Era da molto tempo, precisamente dal 2008, che non si vedeva un nuovo titolo del paramele arancione. Dopo l’uscita dei remake della trilogia originale e dello spin-off sui kart, Toys for Bob tenta di dare una nuova rinascita al brand con Crash Bandicoot 4: It’s About Time. In fondo all’articolo, trovate il parere di Carisma20 sulla versione Nintendo Switch.
Indice
Crash Bandicoot 4: It’s About Time – Un meraviglioso N.fuso di colori
Partiamo subito con la prima cosa che ci viene mostrata, lo stile grafico. Tutto il mondo di gioco e i suoi personaggi sono in un perfetto connubio di colori e animazioni da far sempre piacere alla vista. Tutto questo è dovuto a una cura dei modelli e delle espressioni da brividi; i personaggi danno il meglio di sé in questa nuova veste grafica, così moderna ma contemporaneamente fedele all’originale.
Personaggi stupendi in uno stupendo mondo cartoon
Crash, nonostante le proporzioni siano un po’ diverse (soprattutto nelle orecchie), si avvicina molto di più ai concept originali di Naughty Dog per Willy the Wombat (tenetevi a mente questo nome perché ci sono diverse chicche nel gioco per chi conosce questa faccenda). Coco invece è più dolce che mai, un modello che sprizza adorabilità e frenesia da tutti i pori. Per non parlare dei cattivi… Cortex risalta per il suo essere uno scienziato impazzito, mentre N.Tropy ha un aura maligna che nessun altro titolo della serie è riuscito a dargli (nonostante Crash Bandicoot 2: N.Tranced su GBA ci abbia provato… poco).
Verso dimensioni alternative, per scordarci la sensazione di casa…
Piccolissima nota dolente invece sta nelle ambientazioni, non tanto nella resa in sé (eccellente anche quella) ma nelle sensazioni che danno. Come ben sappiamo il tema del gioco è quello dei viaggi dimensionali, e con questo espediente narrativo gli sviluppatori si sono concentrati sull’offrire tanta varietà inter-dimensionale, senza però riuscire a dare molto del feeling grafico storico della serie. Nonostante anche i vecchi capitoli abbiano avuto teletrasporti o viaggi nel tempo, c’erano comunque uno stile o degli elementi che ti facevano ricordare di essere nel mondo di Crash, cosa che invece molte dimensioni di Crash Bandicoot 4: It’s About Time non fanno.
Ma quindi quel personaggio non c’è? Che peccato…
Tornando invece a parlare dei personaggi, il prezzo da pagare per l’estetica e l’espressività unica sta nella loro quantità: abbiamo pochi personaggi, sia tra quelli giocabili che non. Quelli che vediamo sono abbastanza per tenere in piedi una trama semplice come quella richiesta dal titolo, ma in una serie che, come CTR Nitro-Fueled ci ha ricordato, ha in serbo tanti personaggi, è un vero peccato non poterli vedere neanche come easter egg. Parlando invece di quelli nuovi, oltre le quattro maschere abbiamo solo due nuovi volti, che però nuovi non sono, dato che sono la versione proveniente da un’altra dimensione di personaggi che conosciamo già.
Coco Bandicoot 4: It’s About Skins!
Lo ammetto subito: ho usato Crash solo per i livelli in cui è obbligatorio.
E penso di non essere l’unico ad averlo fatto, perché per come hanno reso Coco in questo gioco la voglia di usare solo lei è veramente alta. Il tutto adornato poi dalla possibilità di poter ottenere varie skin da poter usare in gioco. Queste sono la più che valida ricompensa che si ottiene raccogliendo le gemme nei livelli oppure completando i boss in modalità N.Vertita. Esteticamente sono una più bella dell’altra: si passa da una skin da mettere in tema con la dimensione in cui ci si trova a skin che fanno riferimenti ai boss, per arrivare poi a skin uniche! Le mie congratulazioni ai designer, che sono riusciti a darmi un motivo per non usare Crash e veramente tanti per farmi continuare a usare Coco senza annoiarmi.
Crash Bandicoot 4: It’s About Time – Trial N. Error
Ora passiamo al gameplay. I comandi sono molto solidi e molto simili a quelli della N.Sane Trilogy, Crash e Coco sono molto reattivi, ed è possibile compiere azioni molto precise e salti perfettamente calibrati senza troppi problemi ,se si è abituati al remake.
Però non ci troviamo negli anni ’90, e il semplice “salta e spacca casse” ormai non basta più. Per questo i membri di Toys For Bob hanno ben pensato di aggiungere nuovi elementi al gameplay.
Un bel modo di variare, senza sconvolgere troppo
La novità principale è sicuramente la possibilità di usare quattro nuove maschere durante il gioco. Per superare gli ostacoli, potremo usare il poter delle quattro Maschere Quantiche, ovvero Lani-Loli (che permette di far cambiare dimensione ali oggetti), Akano (una giravolta continua di antimateria che ci farà anche planare), Kupuna-Wa (rallenta il tempo) e IkaIka (inversione gravitazionale). Attenzione però: i loro poteri richiedono molta concentrazione, e bisogna stare molto attenti a come usarli per evitare di perdere molte vite.
Durante le sessioni con Crash e Coco potremo ritrovarci ad un cambio netto di gameplay, come per esempio una sessione dove si scivola su rotaie o la possibilità di appendersi e dondolare su corde e liane. Una buonissima aggiunta che svecchia quel che basta le meccaniche platform del titolo, rendendo più lunghi i livelli senza annoiare troppo. Un tentativo ben riuscito di fare quello che Traveller’s Tales non è riuscita con Crash Bandicoot: L’ira di Cortex.
Altra novità è la possibilità di rigiocare alcuni livelli dal punto di vista di altri personaggi. In alcune sessioni, è possibile notare che Crash e Coco saranno stupiti di vedere un avvenimento strano coglierli alla sprovvista, come la caduta di massi che chiudono una strada, una pedana che si muove da sola aprendo la via, e via dicendo; questo sbloccherà quindi la possibilità di rivedere la prima parte del livello utilizzando un personaggio come Tawna (di un universo alternativo), Cortex o Dingodile, e di scoprire cosa ha causato quell’avvenimento. Il gameplay dei personaggi secondari è ben studiato per offrire una buona varietà. Tawna per esempio può saltare, usare il rampino per colpire casse o nemici oppure per aggrapparsi in determinati punti; Dingodile è più lento ma può roteare e colpire con la coda oppure utilizzare il suo cannone aspiratore per spingersi verso l’alto o risucchiare casse e, nel caso di casse TNT, spararle via; Cortex invece ha un gameplay più puzzle dove, siccome non può saltare molto in alto ma può scattare in avanti, bisogna utilizzare il suo blaster per trasformare i nemici in piattaforme e superare gli ostacoli.
Peccato però che la maggior parte delle timeline alternative finiscano nel punto detto in precedenza, facendoci tornare a rigiocare la seconda parte del livello in maniera identica alla versione standard, solo con qualche cassa spostata.
Riscopriamo la lore di Crash?
Sparse per i livelli si trovano delle VHS che possono essere raccolte se si raggiunge quel punto senza esser morti, in maniera simile alle Death Route dei giochi classici. Queste cassette sbloccano i Livelli Flashback, dove è possibile vedere gli esperimenti di Cortex su Crash e successivamente su Coco, mentre si scoprono alcuni dettagli sulla loro creazione e sul passato di Cortex, Brio e N.Gin. Il gameplay è una versione migliorata e allungata dei livelli bonus di Cortex e N. Brio del primo Crash Bandicoot: degli enormi puzzle di casse e ostacoli posti in orizzontale dove bisogna spingere al massimo la propria capacità di salto per poter rompere tutte le casse e ottenere le reliquie flashback.
Una difficoltà da non sottovalutare
In questo capitolo è stata introdotta la scelta di giocare in modalità retro o moderna. La prima permette un’esperienza simile a quella dei giochi classici: si inizia con 5 vite, che possono aumentare se ne trovate altre in giro o raggiunti 100 wumpa, ma che se esaurite porteranno al game over con conseguente perdita dei progressi del livello. La seconda, invece, non avrà il conto delle vite, che saranno infinite.
All’inizio trovavo questa scelta un modo di far capire come il game over sia solo una perdita di tempo, dato che, non essendo più ai tempi dei gettoni, chiunque premerebbe continua e quindi si beccherebbe solo un caricamento di troppo. Poi ho capito il vero motivo: si muore molto, molto spesso.
La difficoltà di Crash Bandicoot 4: It’s About Time è superiore a tutta l’N.Sane Trilogy messa insieme. Un trial and error costante che richiede un sacco di cadute nel vuoto per riuscire ad imparare un livello e infine completarlo. Insomma, non è per niente un gioco con cui staccare il cervello e riposare, qua bisogna impegnarsi e tanto.
Tante, forse troppe cose da fare
La difficoltà alta appena citata si può notare soprattutto se si è giocatori completisti; infatti, uno che si adegua a voler giocare un livello arrivando solo alla fine può provare all’infinito in modalità moderna, ottenere i vari aiuti che il gioco ti dà se muori troppo (checkpoint aggiuntivi e maschere aku-aku) e prima o poi terminare il gioco senza troppi problemi, ma per completare al 100% un livello, e di conseguenza il gioco, bisogna ottenere per ogni livello:
- Una Gemma ottenendo il 40% dei Frutti Wumpa
- Una Gemma prendendo il 60% dei Frutti Wumpa
- Una Gemma per l’80% dei Frutti Wumpa
- Una Gemma rompendo tutte le casse nel livello
- Una Gemma nascosta da trovare
- Una Gemma che si ottiene morendo meno di 3 volte
- Una Reliquia completando la sfida a tempo (come nei vecchi giochi, a seconda della prestazione, si ottengono Reliquie di zaffiro, d’oro o di platino)
- Una Reliquia Perfettamente N.Sana completando il livello ottenendo tutte le gemme (tranne la segreta) senza morire neanche una volta
Il fatto poi che bisogna rifare il livello in modalità N.Vertita, ovvero speculare ma con diversi filtri applicati (come per esempio l’effetto carboncino per i livelli preistorici o i livelli completamente bianchi che si colorano roteando in giro) rende il tutto un’enorme compulsiva caccia alla gemma. Aggiungiamo inoltre il fatto che in quasi tutti i livelli sono presenti una o più casse nascoste in modo subdolo, e abbiamo il perfetto mix di frustrazione e scleri.
Crash Bandicoot 4: It’s About Time – Un bel modo di rimanere N.collati allo schermo
Crash Bandicoot 4: It’s About Time è sicuramente una perla imperdibile per gli amanti sia della serie che del genere platform; la quantità di cose da sbloccare può portare a una troppa ripetitività ma comunque ne aumenta sicuramente la giocabilità, portandoci quindi a spendere molte ore con i nostri bandicoot preferiti.
Inoltre, nonostante questo gioco renda in un certo senso “non canonici” i giochi successivi a Crash Team Racing, è comunque possibile trovare molte chicche e strizzate d’occhio che potranno far sorridere i fan di vecchia data.
Purtroppo devo far notare che questo gioco ha diversi problemi su PS4 standard per quanto riguarda i caricamenti, troppo lunghi per un gioco che chiede molto spesso di riavviare il livello.
Quindi, se siete pronti a saltare, cadere e saltare di nuovo per moltissime ore di gioco con dei marsupiali umanoidi in un mondo coloratissimo, questo gioco fa assolutamente per voi.
La versione Nintendo Switch
Crash arriva con un ritardo di circa sei mesi anche sulla piccola console ibrida targata Nintendo, e sebbene abbia subito una notevole riduzione della qualità grafica dovuta principalmente alle specifiche hardware inferiori alla console Sony, riesce a comportarsi in maniera decisamente egregia, fornendo un comparto tecnico un po’ sottotono rispetto a quelli first party, ma che riesce a mantenere una certa fluidità e stabilità con i suoi 30 fps. A quanto si è già detto in questa sede, sento di dover ribadire la presenza di una difficoltà estremamente alta, a volte addirittura ingiusta se si desidera completare il titolo al 106% (ne parliamo nel dettaglio in questo approfondimento), una scelta che in qualche modo non dico escluda i fan di lunga data del peramele, ma che indubbiamente cerca di ritagliarsi un’ulteriore nicchia all’interno di essa in quanto esempio di platform hardcore.
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