Introduzione – Ma io non ci so giocare ai 4X!
Premessa di carattere personale: mi sono avvicinato con molta cautela al genere 4X da pochi anni e devo dire di esserne diventato abbastanza appassionato.
Civilization e Stellaris sono due titoli che ho letteralmente divorato per centinaia di ore e, dopo il trailer E3 di Planetfall, mi sono fatto un bel giro su Age of Wonders III per capire se fosse il caso di provarci.
Beh, lo è stato, del resto se Thriumph Studios si mette con Paradox, al di là di eventuali scherzi genetici, il figlio che ne nasce proprio brutto non può essere.
Stiamo parlando di chi ha prodotto Europa Universalis e distribuito Stellaris, qualcosina in merito ne sanno.
La curva di apprendimento di Planetfall è molto dolce: si parte subito con un corposo tutorial che vi guiderà in tutte le meccaniche del gioco. Inizialmente ci si sente un po’ persi, ma è anche normale vista la natura del titolo, man mano che si prosegue però si scopre con piacere che non è una missione impossibile addentrarsi nelle varie sfaccettature del vostro futuro impero, ma per padroneggiarle appieno vi serviranno tempo, pazienza e tanta voglia di leggere.
Colgo l’occasione per avvisarvi che, come ogni prodotto Paradox, Planetfall è completamente in inglese, ma seriamente non riesco a trovarlo un problema nel 2019, dispiace solo che, ogni tanto, non siamo presi così tanto in considerazione per un’eventuale localizzazione, peccato.
Dicevamo: il corposo tutorial vi guiderà sia nelle meccaniche della parte esplorativa/gestionale/strategica che in quella dei combattimenti visto che, da Age of Wonders III, per forza di cose qualcosa è cambiato.
Per i non avvezzi alla saga, la particolarità che distingue Age of Wonders da, ad esempio, un titolo come Civilization, è la possibilità di gestire i combattimenti in prima persona tramite un sistema strategico a turni… alla XCOM, per farvi capire. La cosa divertente è che, essendo passati dal fantasy alla fantascienza, avendo quindi introdotto svariate armi da fuoco, il combat system è davvero diventato molto simile a XCOM, con tanto di sistemi di coperture… e proprio come in XCOM impazzirete missando con l’80%.
Trama e gameplay – Razze, vita, universo e tutto quanto
Della vecchia e gloriosa alleanza galattica non è rimasto molto e le sei razze che ne uscirono, ognuna per i propri motivi e scopi, vagano per le stelle in cerca di nuovi pianeti da colonizzare.
Queste sono le basi di Age of Wonders: Planetfall, ma se state pensando “eh… grazie, ok” è davvero un grosso errore: la storia, le trame e i rapporti tra le fazioni avranno un ruolo fondamentale nella campagna single player e spezzeranno davvero bene il ritmo tra un turno e l’altro, guidando il giocatore tra le missioni principali. Proprio in questa meccanica ho trovato uno dei più grandi pregi del titolo e una grossa, piacevole differenza da Civilization: i tempi morti sono esigui.
Triumph Studios ha preferito un approccio alle partite un po’ più rapido rispetto ai colleghi: le ricerche e le costruzioni durano davvero pochi turni e difficilmente si rimarrà senza una quest da fare propostaci da una popolazione indigena. Detto ciò, addio a decine di turni passati semplicemente a far scorrere il tempo fino a quello successivo.
Mentre la nostra colonia madre crea e ricerca cose, noi possiamo darci all’esplorazione, alla colonizzazione di nuovi territori e alla microgestione degli stessi, cercando di espanderci il più possibile, stare bene attenti all’accumulo e alla gestione dell’energia (moneta del gioco che servirà a creare e mantenere qualsiasi cosa) e all’interazione, pacifica o guerrafondaia che sia, con i popoli autoctoni e gli altri colonialisti, fino al raggiungimento di un’alleanza globale o della conquista totale del pianeta.
Sì, insomma, è un 4X.
L’espansione avviene principalmente in due modi: colonizzazione e annessione. Possiamo decidere di costruire un veicolo apposito per colonizzare un’area lontana dalla nostra colonia madre (non si può colonizzare un territorio confinante) o aspettare la crescita di popolazione del territorio per poterne annettere uno limitrofo.
La grande differenza tra le due è un po’ la stessa di ogni 4X: il territorio annesso produce risorse e poco altro mentre la colonia è una base in tutto e per tutto, con le sue costruzioni e le sue richerche, che approfondiremo tra poco nei pro e nei contro.
Non sarà ovviamente l’unica cosa da fare, come si diceva bisognerà fare attenzione ai rapporti con le altre fazioni presenti. Carina in questo senso la gestione dei “casus belli”, token che si accumulano quando ci appropriamo di una zona “reclamata” da un oppositore (o quando lui lo farà ai nostri danni, ovviamente). Questi token possono essere utilizzati come scusa per dichiarare guerra all’avversario (restando dalla parte della ragione) e addirittura come moneta di scambio in eventuali trattative.
Conclusioni – Ma quindi Planetfall? Worth it?
Planetfall è un titolo che personalmente mi ha lasciato qualche perplessità rispetto a colleghi sui quali ho passato con piacere molto più tempo, ma non posso che ritenerlo assolutamente valido. Un cambio così drastico di ambientazione riuscendo a mantenere quasi intatta l’identità di un prodotto non è assolutamente una cosa da tutti (c’è persino chi non ce la fa senza neanche cambiarla).
Ha le sue ombre, perché le ha, è innegabile.
Sei razze sono poche, non ce n’è: ognuna ha i suoi perks, i suoi eroi ben differenziati, le sue preferenze sullo stile di combattimento, le sue unità stilisticamente ben fatte e anch’esse ben differenziate, ma sono sei.
Ognuna di loro si differenzia in qualcosina anche negli alberi delle ricerche scientifiche, sociali e militari, ma non così tanto da giustificare una scelta davvero poco ampia.
C’è da dire, però, che grazie alle ricompense delle varie quest, ogni unità di ogni truppa può essere personalizzata con vari equipaggiamenti, se non addirittura con un completo cambio di armamento quando si parla degli eroi.
Piccola parentesi sulle ricerche: ottime quelle che danno accesso alle operazioni da utilizzare sulla mappa per avvantaggiarci e alle operazioni tattiche da usare durante i combattimenti manuali per, ad esempio, curare le nostre unità, danneggiare le altre o renderci più difficili da colpire. Good game Triumph, questo varia il gameplay e neanche di poco.
I territori e le mappe sono evocativi e ben realizzati ma ogni tanto generano confusione, soprattutto al netto di qualcosa che va sistemato perché, detto terra terra, sono quelle cose che vi fanno sbuffare. Avete presente? Esempio: seleziono una truppa (una truppa può essere composta al massimo da sei unità, solitamente un eroe che ne guida cinque), devo andare in un territorio abbastanza lontano, allargo la telecamera, mi deseleziona la truppa.
Succede. Succede sempre. È una piccolezza, ok, ma vi giuro che mi fa impazzire.
Sempre parlando di piccolezze “che fanno sbuffare”, mi è capitato più volte di ricevere una proposta di scambio a cui ho risposto aggiungendo qualcos’altro che all’altra fazione non andava bene… ok, decido quindi che la loro proposta non fosse poi così male e tolgo ciò che gli ho controproposto.
Non accettano.
“ME LO AVETE CHIESTO VOI!”
Tirando le somme, il lavoro di Triumph Studios e Paradox è assolutamente da prendere in considerazione: è veloce, è divertente, è un 4XCOM.
Qualche pecca c’è, ma niente che non si possa sistemare con eventuali patch.
Per chi non mastica l’inglese la mancata localizzazione potrebbe rappresentare un grosso scoglio, ma vi faccio notare che Planetfall ha pieno accesso alle mod e non escludo una futura traduzione italiana dei fan, cosa che Stellaris ad esempio ha.
I nani comunque sono riusciti a infilarceli anche qui.
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