Nato come mobile game per piattaforma Apple, World’s End Club sbarca anche su Nintendo Switch. Scritto da Kazutaka Kodaka (Danganronpa) e Kotaro Uchikoshi (Zero Escape), questo titolo vuole portarci tra le pagine di un racconto post apocalittico che si dipana tra alcune delle città più conosciute del Giappone, in un viaggio che sembra leggero e allegro ma che in realtà nasconde al suo interno molto più di quanto si possa comprendere ad una prima fugace occhiata.
Trama di World’s End Club
La trama del gioco è probabilmente, se non sicuramente, la cosa migliore che questo titolo ha da offrire. Nei panni di uno dei ragazzini del Club dei Temerari (Ganbare Gumi, in originale) ci troveremo ad affrontare situazioni alle volte addirittura surreali. Durante il viaggio saremo posti di fronte a delle decisioni che cambieranno le sorti della trama stessa, obbligando il giocatore a tornare indietro e a fare scelte diverse per poter davvero godere del tanto agognato true ending.
La storia viene narrata in modo abbastanza scanzonato, tramiti dialoghi tra i personaggi e brevi scene di eventi a schermo. I personaggi sono ben caratterizzati sia dal punto di vista estetico che caratteriale, anche se va sottolineato che non spiccano per originalità. Saranno però proprio loro, e i loro sentimenti e decisioni, a far legare il giocatore al titolo, portandolo a voler capire cosa davvero stia succedendo nel mondo dove i nostri ragazzi si risvegliano dopo un lungo anno di sonno.
Gameplay
Difficile parlare di gameplay in un gioco che praticamente non ne ha. Il titolo è una sorta di visual novel intervallata sporadicamente a degli elementi di platform puzzle. Scelta, questa, che crea un’esperienza accessibile a tutti (ricordiamo infatti che questo gioco nasce su Apple Arcade), ma che purtroppo finisce per cadere in uno stile di gioco pigro, ma soprattutto impreciso nelle collisioni e nei controlli. Il gameover è sempre dietro l’angolo, ad ogni interazione, ma non è punitivo, in quanto si ricomincia sempre pochi istanti prima della propria ingloriosa fine. Interessanti i poteri che i vari personaggi acquisiscono con l’avanzare della trama, ma la loro funzione si limita a semplici applicazioni per distruggere o superare ostacoli e per spostare casse. Anche le “battaglie” contro i boss si rivelano alla fine solo degli elementari giochi di tempismo. Un gran peccato, perché, se meglio sviluppati, questi raccordi tra una parte narrativa e l’altra avrebbero certamente fatto la differenza, creando una godibilità che invece difficilmente viene percepita dal giocatore.
Al contrario invece va fatto un plauso per le musiche che ci accompagnano nella storia, ben intervallate e giustamente dosate nella narrazione. Bellissimo il doppiaggio giapponese: ogni personaggio è estremamente curato anche dal punto di vista delle voci. Al contrario, invece, i sottotitoli italiani dei dialoghi sono da dimenticare, non solo per via di traduzioni sbagliate ma, alle volte, anche a causa di errori grammaticali e ortografici piuttosto sgradevoli.
Conclusioni
World’s End Club è un racconto intrigante e, anche se non esattamente originale, sicuramente funzionale e ben diretto nella narrativa. La trama viene retta bene dai vari personaggi principali e secondari, e la grafica colorata e allegra crea un bel contrasto con alcune tematiche affrontate. Non lo definirei quindi un gioco, ma un viaggio, una sorta di stranissima gita scolastica in un Giappone sconvolto da un evento post apocalittico. Potrete finire per dimenticarvi di avere un controller tra le mani e godervi questo racconto, senza scordarvi di analizzare tutte le scelte per poter davvero dire di averlo compreso.
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