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Cyber Shadow: ritorno alle origini
La strada dei giochi in pixel art è diventata particolarmente “furba” negli ultimi anni; ci si convince che basti un look molto simile alla golden age dei videogiochi, col piede sull’acceleratore dei ricordi e il gioco è fatto, si venderà da solo, il gameplay è secondario… Invece no, vi assicuro che per quanto io sia un amante della pixel art questa particolare forma estetica inizia a crearmi la nausea, dato che tanti studi ne hanno abusato per creare titoli mediocri, se non talmente inutili da venire dimenticati nel giro di un’ora.
Cyber Shadow invece non è così. Un anno fa, quando vidi le prime immagini, puzzava di già visto, ma ogni immagine in più sembrava andare nella giusta direzione, e oggi, dopo un paio di nottate davanti allo schermo con il tipico “10 minuti e stacco” che immancabilmente si trasforma nella visione di una bellissima alba, posso dirlo: Cyber Shadow spacca!

Una trama semplice ma solida
Aarne “MekaSkull” Hunziker e Yacht Club Games (publisher di quella piccola meraviglia che è Showel Knight) hanno unito le forze, e hanno dato vita a una nuova storia di ninja, che inizia in maniera semplice: Shadow, ultimo superstite di un clan ninja, si risveglia in un corpo meccanico: il mondo è in rovina e tutto è stato completamente “meccanizzato” dal Dr. Progen. In una lotta continua contro un corpo che sta cedendo, Shadow dovrà recuperare la sua memoria e intanto capire cosa è successo alla sua padrona e alla sua città.
Not bad.

Gameplay duro come il ferro
Sicuramente Cyber Shadow ha molti punti di contatto con tanti classici del gaming duro e puro: lo scrolling ossessivo di Contra, i salti e il knockback punitivo di Ninja Gaiden, le boss fight che ricordano Castlevania… Il livello è alto, e dopo le prime azioni, che possono sembrare semplici, il gioco mette subito in chiaro chi comanda, ricordandovi che correre a testa bassa è una pessima idea, pena la morte istantanea. Cyber Shadow è un gioco che richiede tutta la vostra attenzione, dovrete imparare i pattern del livello, dove sono posizionati i nemici, come agiscono, come aggirarli, e solo così riuscirete a raggiungere il checkpoint; in cambio, a ogni boss battuto, riceverete un power up che amplifica le vostre capacità di base. Qualcuno ha detto Megaman?

Grafica e sonoro: il meglio del passato
Graficamente, Cyber Shadow è impressionante, non perché faccia sfoggio di una grafica 3D di ultima generazione, ma perché la sua pixel art è ricercata. Oltre a scorrere fluido senza nessun tipo di incertezza, soprattutto nelle fasi più concitate, utilizza i colori di un’epoca che usava tutto quello che aveva a disposizione per incantare il giocatore (al resto ci pensavano il gameplay e la musica).
La musica in questo caso è un elemento davvero ben riuscito; incalzante, con le sonorità che potrebbero uscire tranquillamente da un’era 8 bit, pompate dalle casse di un tubo catodico, vi rimarranno incastrate nelle orecchie per parecchio tempo, tempo in cui probabilmente riproverete a superare lo stesso livello più e più volte; ma personalmente non lo vedo come un male.

Commento finale: l’ombra d’acciaio
Cyber Shadow non è sicuramente un gioco per tutti. Il suo omaggiare i grandi capolavori del passato ne fa un’arma a doppio taglio: da un lato la bellezza della sfida, dall’alto delle meccaniche che possono spaventare il giocatore, facendolo sembrare punitivo. Per quanto io abbia giocato decine e decine di titoli di questo genere, mi sento di consigliare Cyber Shadow a chiunque cerchi una sfida là fuori: non eccelle in nessuno dei campi in cui gioca, ma in tutti ci gioca molto bene Un acquisto obbligato per chi ama la pixel art e le meccaniche semplici ma appaganti; per chi invece ha paura del dolore, è meglio guardare in un altro lido.
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