Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un tuffo nostalgico verso tutto quel filone di film d’avventura prodotti a ridosso tra gli anni ’80, nei quali all’archeologia si affiancavano battute taglienti, situazioni improbabili e una buona dose di serpenti e scorpioni. Nelle prossime righe, andrò ad approfondire ogni aspetto della mia esperienza nei panni di Indy, ma vi dico già da ora che ne è valsa la pena, indipendentemente dai difetti da cui il titolo di MachineGames non è esente.
Indice
Un archeologo “alla mano”
La storia di Indiana Jones e l’Antico Cerchio è la dimostrazione che è possibile adattare un film in un videogioco. Le quasi cinque ore di cutscenes dichiarate da MachineGames, infatti, non si possono definire in altro modo, sia da un punto di vista registico che narrativo. Il titolo riprende tutte le caratteristiche che hanno reso il personaggio interpretato da Harrison Ford così iconico nell’immaginario pop e le ripropone efficacemente in un’esperienza videoludica che, prendendo il giusto bagaglio di esperienza dai titoli precedenti dello studio (Wolfenstein su tutti), riesce a raccontare una trama avvincente e divertente, senza stancare il giocatore.
MachineGames, in Indiana Jones e l’Antico Cerchio riesce a farci godere una serie di scenari variegati che alternano templi sperduti, college americani, Italia, Egitto e non solo, in un mix che ricostruisce molto bene l’immaginario di un mondo in pieno fermento a causa dei movimenti fasci-nazisti che nel 1938, anno in cui si svolge l’avventura del nostro Indy, stavano per cambiare per sempre la storia del pianeta. A questo, il team ha saputo aggiungere un’avventura ricca di mistero e scoperte che si articola intorno a luoghi storici e antiche leggende.
Tutto quello che c’è di narrativo in Indiana Jones e l’Antico Cerchio mi ha colpito in positivo e, su tutto, ho apprezzato il tono scanzonato tipico dei primi film della saga con protagonista l’archeologo americano che qui viene riproposto proprio come se stessimo guardando una di quelle pellicole degli anni ’80. Di pari passo, anche le inquadrature seguono egregiamente quelle che da piccolo ho apprezzato in TV. La trama incalza il giocatore, lanciandolo all’inseguimento di una mummia di gatto, dalla quale si articolerà poi una corsa intorno al globo tra nazisti, fascisti, giganti e una buona dose di esoterismo che non guasta mai.
Fa di contro, se vogliamo, che Indiana Jones e l’Antico Cerchio, proprio per il desiderio di seguire quel filone narrativo tipico della cinematografia americana d’avventura, si porta dietro tutta una serie di incongruenze che possono rendere poco credibili alcuni eventi. L’esempio più lampante è il momento in cui il nostro Indy riesce a imparare un alfabeto sconosciuto e dimenticato da secoli in pochissimi secondi, semplicemente leggendo due o tre segni grafici. Tuttavia, non mi sentirei di considerare questi momenti un vero inciampo nella narrazione, proprio perché si tratta di situazioni che abbiamo già visto più volte sullo schermo e sono intrinseche nel genere.
L’antico cerchio
Un altro elemento sorprendente in Indiana Jones e l’Antico Cerchio è quello estetico. Non solo grazie a una ricostruzione pressappoco perfetta di un giovane Harrison Ford nei panni dell’archeologo, ma anche per aver saputo abbinare una grafica all’avanguardia ad un mondo vasto e ricco di accadimenti. Le espressioni facciali dei vari personaggi, non solo tra i protagonisti, ma anche le comparse o semplicemente le figure di contorno sono sorprendentemente realistiche e contribuiscono a immergere il giocatore nel contesto storico del titolo di MachineGames.
Allo stesso modo, anche le ricostruzioni delle ambientazioni sono curate con minuzia e sanno rendere giustizia allo scenario sociopolitico degli anni ’30. I due esempi più interessanti che Indiana Jones e l’Antico Cerchio regala ai giocatori sono sicuramente gli scenari in Italia ed Egitto, nei quali possiamo vedere i fascisti in procinto di blindare ogni via della città e assicurare l’ordine con la forza e i fascisti che, allo stesso modo, spadroneggiano in Africa con il pretesto di collaborazioni scientifiche negli scavi delle piramidi. Entrambi gli scenari sono costruiti sapientemente e abbinano ai meravigliosi paesaggi anche una buona dose di storia raccontata tramite note e interazioni con gli ambienti. Allo stesso modo, anche le tombe o i vari templi che il nostro Indy andrà ad esplorare sanno creare un’atmosfera pressappoco perfetta.
Indiana Jones e l’Antico Cerchio offre un level design curato che, anche nelle situazioni in cui mi sono trovato a strisciare intorno a molti nemici, ha saputo fornire diverse scappatoie per evitare lo scontro e percorsi mai banali che hanno decisamente arricchito la mia esperienza nei panni dell’archeologo. Forse solo in uno degli ultimi scenari del titolo di MachineGames si nota una eccessiva dispersione nella struttura della mappa, ma nulla che compromette il giudizio complessivo su questo aspetto che rimane decisamente positivo. Inoltre, le fasi in cui il gioco mi ha lasciato libero di esplorare, cercare segreti e svolgere attività secondarie sono costruite sapientemente e regalano a questa nuova trasposizione videoludica di Indiana Jones un generoso ammontare di ore extra di gioco.
Una frusta per domarli tutti
Le note dolenti per questo Indiana Jones e l’Antico Cerchio, a mio avviso, si nascondono tutte sull’aspetto del gameplay. Anche se, per struttura, il titolo deve molto a Wolfenstein (meccaniche sparatutto escluse che, in questo caso, sono piuttosto marginali per il gameplay), si porta con sé alcune problematiche che mi hanno fatto storcere il naso in alcune occasioni. Nello specifico, l’IA è generalmente poco evoluta e mi sono trovato spesso in situazioni a dir poco surreali. Mi è capitato, ad esempio, di planare su una corda dritto nella piazza centrale di Roma, davanti a un’orda di fascisti, senza che a nessuno importasse nulla e poi finire inseguito da mezza città soltanto perché il mio stare fermo a leggere la mappa era troppo sospetto per le guardie. È un elemento sicuramente marginale che, tuttavia, fa perdere in parte la magia che questo titolo potrebbe avere.
Anche negli scontri con i nemici, infatti, si risente di questa mancanza di intelligenza e mi sono ritrovato a guardare in faccia delle guardie che, tuttavia, non hanno fatto nulla per fermarmi perché probabilmente ero due frame fuori dal loro range di azione, nonostante ci trovassimo sullo stesso corridoio. Allo stesso modo, la mia copertura, in alcuni casi, è saltata perché i nemici mi hanno scoperto anche se nascosto dietro un riparo. Non è nulla che una patch ben fatta non possa sistemare ma, al momento, si tratta sicuramente di una nota dolente per questo Indiana Jones e l’Antico Cerchio.
Inoltre, le problematiche di intelligenza artificiale affliggono tanto i nostri nemici, quanto i nostri alleati. Gina, reporter che ci seguirà per tutta la nostra avventura, ad esempio si trova spesso a camminare beatamente in mezzo a nazisti e fascisti, senza che questi le diano la minima importanza. Allo stesso modo, a volte, invece di attaccare furtivamente gli avversari, Gina si limita a camminare davanti a loro per poi prenderli semplicemente a pugni in faccia e scatenare un putiferio attirando tutte le guardie della zona.
Un ulteriore aspetto del gameplay che potrebbe essere migliorato in questo Indiana Jones e l’Antico Cerchio è legato alle cinematiche. Pur essendo visivamente e registicamente superbe, infatti, a volte la necessità di raccontare la storia prende il sopravvento sul gameplay e fa perdere al titolo di MachineGames un’occasione per realizzare delle boss fight potenzialmente interessanti. Spesso, infatti, invece di affrontare Voss e i suoi tirapiedi, ci limitiamo a vedere dei filmati in cui Indy e i nemici si affrontano in battaglie emozionanti che, però, sarebbe stato meglio giocare in prima persona. Avrei decisamente preferito poter giocare questi scontri, anche solo sfruttando delle meccaniche di pressione di sequenze di tasti nel momento giusto, ma sarebbe comunque stato più coinvolgente che limitarmi a osservare.
Infine, non sempre i comandi della frusta rispondono bene, almeno sul PC su cui ho testato il titolo di MachineGames. In molti casi, infatti, se si prova a premere il tasto per agganciare la frusta a una trave o una sporgenza mentre si corre, non si riesce a centrare il bersaglio e bisogna, dunque, fermarsi per poi utilizzare il comando e salire. Si tratta di una cosa che difficilmente si nota, dal momento che Indiana Jones e l’Antico Cerchio non mette quasi mai il giocatore in situazioni così frenetiche, ma quelle poche volte che capita rischia di essere alquanto fastidioso.
Commento finale
Indiana Jones e l’Antico Cerchio è uno dei titoli più interessanti tra quelli che ho avuto modo di provare nell’ultimo periodo, probabilmente uno dei migliori di tutto il 2024. È la dimostrazione pratica che si può adattare efficacemente un film all’interno di un’esperienza videoludica senza rinunciare a molto. Ambientazioni variegate e ben dettagliate fanno da contorno a una storia che ricalca i dettami del cinema d’azione degli anni ’80 portandosi tutti gli stereotipi del genere, ma non rendendoli banali. Allo stesso modo, il level design di questo titolo è semplicemente sublime. Di contro, però, a una storia ben raccontata e coinvolgente non sempre il titolo di MachineGames riesce ad abbinare un gameplay all’altezza. L’intelligenza di nemici e alleati pecca parecchio e spesso mi ha messo in situazioni surreali nelle quali sono riuscito a fare delle sezioni stealth pur camminando letteralmente accanto ai nemici o a farmi scoprire anche se nascosto dietro dei ripari. Infine, l’esigenza di narrare una storia tramite molte cinematiche, in alcuni casi, penalizza Indiana Jones e l’Antico Cerchio che perde l’occasione di mettere il giocatore all’interno di boss fight dal potenziale di spettacolarità elevato. Nel complesso, però, il titolo rimane un’ottima esperienza ludica che consiglierei non solo agli amanti dell’archeologo, ma anche a tutti quelli in cerca di giochi in grado di coinvolgere all’interno di una storia ben dosata e ricchi di esplorazione libera.
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