Diablo IV – Il capitolo più “infernale”
Non voglio mentire: è stato un periodo veramente difficile. “Quale periodo, Barba?” vi chiederete. Il periodo che mi ha separato dall’ultima volta che ho avuto la possibilità di giocare Diablo IV nei vari eventi pre-lancio di cui vi ho parlato due mesi fa, è presto detto. In questi due mesi ho cercato in tutti i modi di non far partire dalla stazione il treno dell’hype, ma c’è stato veramente poco che abbia potuto fare. Ed ecco che quando mi è stato detto: “Barba, c’è da recensire Diablo IV, è il tuo momento”, ho provato una scarica di adrenalina perché, finalmente, potevo tornare a Sanctuary e, questa volta, esplorare ogni suo angolo, scoprire la sua storia e sviscerare tutte le meccaniche e abilità che non avevo ancora avuto modo di provare. È con una considerevole dose di certezza che posso affermare che Diablo IV risulta essere il capitolo più “infernale” dell’intero franchise… e quando intendo infernale, visto il contesto, potete bene immaginare cosa voglia dire!
Gameplay e comparto tecnico – Design classico, miglioramento a tutto tondo
Diablo IV, per chi ancora non lo sapesse, è un ARPG (action roleplaying games) sviluppato e distribuito da Blizzard Entertainment, dove i giocatori saranno catapultati su Sanctuarium, un mondo in perenne sofferenza, dovuta alla guerra eterna tra il Paradiso e l’Inferno. Qui potrete vestire i panni di un manipolo di eroi (Barbaro, Druido, Negromante, Tagliagole e Incantatore) ognuno con abilità e peculiarità classiche. Diablo IV, anche in questo aspetto, non vuole per nulla reinventare la ruota ma itera su quello fatto nei capitoli precedenti, offrendo degli archetipi di classe immediati, facili da comprendere, più o meno versatili. Grazie ad uno sviluppato sistema di albero di abilità i giocatori potranno personalizzare completamente l’arsenale di abilità a propria disposizione, avendo la possibilità di giocare svariate versioni dello stesso personaggio, soprattutto grazie alla variabilità dei poteri speciali che gli oggetti Leggendari conferiranno al giocatore.
Il mondo di Sanctuarium sarà esplorabile anche in maniera non lineare, permettendovi di affrontare la storia di cui sarete co-protagonisti insieme al mondo stesso da diverse prospettive con, ovviamente, dei punti di giuntura della trama che vi permetteranno, di volta in volta, di proseguire. La storia di Diablo IV è, finalmente, vero attore principe di uno spettacolo dove, normalmente, siamo abituati a vedere lo storytelling al servizio del “core loop” del gioco che, anche in questo caso, rimane quello classico che tanto abbiamo imparato a conoscere negli altri capitoli della serie: uccidi demoni, “livella”, ottieni equipaggiamento, uccidi bestie sempre più forti, ottieni oggetti sempre più potenti.
La storia, come vi dicevo, quindi, è il cardine centrale dell’impalcatura e che si intreccia interamente alla lore del mondo di Diablo, creando qualcosa di coerente, coeso e tematicamente forte (ma non voglio dirvi di più perchè sono sicuro che avrete già avuto modo di vedere dei trailer pieni di spoiler senza contesto).
In Diablo IV, grazie alle conoscenze accumulate nel passato, tutta l’esperienza di gameplay, compreso l’endgame, si amalgama perfettamente per dare sempre un significato a quello che il giocatore fa: mai c’è stato un momento di frustrazione nel mio processo di progressione all’interno del gioco. Cambiare abilità a seconda degli oggetti trovati sul mio cammino mi ha permesso di sperimentare build diverse, approcci ai nemici a volte diametralmente opposti, offrendomi un grado di sfida sempre in attesa con le mie aspettative. Perché se è vero che è possibile impostare la difficoltà del mondo di gioco in ogni momento, è anche vero che il grado di sfida dei nemici all’interno di un determinato tier di difficoltà sarà comunque crescente ma ben bilanciato, per darvi un senso di crescita continua. Proseguendo con i livelli, con un level cap impostato al 100, avrete modo di avere accesso ai livelli “Paragon” ed un nuovo sistema di evoluzione del personaggio, dandovi la possibilità di esplorare l’endgame e le sue attività con ancora più strumenti.
Parlando specificatamente di endgame, un argomento sempre scottante in questo genere di giochi, ci saranno svariate attività sia PvP che PvE che potrete affrontare e che vi permetteranno di mettere le mani su oggetti sempre più forti, anche a seconda della difficoltà con cui affronterete il mondo di gioco.
Il level design di Diablo IV abbandona in maniera parziale la proceduralità che tanto l’ha distinto in passato, puntando ad un level design classico, almeno nelle parti del mondo e nei dungeon fissi. Rimangono i piccoli dungeon procedurali, che però sono una goccia nel grande mare di un’impostazione classica del mondo. L’aver lasciato la proceduralità come aspetto secondario ha portato il beneficio di avere una Sanctuary più omogenea nella sua diversità di ambienti e biomi che potremo esplorare dapprima a piedi e, in seguito, con una cavalcatura. Ogni cosa “lato design” è di stampo classico rispetto al passato, senza voler osare, ma migliorato a tutto tondo, perfezionandolo e portandolo ad un livello di polish molto alto.
Dal punto di vista artistico, invece, Diablo IV ha sfumature molto più orrorifiche rispetto a tutti i suoi predecessori. Grazie ad un grafica realistica e ad una direzione artistica che si discostano dal passato, Diablo IV crea un mondo credibile, sofferente, mostruoso e nel quale sarà comunque difficile rimanere indifferenti alle atrocità che saremo chiamati a combattere. Tra le varie chicche per i nostri occhi c’è anche un sistema di particellari per le proprie abilità che scala di intensità a seconda del livello a cui abbiamo portato una determinata abilità: ad esempio, la lingua di fuoco prodotta dall’Incantesimo Incinerate dell’Incantatore a livello uno sarà molto meno estesa e spaventosa che a livello cinque. Questo è solo uno dei tanti esempi di attenzione al dettaglio che il reparto artistico del titolo ha messo in piedi. Anche l’audio ha fatto grandi passi in avanti rispetto al capitolo precedente, aumentando incredibilmente l’immersività.
Diablo IV – Un male necessario
In definitiva, Diablo IV si attesta come miglior titolo della serie, riuscendo a migliorarsi sotto ogni aspetto anche senza rivoluzionarne alcuno. Grazie ad un gameplay solido, un system design stratificato, una variabilità di elementi di gioco di tutto rispetto e uno storytelling che sarà in grado di farvi mettere in dubbio quello in cui credete, Diablo IV è assolutamente il male necessario nella vostra libreria giochi, che voi siate amanti del genere e/o franchise oppure no. Non lasciatevi scappare la possibilità di mettere le mani su uno dei migliori ARPG degli ultimi anni, potreste maledirvi per non averlo fatto!
See you, Game Cowboys!
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