritorni vi sono MyTeam, ormai un classico della serie, ma sicuramente ben gradito. Quello che però mi fa più piacere è vedere il ritorno delle squadre europee nel roster, infatti è sempre bello poter fare qualche partita veloce con l’Olimpia Milano. Dispiace forse non avere tutte le squadre presenti in Eurolega, mi viene da pensare a Reggio Emilia, per la quale faccio sempre il tifo, ma anche la neo campione Sassari. Ecco, forse quello che manca sono delle leghe europee da poter affrontare nella modalità carriera, ma visto comunque l’alto livello qualitativo del gioco è una mancanza facilmente perdonabile.
Fondamentali
Il titolo si presenta sempre bene graficamente, almeno in campo: a texture e animazioni i giocatori sono molto credibili e curati, così come le arene delle squadre NBA, qualità che però decade in tutto quello che non fa parte della partita. Infatti, pubblico, cheerleader e personaggi secondari (CEO della franchigia, commentatori…) sono purtroppo curati alla veloce e non riescono a mantenere lo stesso livello degli asset presentati altrove. A livello audio ritorna una vasta colonna sonora, con grandi nomi e pezzi di spicco, l’unica pecca rimane sempre la relativa flessibilità della playlist che non offre ampie opzioni al di fuori del genere simil-hip hop, e dipende molto dai gusti del giocatore.
Conclusioni
NBA 2K16 batte il ferro finché è caldo, basandosi giustamente sui suoi cavalli di battaglia, MyCareer e MyGM, aggiungendo anche sostanziali novità come l’intervento di Spike Lee, e quindi evolvendo le stesse per garantire più personalità. Il titolo offre anche graditi ritorni e un buon livello tecnico, che sbava solo negli aspetti secondari, non intaccando in maniera imperdonabile il prodotto e quindi rendendolo assolutamente piacevole da fruire.
Lo trovate in versione retail per Xbox One, PlayStation 4, PlayStation 3, Xbox 360 e PC (anche su Steam).
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