La saga di Suikoden viene spesso citata tra le più importanti quando si parla di giochi di ruolo alla giapponese, nonostante sia sempre rimasta relegata ad una nicchia rispetto ad altre ben più blasonate come Final Fantasy o Tales Of; i primi due capitoli, rilasciati rispettivamente nel 1995 e nel 1998 in terra nipponica, vennero al tempo amati dal pubblico per le storie mature ricche di personaggi ben caratterizzati che raccontavano ma vennero da molti altri giocatori ignorati, soprattutto in Europa, per la grafica ancora totalmente in 2D che proponevano, la quale difficilmente poteva competere con quella di produzioni del calibro di Final Fantasy VIII, opera visivamente ben più accattivante, alla stregua di un film giocabile.
Chi però riuscì ad andare oltre al mero aspetto estetico e decise di giocare i Suikoden, si ritrovò tra le mani due perle eccezionali, sia sul fronte narrativo, sia su quello del gameplay; non per nulla, ad oggi la seconda iterazione viene citata come esempio di JRPG che ha rivoluzionato un genere ed è spesso inserita tra i primi posti nelle classifiche dei suoi migliori esponenti.
Konami, conscia di questo fatto e in un periodo in cui, per la sorpresa di tutti, sta ridando lustro a suoi brand del passato, nel 2022 ha annunciato una remastered di Suikoden I e II, che finalmente è giunta sui nostri scaffali fisici e digitali e che noi abbiamo avuto il piacere di provare per voi.
Le due opere partorite dal compianto Yoshitaka Murayama – che ha lavorato al recente Eyuden Chronicles: Hundred Heroes, vero e proprio erede spirituale di Suikoden – sono quindi ancora godibili nel 2025 e degne di essere vissute?
Ma soprattutto, Konami è riuscita a realizzare una rimasterizzazione degna di tale nome, rispolverando il tutto a dovere?
Mettetevi comodi, abbiamo un po’ di cose da raccontarvi.
Una scrittura di alto livello, ancora oggi
Le trame di Suikoden I e Suikoden II sono, nel bene o nel male, note anche a coloro che non li hanno giocati ma che masticano i JRPG.
La serie è caratterizzata da racconti che coinvolgono un cast enorme e variegato – basti pensare che è possibile reclutare 108 personaggi a capitolo – i toni sono perlopiù maturi e si parla di conflitti tra nazioni, tra intrighi e tradimenti, senza rinunciare all’approfondimento delle backstories dei protagonisti più prominenti all’interno della narrazione.
In Suikoden I ad esempio impersoniamo il figlio di Teo McDohl, quest’ultimo uno dei cinque generali dell’esercito della Luna Scarlatta, il quale dopo una serie di eventi e inaspettati colpi di scena che non vi spoileriamo dovrà radunare 108 eroi e liberare il regno dal giogo di un malvagio imperatore; nel secondo capitolo invece – ambientato tre anni dopo il primo ma tranquillamente fruibile come titolo stand alone, se non per qualche riferimento al precedente – considerato una pietra miliare sotto il profilo narrativo, le vicende sono incentrate sullo scontro tra le nazioni di Highlands e le Città Stato di Jowston. Noi vestiremo i panni di un giovane che fa parte della Brigata Unicorno, una milizia al servizio di Highland, insieme all’inseparabile amico d’infanzia Jowy Atreides.
Dopo il tradimento del loro generale, i due si troveranno invischiati in un conflitto di grande portata e il loro obiettivo principale sarà quello di porre fine alle crudeltà messe in atto da Luca Blight, il folle principe di Highland animato da intenti tutti da scoprire.
In tutto questo, l’amicizia tra i ragazzi verrà messa a dura prova in seguito a delle scelte morali che dovranno necessariamente compiere per un bene superiore.
Preferiamo non dilungarci oltre nell’esposizione delle trame dei Suikoden proprio per evitare di non dire troppo a chi li deve scoprire per la prima volta e per non annoiare chi già le conosce a menadito, però va detto che nonostante siano passati quasi trent’anni, risultano ancora estremamente coinvolgenti e scritte con maestria.
Geopolitica, guerra, sofferenza e relazioni tra gli attori delle vicende sono sviscerate e gestite con l’attenzione che meritano, creando un contesto vivido e avveniristico per i tempi in cui uscirono le due produzioni.
Menzione d’onore va poi a Luca Blight, non per nulla ritenuto uno dei migliori villain di sempre: la sua pazzia è espressa in maniera talmente credibile che arriverete temerlo ogni volta che avrete la sfortuna di incrociare il suo percorso.
A rendere migliore e più fruibile l’esperienza per il pubblico nostrano ci pensa comunque anche la localizzazione in italiano disponibile per entrambi i giochi, di buona fattura, sebbene ci sia capitato di incappare in qualche refuso che ci auguriamo possa venire corretto con future patch come, ad esempio, il “Non” al posto del “No” nelle finestre di conferma, problema ereditato dall’edizione italiana di Suikoden II per PS1 quasi fosse, per assurdo, un meme di cui gli stessi sviluppatori sono consci.
Però per coloro che sanno e stanno temendo il peggio arriva una rassicurazione confortante: Suikoden II è stato ritradotto da zero nella nostra lingua quindi potete dire addio a quell’orribile traduzione da cui era minata la versione originale europea, ricca di strafalcioni e frasi prive di senso compiuto.
Finalmente Konami è stata benevola e ha pensato a farci godere in maniera degna quest’avventura, che risulta, anche dopo quattro generazioni videloudiche, ancora eccezionale sia sotto il profilo narrativo sia sotto quello puramente ludico.
E se per sbaglio vi doveste perdere qualche dialogo o saltarlo inavvertitamente, ora è presente dal menù la voce “Cronologia” che vi permetterà di leggere le ultime battute, in modo da non lasciarvi indietro il minimo dettaglio di trama.
Insomma c’è da dire che hanno pensato proprio a tutto.
Ma da giocare come sono questi Suikoden?
Battaglie, castelli da espandere e alcune novità
Come da tradizione per i tempi, i combattimenti sono a turni e in battaglia potremo schierare fino a sei personaggi, distribuendoli su due linee differenti: quella frontale, per coloro che possono colpire con armi a corta portata, e le retrovie per i protagonisti che invece possono attaccare a medio e lungo raggio. Questo dona agli scontri una scintilla di tatticismo in più che li rende piuttosto interessanti, esistendo la possibilità di scegliere, ad un certo punto, tra una marea di combattenti diversi con cui sbizzarirsi; non ci dilungheremo a spiegare nel dettaglio il combat system, perché già conosciuto da trent’anni a questa parte, ma vi basti sapere che in questa versione remastered sono state aggiunte alcune notevoli quality of life: sarà infatti possibile automatizzare gli scontri, facendo sì che i membri del party in campo attacchino senza che noi impartiamo loro i comandi, e allo stesso tempo si potrà anche velocizzarli, in modo da poter procedere più rapidamente, per coloro che sono principalmente interessati a vivere le trame narrate dai due titoli in questione senza sprecare ore su ore a menare fendenti. Va aggiunto poi che in generale passerete la giusta dose di tempo a combattere essendo questi due Suikoden, per fortuna, due titoli che non richiedono ore e ore di grinding tedioso.
Altra novità è legata all’implementazione di tre differenti livelli di difficoltà – Facile, Normale, Difficile – che si basano sulla quantità di danni inflitti dai nemici e al loro numero di punti vita, che ovviamente saranno più alti a seconda della modalità più impegnativa, in modo da offrire una sfida più challenging per i giocatori che vogliono sfruttare tutte le meccaniche che il sistema di combattimento ha da offrire.
Oltre alle classiche lotte a turni, sarà possibile anche affrontare alcune battaglie campali, in uno stile molto vicino a quello della serie Fire Emblem, in cui sarà necessario posizionare sapientemente su una mappa le nostre unità di guerrieri per farle combattere contro quelle avversarie. Il tutto risulta sicuramente molto più abbozzato e semplicistico rispetto alla serie targata Intelligent Systems, ma è comunque un’aggiunta, per i tempi sicuramente non scontata, che aumenta la varietà all’interno dell’esperienza generale.
Importante menzionare anche i duelli, ossia scontri uno contro uno, che funzionano come una partita a sasso-carta-forbice, qui sostituiti dalle voci Attacco, Difesa, Speciale (Attacco batte Difesa, Speciale batte Attacco e così via) intelligentemente contestualizzati all’interno delle storie narrate e piuttosto scenici, nonostante a combattere tra di loro siano due semplici sprite in 2D.
Infine, altra meccanica fondamentale e tipica della serie, è legata al Quartier Generale: da un certo punto di trama in poi, sia in Suikoden I, sia in Suikoden II si erediterà un castello che diventerà la nostra base e in cui andranno a riunirsi tutte le figure che avremo reclutato durante le nostre avventure; con l’aumentare dei personaggi che si uniranno alle nostre fila, maggiori saranno i negozi e i servizi disponibili al suo interno e il maniero si espanderà sempre di più, diventando un vero e proprio hub che andrà ad ingrandirsi e a migliorare esponenzialmente anche solo sotto il mero aspetto estetico.
E parlando di estetica…
Una rimasterizzazione convincente ma con qualche feature traballante
Konami, a differenza di certe discutibili operazioni di riproposizione di classici del passato (vero Silent Hill HD Collection?) ha profuso molto impegno nella realizzazione di questa remastered dedicata ai primi due capitoli di Suikoden:
Gli ambienti di gioco sono stati completamente rimasterizzati in alta definizione e da vedere sono una gioia per gli occhi essendo ricchi di dettagli che ben si sposano con i modelli in pixel art dei vari personaggi che li popolano. Per farvi un esempio di quanta cura è stata riposta nello svecchiare questi titoli, vi basti sapere che il pavimento del castello di Gregminster, ossia dove ha inizio Suikoden I, riflette perfettamente l’immagine del protagonista talmente è lindo. Un’ attenzione al dettaglio non da poco e di certo non scontata in un’epoca in cui nemmeno i giochi tripla A dal budget illimitato provano a creare uno specchio che riflette l’immagine dell’avatar controllato dal giocatore.
Ottima risulta anche la nuova veste grafica dei menù, che ora appaiono decisamente più chiari e puliti, sebbene da navigare siano ancora un po’ farraginosi, questo a causa del tempo ormai lontano di cui sono figli; a lasciare perplessi invece sono i ritratti delle personaggi nelle finestre di dialogo in Suikoden II; per il primo capitolo sono stati completamente ridisegnati mentre per il secondo si è optato per l’utilizzo di un’IA, che in alcuni casi è andata a snaturarli in maniera abbastanza percettibile, rendendoli più definiti ma in certi casi più strani e diversi dalla loro controparte originale.
Un vero peccato, soprattutto considerando che la seconda iterazione della saga è indubbiamente il pezzo forte del pacchetto.
Al di là di questo piccolo neo, l’impatto generale a livello visivo è più che convincente e l’operazione nel suo insieme sembra quasi avvicinarsi di più ad un remake grafico che ad una semplice remastered. Peccato solo che su Switch il tutto giri a 30fps e non a 60 come su PS5 o PC, e che sull’ibrida made in Nintendo sembrino esserci un paio di bug che “freezano” il gioco in alcuni momenti e che costringano a riavviare la console e a ripartire dall’ultimo salvataggio. Nella nostra prova, mentre ci stavamo cimentando con Suikoden II, ci è accaduto che dopo un dialogo l’azione si bloccasse completamente senza la possibilità di proseguire in nessun modo o di muovere il protagonista su schermo, non dandoci quindi altra scelta se non quella di ricaricare l’ultimo save fatto qualche ora prima, facendoci perdere progressi considerevoli. Considerando anche la raffazzonata implementazione dell’autosave, questo ci ha causato non poca amarezza; i due Suikoden infatti salveranno in automatico sporadicamente solo in alcune (e poche) aree predeterminate, rendendo di fatto questa nuova decantata feature in parte inutile, quasi non fosse presente. Per andare sul sicuro dovrete registrare i vostri progressi non appena ne avrete occasione presso le locande, come si faceva ai bei tempi. In tutto ciò, non si spiega come non possano aver lavorato con più cura ad una meccanica che poteva rivelarsi molto importante per una più comoda fruizione del prodotto. Resta quasi da sperare che un futuro aggiornamento possa risistemarla insieme a i bug.
Buonissimo invece il lavoro svolto sul comparto audio che vanta di effetti sonori più immersivi (a parte un drago che barrisce come un elefante ma meglio sorvolare) e alle tracce delle stupende colonne sonore non più “sporcate dalla compressione” e ora perfettamente godibili così come erano state in origine pensate e composte.
Speriamo quindi che Konami faccia tesoro di questa esperienza e magari riservi lo stesso trattamento in futuro ad altre opere del passato che deciderà di riproporre al pubblico.
L’occasione perfetta per (ri)scoprire due perle imprescindibili
Suikoden I&II HD Remaster Gate Rune and Dunan Unification Wars è l’occasione che in molti stavano aspettando per vivere o rivivere due classici dei JRPG che hanno fatto la storia. Quest’edizione, impreziosita oltretutto da una galleria di bozzetti, filmati di gioco e tanti altri contenuti che fanno gola viene venduta al competitivo prezzo di 49.99 euro ed è disponibile su praticamente qualsiasi piattaforma attuale esistente.
Se siete appassionati del di giochi di ruolo alla giapponese e non li avete mai giocati, tuffarvi in queste due avventure rimane una scelta quasi obbligata, sia per colmare una “grave” lacuna, sia per gustarvi due titoli che rimarranno sicuramente marchiati a fuoco nel vostro cuore, nonostante alcuni aspetti negativi, tra cui il sopraccitato “autosave” che viene definito come una quality of life aggiuntiva quando di fatto non lo è, e qualche elementi non invecchiato proprio al meglio tra cui i menù e alcune “lentezze” nel combat system.
Se foste invece fan di vecchia data, resta comunque un ottimo motivo per riviverli un’altra volta e per averli disponibili su macchine attuale, senza essere costretti a riesumare la vostra polverosa PS1 dallo scantinato. Anche se si sa; il retrogaming in real hardware ha sempre il suo fascino.
In conclusione, Konami ha fatto centro con questo lavoro di svecchiamento e ci auguriamo che possa essere un esempio che verrà seguito anche da altre software house intenzionate a farci rivivere vecchie glorie.
Detto ciò non vi resta che immergervi a fondo in due epiche storie che da tre decenni hanno fatto sognare una buonissima fetta di giocatori e che vi intratterranno per un totale di un centinaio di ore se vorrete spolparle al massimo. Siamo certi che non ve ne pentirete.
VERSIONE TESTATA: Nintendo Switch
![]() |
![]() |
||
|
|