La nostra prima avventura in Alan Wake 2 si è conclusa in poco meno di 40 ore, nelle quali ci siamo goduti appieno l’esperienza di gioco confezionata da Remedy Entertainment. Dopo 13 anni di attesa, infatti, l’horror ideato da Sam Lake e compagni non ha deluso le aspettative e ha saputo riportare su schermo il feeling del primo capitolo, svecchiando allo stesso tempo il gameplay.
Indice
Bentornati a Bright Falls
Dal punto di vista tecnico, Alan Wake 2 è un gioiellino che, seppur con qualche incertezza, riesce a settare nuovi standard per l’attuale generazione di videogiochi. Il titolo, infatti, mostra tutto il potenziale del Northlight, motore grafico di Remedy Entertainment che ha già dimostrato il suo valore in Control, precedente lavoro dello studio finlandese.
Grazie ad una combinazione di motion capture ben realizzata, ambientazioni di gioco ricostruite e aggiornate e un sapiente utilizzo di luci e ombre, Alan Wake 2 fa della solidità tecnica uno dei pilastri per quella che si rivela un’esperienza di gioco coinvolgente fin dal primo impatto. Il motore grafico di Remedy, infatti, è in grado di restituire una eccellente espressività facciale nei suoi personaggi, che viene esaltata dalla bravura degli attori ingaggiati per prestare i propri volti.
Allo stesso tempo, gli ambienti, nettamente più ampi rispetto a quelli del primo capitolo della saga horror, ci forniscono una quasi totale libertà di esplorazione che aiuta il giocatore ad immergersi non solo nella cittadina di Bright Falls, ma anche in ambientazioni circostanti. La mappa di gioco, dunque, si espande a vista d’occhio e al giocatore viene lasciata quella libertà di esplorazione tra un capitolo e l’altro che mancava nel primo viaggio dell’incubo realizzato da Sam Lake.
Ovviamente, la perfezione è un concetto che anche i migliori faticano a centrare. Alan Wake 2, infatti, nonostante un comparto tecnico solido e godibile, presenta qualche piccola incertezza in determinate situazioni. Provando il titolo in modalità qualità su PlayStation 5, infatti, ci siamo ritrovati più volte a dover gestire dei cali di frame a tratti fastidiosi, esclusivamente nelle scene più concitate. Spesso, infatti, durante le schivate all’ultimo istante, il gioco ha faticato a reggere i 30fps, rendendo difficile colpire i nemici appena dopo la schivata.
Il problema, tuttavia, si risolve agilmente disattivando il motion blur dal menu impostazioni. In questo modo, il framerate di Alan Wake 2 si dimostra più stabile, anche per gli amanti della modalità qualità.
La brezza tra gli alberi
Remedy, con Alan Wake 2, ha saputo inoltre portare una ventata di aria fresca nelle meccaniche del gioco. Pur mantenendo tutti gli elementi classici che i giocatori hanno amato nel primo capitolo, infatti, gli sviluppatori hanno inserito alcuni dettagli che migliorano l’esperienza di gioco.
Oltre alla torcia e le armi per difendersi dai nemici, infatti, i giocatori si troveranno alle prese con un nuovo sistema di indizi che sarà indispensabile per l’avanzamento della trama. Grazie al luogo mentale di Saga e alla stanza dello scrittore di Alan, infatti, possiamo prenderci una pausa dal caos di posseduti che ci circonda e fare mente locale sugli eventi che stiamo vivendo.
Saga, dunque, potrà raccogliere indizi da appendere su una parete del suo luogo mentale, trarre deduzioni e dipanare i misteri più fitti del mondo di gioco. Alan, invece, potrà usare la sua abilità da scrittore per cambiare letteralmente gli scenari di gioco e rivivere una serie di omicidi che lo aiuteranno ad uscire dal luogo buio.
Si tratta di una meccanica piuttosto semplice, ma molto ben gestita che riesce a dare una maggiore profondità al gameplay di Alan Wake 2. Appendere gli indizi al tabellone, così come trovare una nuova scena da sviluppare, ci hanno trasmesso una soddisfazione tangibile per tutta la durata della nostra avventura. Inoltre, i due “rifugi” dei protagonisti trovano una collocazione all’interno della narrazione che li fa aderire perfettamente alla trama. Non risultano, dunque, delle semplici trovate di gameplay buttate a caso per allungare la storia, bensì delle parti cardine di una narrazione solida.
Infine, il titolo offre una vasta gamma di collezionabili che si articolano tra casse, portapranzo, filastrocche, teste di cervo e parole. Queste vanno ad affiancare le immancabili pagine di manoscritto disseminate per il mondo di gioco. Nonostante siano stati rimossi i termos di caffè, dunque, Alan Wake 2 è in grado di offrire ugualmente una sterminata quantità di oggetti da recuperare per tutti gli amanti dei collezionabili. Una menzione speciale è da fare per le filastrocche, rompicapo che troveremo in diverse aree della zona boschiva di Bright Falls. Queste, infatti, oltre a darci ricompense interessanti come i ciondoli per il bracciale di Saga, ci aiuteranno ad approfondire alcune sotto-trame del titolo di casa Remedy.
Non era un gioco, era un film…
Sin dai fumetti di Max Payne, Remedy Entertainment si è da sempre distinta per la sua attenzione nel fondere diversi media all’interno del videogioco e, ovviamente, non poteva mancare questa componente in Alan Wake 2.
La trama viene narrata con la solita maestria di cui Sam Lake ha ormai dato ampia dimostrazione. La narrazione scorre fluida, in un crescendo di paura e tensione che lascia sempre meno fiato al giocatore. In una struttura sempre più survival horror, la componente di storia, infatti, rasenta davvero la perfezione e si dimostra, ancora una volta, innovativa e originale, pur prendendo spunto in modo evidente da modelli quali Twin Peaks e altri capisaldi del genere horror.
Nel progredire della trama, inoltre, hanno un ruolo rilevante le scene in live action. Qui, infatti, possiamo ammirare gli attori che hanno prestato i volti ai personaggi dimostrare la loro bravura anche di fronte ad una telecamera. In questi frangenti, il gioco lascia spazio al cinema e lascia il tempo al giocatore di godersi scene girate con maestria registica.
L’apice di questa commistione di media lo raggiungiamo in una delle scene finali, nella quale, evitando spoiler, vi riveliamo che potrete assistere ad un vero e proprio film mentre vi trovate a giocare nei panni di Alan. Vedere con quanta cura Remedy ha saputo inserire all’interno di una fase di gioco concitata di Alan Wake 2 un’opera simile ci ha lasciati semplicemente a bocca aperta.
Old Gods of Asgard
Non si può concludere una recensione di Alan Wake 2 senza lasciare il giusto spazio al comparto sonoro. I giochi di Remedy, così come il primo capitolo della serie horror, hanno da sempre prestato molta attenzione all’utilizzo della musica e dei suoni nei propri titoli.
Questa cura maniacale si ripete anche in Alan Wake 2, nel quale troveremo ancora una volta la presenza dei Poets of the Fall, band finlandese che ha già preso parte al primo Alan Wake, così come ai vari Max Payne e Control. Anche in questo caso, il gruppo interpreta gli Old Gods of Asgard, vecchia conoscenza della serie.
Come nel primo capitolo, dunque, anche Alan Wake 2 regala un paio di sequenze mozzafiato in cui è la musica a farla da padrone e il giocatore non può fare altro che seguire il ritmo incalzante e abbattere ogni creatura che gli si para davanti.
Purtroppo, i brani proposti in questo secondo capitolo, a nostro avviso, non raggiungono i livelli di composizioni come The Poet and the Muse o Children of the Elder God che hanno reso memorabile il primo capitolo della serie. Tuttavia, anche le nuove composizioni scelte per questa seconda avventura nel luogo buio ci hanno saputo regalare emozioni e, grazie ai testi appositamente composti per il gioco, hanno saputo dare maggiore profondità alla trama.
Conclusione
Alan Wake 2 è il perfetto primo sguardo su quello che sarà il futuro dell’universo Remedy. Il titolo riesce perfettamente ad unire tutti gli elementi iconici della serie horror senza aver paura di innovare e svecchiare il gameplay. Alcune aggiunte come il luogo mentale, la stanza dello scrittore e una maggiore libertà di esplorazione ci hanno portato a dedicare al titolo quasi quaranta ore di gioco che sono filate lisce, senza mai annoiare. Inoltre, sono presenti tutti gli elementi che hanno caratterizzato il primo capitolo: una trama curata in modo maniacale, comparto sonoro impeccabile e personaggi memorabili.
Alan Wake 2, ovviamente, non è esente da qualche piccolo difetto. Un esempio sono le più o meno fastidiose incertezze nel framerate se si gioca in modalità qualità su PlayStation 5, con motion blur attivo. Non mancano un paio di glitch marginali come il povero Pat Maine intento nella più classica delle “T-Pose” davanti alla sua radio o rimanere incastrati tra un letto e il muro di una camera buia. Anche la gestione dell’inventario non è sempre comoda, dal momento che è impossibile camminare mentre si guarda l’inventario. Questo rende altrettanto impossibile utilizzare in combattimento oggetti non inseriti nei molti slot rapidi disponibili. Tuttavia, si tratta di difetti veramente di poco conto, se messi a confronto con la qualità globale che Alan Wake 2 ha saputo mettere in campo.
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