Two Point Museum – La cultura del caos
Nel magico (e delirante) mondo di Two Point County, dopo averci fatto costruire ospedali improbabili e gestire campus universitari dove lo studio è l’ultima delle preoccupazioni, Two Point Studios torna con Two Point Museum. Questa volta ci tocca l’onore (o l’onere, a noi decidere) di costruire e gestire il museo perfetto, un tempio della conoscenza dove il pubblico può ammirare opere d’arte, antichità e… stranezze assortite. Ma se pensate che sia solo questione di ordinare quadri e reperti in modo armonioso, preparatevi a un viaggio nel caos tipico della serie.
Gameplay e comparto tecnico – Squadra che vince non si cambia
Squadra che vince non si cambia, come si suol dire. La struttura del gioco riprende quella dei titoli precedenti: si parte con un museo in rovina, quattro soldi in banca e il sogno di trasformarlo in un’istituzione di fama mondiale. Gli obiettivi variano di scenario in scenario, passando dal semplice restauro di una galleria a situazioni decisamente meno convenzionali, come un museo delle curiosità completamente dedicato ai dinosauri o una mostra interattiva che sfida ogni concetto di sicurezza pubblica.
Le basi della gestione sono semplici: costruire stanze espositive, scegliere quali opere esporre, assumere e gestire il personale (curatori, ricercatori, guide e, ovviamente, addetti alla pulizia perché il pubblico non conosce educazione), e bilanciare entrate e uscite. Il tutto con la solita interfaccia accessibile e piena di dettagli che caratterizza la serie.

Ma come ogni buon Two Point, il vero cuore dell’esperienza non è tanto la simulazione realistica quanto l’imprevedibilità del gameplay. Il museo, infatti, non è solo un luogo per educare il pubblico, ma anche una calamita per problemi: visitatori che toccano (e rompono) reperti millenari, ladri che tentano di rubare l’opera più preziosa in pieno giorno, mostre temporanee che si trasformano in eventi disastrosi… tutto contribuisce a creare un’esperienza che oscilla tra la genialità e il disastro annunciato.
Il sistema di gestione si arricchisce di alcune novità rispetto ai titoli precedenti. Per esempio, è fondamentale tenere alto il livello di prestigio del museo, attirando critici d’arte, sponsor e finanziatori. A differenza di Two Point Hospital e Two Point Campus, qui il denaro non arriva solo dai visitatori, ma anche dalle donazioni e dai contributi di enti culturali… sempre che si rispettino certi requisiti.
Il sistema di progressione funziona bene: ogni museo completato sblocca nuove opzioni e decorazioni per i successivi, e ci sono tantissimi obiettivi secondari da raggiungere. Peccato per qualche piccola ripetitività nella gestione quotidiana, ma è il prezzo da pagare per un titolo che punta più sull’improvvisazione che sulla rigidità della simulazione.

Il catalogo di reperti e opere è vastissimo: da statue classiche a dipinti famosi, passando per fossili di dinosauri e stranezze moderne, tutto può trovare posto nelle nostre sale espositive. Ma attenzione, perché alcune opere richiedono condizioni particolari: mettere un Monet in una stanza umida o un sarcofago egizio sotto luci al neon potrebbe attirare l’ira degli esperti (e una bella multa).
In più, c’è una componente “narrativa” che si sviluppa in certi scenari: alcune opere hanno storie tutte loro, con misteri da svelare o imprevisti da gestire: piccole trovate che arricchiscono il gameplay e tengono alto l’interesse.
A livello di direzione artistica, Two Point Museum mantiene lo stile cartoonesco e dettagliato dei titoli precedenti. I personaggi hanno espressioni esagerate e movenze buffe, le opere d’arte e i reperti sono riprodotti con un tocco di ironia, e gli intermezzi comici abbondano. Anche qui la radio del gioco offre una colonna sonora accattivante e un doppiaggio che aggiunge carattere ai personaggi, con annunci assurdi e critici d’arte che dispensano perle di saggezza discutibili.
Two Point Museum – Un museo dove si impara… sbagliando
In definitiva, Two Point Museum è un’altra perla nella collezione di Two Point Studios. Se avete amato Hospital e Campus, vi sentirete subito a casa tra corridoi pieni di scolaresche urlanti e mostre che sfidano ogni regola della museologia. Come sempre, il mix tra strategia, umorismo e caos funziona alla grande, regalando ore di divertimento. Certo, chi cerca una simulazione più realistica potrebbe storcere il naso, ma sarebbe come lamentarsi perché in Two Point Hospital le malattie erano troppo assurde. Qui il bello è proprio questo: il museo che costruirete sarà sempre un equilibrio precario tra cultura e comicità.
See you, Game Cowboys!
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