Pubblicato il 08/04/16 da Neko Polpo

ZHEROS – Zero divertimento?

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Versione recensita

La versione recensita è quella Steam per PC, disponibile insieme a quella Xbox One al prezzo di 14,99 €.

Requisiti hardware

MINIMI:

  • OS: Windows 7
  • Processor: Intel Core 2 Duo E4500 @ 2.2GHz or AMD Athlon 64 X2 5600+ @ 2.8 GHz
  • Memory: 4 GB RAM
  • Graphics: NVIDIA GeForce 260 / Radeon HD 4000 Series / Intel HD Graphics 4000
  • DirectX: Version 9.0c
  • Storage: 6 GB available space
  • Sound Card: DirectSound compatible, DirectX 9.0c (or higher) compatible

CONSIGLIATI:

  • OS: Windows 7 or Higher
  • Processor: Intel Core i3/i5/i7 1.8 GHz CPU dual-core. AMD 2.0 GHz dual-core.
  • Memory: 8 GB RAM
  • Graphics: NVIDIA GeForce GTX 750 TI / Radeon HD 6950
  • DirectX: Version 10
  • Storage: 6 GB available space
  • Sound Card: DirectSound compatible, DirectX 9.0c (or higher) compatible

Configurazione usata

  • OS: Windows 10 x64
  • Processor: Intel Core i7 3770k @ 4.6ghz / 1920×1080@60hz
  • Memory: 16 GB RAM
  • Graphics: NVIDIA GeForce 970 Zotac AMP! Omega
  • Input: Xbox One Controller

Che il mondo dei beat ‘em up side scroller sia ancora governato col pugno di ferro (se ricordate Tekken Force avrete capito anche il pun, complimenti) dalle leggendarie perle 2D degli anni ’90 è un dato di fatto, inconfutabile e purtroppo molto realistico.
Diciamocelo chiaramente: cose come Final Fight, King of Dragons, Vendetta, Renegade, Streets of Rage e soci rimangono ancora nell’Olimpo del “come andrebbe fatto” di questo genere, che pur essendo semplice e altrettanto efficace nelle basi, giace ormai morto sul fondo del lago della dimenticanza, complice anche l’assenza di titoli in grado di poterne continuare l’epica corsa che vorremmo fosse stata inarrestabile, includendo solo timidi e – in alcuni rari casi decenti eccezioni (tra l’altro italiane).
Purtroppo ZHEROS non appartiene a niente di tutto questo, se non al genere in sé, fallendo nel riesumare un genere tanto amato quanto dimenticato.

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Lo stile grafico è sicuramente di pregiata fattura e ricorda capolavori CGI, come quelli di Pixar.

Dotato di uno stile grafico che in prima battuta sorprende, se non altro per la sua particolare plasticosità e rotondità dovuta all’impressionante vicinanza a capolavori di Pixar come Gli Incredibili, il gioco faticosamente si sforza di farvi divertire che siate soli o in co-op – e capitombola su se stesso miseramente.

Non fraintendetemi, ZHEROS non è un titolo blando o brutto, è semplicemente povero di aspirazione, noioso.
Non lo salva il comparto grafico curato né la cutscene iniziale che ha tanto il sapore di film d’animazione (il solito cattivone in un vulcano che dalla sua console vuole dominare il mondo), né la giocabilità decente che comunque consente di avere una certa varietà.

In giro per i livelli è possibile raccogliere potenziamenti vari che spaziano da un token per gli upgrade al termine livello, a vere e proprie Exo Suits da governare, a frammenti che caricano man mano energia e barra attacco. Il percorso upgrade è scarno e ridotto al minimo, nonché confusionale, mentre il feeling generale è penalizzato da uno stile della UI veramente scialbo e piatto, con accostamenti di colori discutibili e un design abbastanza cupo.
La scelta dei personaggi si limita ad un puro gusto estetico, in quanto essi comportano allo stesso modo, mancando totalmente di appeal e di vera differenza in termini di giocabilità, mentre il parco mosse e combo che va ad espandersi con gli upgrade – risulta invece abbastanza variegato e divertente, in grado nelle lunghe distanze di deliziarci con air combo e juggle combo, premiando di fatto l’eccentricità e la fantasia del giocatore.

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Le didascalie che appaiono durante le combo hanno un sapore di Killer Instinct.

I mondi a disposizione comprendono dieci stage da superare, che grosso modo corrono sullo stesso binario della varietà, ossia inesistente. Nonostante la fantasiosa bontà degli sviluppatori (che ricordiamo essere italiani) nell’includere diverse sfaccettature come sezioni platform, sezioni d’azione che includono l’evitare laser e upgrade in termini di “oggetti indossabili o governabili”, lo stile grafico e gli asset delle poc’anzi citate sezioni vengono costantemente riciclate e riproposte con varianti vicino allo zero.

Picchiare tutto ciò che cammina per quadri mediamente lunghi e ben rappresentati dura poco e niente. Dopo esservi giocati i primi cinque livelli capirete che proseguire non è altro che trascinarvi con forza nella linearità di uno schema che riesce a farvi odiare anche la lunghezza degli stage che, in prima battuta, suonava come una nota positiva.

A condire il tutto c’è la totale assenza del lato “cool!” che tanto è stato requisito fondamentale nei picchiaduro a scorrimento.

Se a Final Fight o Street of Rage togliamo i pompati sampling audio dei nostri beniamini, le mosse speciali, la soundtrack adeguata, il gioco di colori, delle palette e la varietà degli ambienti, cosa rimane? ZHEROS.
Se togliamo l’aspetto “figo” delle intro pre-stage, delle scene di intermezzo, del pacing/ritmo dell’azione, dei bonus, della varietà di nemici e armi, cosa rimane? ZHEROS.

I nemici e i “boss” non migliorano certo la situazione. Carina l’idea di poter eliminare dei nemici solo in modi specifici e carina l’idea anche di presentarne di nuovi seguendo lo stile che Borderlands ha coniato (ossia fermo immagine, vignettatura e nome con font particolari), ma generalmente sarà sempre la solita solfa.

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Questa pic in sostanza vi mostra com’è Zheroes, dall’inizio alla fine. Raramente in un immagine si può racchiudere un gioco, ma questa lo fa.

Il problema più grosso che proprio mi mette l’amaro in bocca è la ripetitività e la zero inventiva che ha questo titolo: è tutto così, si parte da uno stage e lo si odia il tempo per cui lo si gioca, domandandosi quanto ci voglia a terminarlo. Si odia la totale mancanza di spessore che tanto ha reso i coin-op passati leggendari: nei livelli non accade niente, noia, e ciò che accade di certo non vi dona la spinta necessaria a proseguire. Niente esplosioni improvvise, niente cambio di setting, niente eventi che sorprendono. La palette è piatta e monotona, non diverte, si sente la mancanza (arrivando a bramarli) dei toni caldi e accesi come il rosso e il giallo.

La difficoltà poi è una cosa che spazia dal frustrante al troppo facile. Ci sono situazioni in cui, nonostante la bontà dello scudo in parata e delle mosse di zona, essere bersaglio di quattro robot che vi sparano contemporaneamente da quattro direzioni diverse vi mette in una situazione di perdita delle staffe rapida. In altre, invece, massacrare dozzine di nemici è come tagliare il burro con una katana. Le sezioni piattaforme per via della telecamera alcune volte sono un gran casino ma, presa coscienza dei bordi e dei limiti di questi ultimi, si riescono a superare.

La modalità cooperativa sembra migliorare un pelo le cose ma, d’altronde, se già siete particolarmente annoiati dal giocanrlo da soli, anche il vostro compagno di avventura raggiungerà preso il vostro stesso stato emotivo.
Non bastano schiaffi e pugni per fare un bel picchiaduro a scorrimento, serve la componente “cool”, la parte figa, che sorprende e che delizia l’occhio così come la mano. Se siete degli amanti di questo genere e volete a tutti i costi collezionarli tutti, allora ZHEROS merita il vostro tempo, seppur breve.
Ma se siete persone come me che hanno sentito il bisogno  dopo essere uscite dal gioco di infilare in fretta e furia la cartuccia di Streets of Rage III nel Mega Drive per “saziarsi e purificarsi dall’amaro in bocca” allora guardate oltre. Oggi la tecnologia (oggi in realtà è da intendere come “disponibile da dieci anni almeno“) e la scena homebrew ci delizia di cose come OpenBOR, dove tonnellate di amanti e talentuosi sviluppatori creano i loro beat ‘em up side scroller amatoriali e li rendono pubblici, facendoci tutti dei bimbi felici. Il “nuovo” panorama di questo genere, seppur privo di una quantità elevata di titoli come gli anni ’90, riesce a donare delle piccole perle come Dragon CrownCastle Crashers, Scott Pilgrim vs The World, Phantom Breakers, The Take-Over e il remake di Teenage Mutant Ninja Turtles.
Ed è un peccato, perché aziende italianissime come NAPS Team che da sempre producono picchiaduro e picchiaduro a scorrimento (come la serie Gekido) hanno dimostrato che buoni titoli in questo genere si possono fare e, anzi, si devono fare.

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  • Stile grafico curato
  • Giocabilità...

 

  • ..in alcuni frangenti frustrante
  • Noioso e privo di mordente
  • Audio ripetitivo
  • Linearità livelli
  • Design menu e UI scialbo

NekoPolpo - Biografia

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