Sviluppato dallo studio francese Evil Raptor, Akimbot ci riporta indietro di qualche decina di anni con una piccola lettera di amore ai platformer dell’epoca Playstation 2 in un titolo colmo di salti, spari e della edgyness cartoonesca dei giochi di inizio anni 2000.
Akimbot – Dalla Robo-mafia al destino dell’universo
La storia di Akimbot segue le vicende di due robot dalla fedina penale non proprio pulita, infatti Exe e Dataset (Shipset in originale) inizieranno la propria avventura con una evasione, inseguiti poi dalla robo-mafia per poi finire, in un sempre più strano susseguirsi di eventi, a essere reclutati da una compagnia militare chiamata l’Algoritmo per raccogliere un potente artefatto dalle mani del malvagio Malware (e ancora non riesco a capire se la scelta dei nomi sia geniale o la cosa più stupida che abbia mai letto.).
Il tutto ci viene mostrato con dei filmati dalla qualità veramente ottima e un doppiaggio, disponibile in inglese e in francese (nel mio caso ho scelto quest’ultimo per correttezza verso la provenienza del gioco, facendomi aiutare da una più che ottima localizzazione in italiano per i sottotitoli), alquanto simpatico che sprizza di personalità per dei personaggi che sono in tutto e per tutto dei robot, infatti non vedremo assolutamente nulla fatto di carne e tutte le forme di “vita” sono completamente meccaniche.
Non ci verrà spiegato in alcun modo il motivo di ciò, ci tocca quindi prendere atto del fatto che si tratta di una (più che valida) scelta stilistica, che aiuta a rendere molto solida un’ambientazione che ricorda e amplia quello stile “ribelle” dei sopracitati titoli dell’epoca PS2 come Ratchet and Clank o Jak and Dexter (a partire da Jak II, in questo caso).
Ed esattamente come quei titoli, Akimbot unisce due tipi di gameplay, il platforming e lo sparatutto, in un continuo alternarsi di salti e spari, spari e salti, e anche in questo caso tenta di ampliare il tutto inserendo molte sessioni di gameplay alternativo.
Akimbot – Dai salti, agli spari, ai veicoli, alle navicelle, a…
Se infatti da un lato possiamo tirare su qualche sorriso nostalgico a vedere riproposto un tipo di gameplay così datato, i ragazzi di Akimbot sembrano essere coscienti del fatto che si tratta comunque di un tipo di gameplay… beh… datato, e che quindi possa annoiare a lungo andare, specie considerando che non abbiamo davanti la massima espressione di questi due stili, tutt’altro.
Infatti sia il platforming che il gunplay sono abbastanza grezzi, con il primo che rende molto bene il peso del personaggio (cosa non scontata) ma che si riduce a molte piattaforme in sequenza in dei livelli a corridoio forse un po’ troppo lineari con degli ostacoli a tempo che ci mettono troppo tempo a disattivarsi, e uno shooting che funziona piuttosto bene a livello tecnico, sia con la mira assista da controller che utilizzando mouse e tastiera che abilitando il giroscopio dalle impostazioni di Steam (e qui mando un piccolo messaggio agli sviluppatori: per favore abilitate il giroscopio in maniera nativa, questo titolo potrà solo gioirne), con una diversità di equipaggiamento molto valido, ma che a lungo andare pesa dato che non avremo alcun modo di potenziare le nostre armi principali, mentre i nemici diventeranno sempre più duri da buttare giù, allungando in maniera un po’ frustrante le sparatorie delle ondate che ci arriveranno contro.

Considerando anche che non avremo munizioni (cosa molto buona) ma dovremo comunque gestire il surriscaldamento delle nostre armi, la nostra offensiva verrà continuamente interrotta in maniera poco naturale visto che sarà anche piuttosto difficile utilizzare ripari o comunque schivare i colpi dei nemici, finendo così molto spesso a soccombere a una difficoltà alquanto elevata anche al livello normale. Per non parlare poi delle armi secondarie che, nonostante queste possano essere effettivamente potenziate, si tende a dimenticare completamente della loro esistenza dato che si ricaricheranno con le uccisioni dei nemici e si scaricheranno molto velocemente, nonché la limitazione di equipaggiarne solo una alla vola e potendole cambiare solo nelle postazioni di potenziamento, che saranno circa una a livello.
A nostro soccorso però arriva un bel modo di alternare sezioni di platform e shooting con un costante cambio di un elevatissimo numero di microsezioni diverse. Andando ad omaggiare così probabilmente ogni genere di minigioco o sottosezione mai fatta nella storia dei platform di questo genere: abbiamo segmenti dove controlleremo torrette, altri dove guideremo veicoli o astronavi, altri ancora dove il gioco diventa per un breve periodo un picchiaduro 2D, passando a comandare un mecha gigante e così via, ed è solo da apprezzare come un team così piccolo sia riuscito ad inserire in maniera così stabile e (quasi) naturale una così grande varietà di segmenti diversi, il tutto a servizio anche di una trama semplice, ma piuttosto avvincente.

Conclusioni – Bene, ma non benissimo
Akimbot, nonostante i difetti elencati qua sopra, si rivela un titolo piuttosto divertente da giocare, che sicuramente con i suoi 20€ di prezzo offre un esperienza alquanto nostalgica ma con una sua identità, che mostra chiaramente un certo tipo di sforzo da parte degli sviluppatori di portare alla luce un titolo colmo di amore per un genere a cui evidentemente sono affezionati, in grado di accompagnare il giocatore per le sue circa 10 ore di gioco dalla qualità generale piuttosto alta ma che ha bisogno solo di qualche limatura qua e là a livello di game e level design.
![]() |
![]() |
||
|
|