Ci sono giochi che sono in grado di metterti di fronte a difficili scelte morali. Avevo già scritto mesi fa di Gods Will Be Watching, gioco che poneva il giocatore davanti a situazioni complesse dove però il coinvolgimento, seppur forte, rimaneva “al sicuro” data l’ambientazione fantascientifica che aveva ben pochi riferimenti alla nostra vita di tutti i giorni. Oggi vi voglio parlare di This War of Mine, sviluppato dalla polacca 11 bit studios.
This War of Mine è prima di tutto un gioco sulla guerra, con l’unica differenza che qui non sarete un soldato o un membro di chissà quale squadra speciale. No, qui sarete i sopravvissuti. Sarete quelle persone che vivono sulla propria pelle la crisi della guerra in patria. Sarete civili che hanno perso quasi tutto. Dimenticatevi la vita precedente, il vostro vecchio lavoro e anche i vostri familiari: un edificio diroccato e un pugno di altri rifugiati è tutto ciò che avete ora. Il tutto all’interno di un ambientazione cupa, grigia e in declino. Per l’ambientazione, il team si è infatti lasciato ispirare ai fatti successi durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. Pogoren, questo il nome della città nel gioco, è la triste metafora di qualunque città sotto assedio. Di giorno è una città deserta, con i cecchini appostati che impediscono qualunque movimento allo scoperto, mentre di notte è altrettanto pericolosa, con bande di sciacalli in cerca di risorse o con militari privi di scrupoli che non esitano a calpestare gli ultimi sentimenti di umanità rimasti. Il giorno e la notte saranno anche le due principali fasi di gioco: nella prima dovremo gestire il nostro gruppo di sopravvissuti nel loro rifugio, nella seconda possiamo decidere di esplorare la città, sperando di trovare risorse utili.
Quando il sole è alto in cielo il gioco mostra il suo lato più gestionale. Le scorte di cibo non bastano mai, che razioni facciamo oggi? Meglio qualcosa di crudo che sazia poco, oppure consumiamo più risorse per un buon minestrone da condividere? Spetterà a noi rendere il rifugio il più autosufficiente possibile, creando ad esempio postazioni di lavoro migliorate, giardini interni, distillerie e molto altro che può essere usato come merce di scambio o come risorsa utile per la nostra sopravvivenza. È qui che dovremo anche prenderci cura di eventuali malattie, ferite o problemi del nostro gruppo. Le bende scarseggiano, e fare camminare un ferito non fa altro che peggiorargli la situazione. Lo lascerete coricato tutto il giorno, rinunciando ad un paio di braccia in più? E se qualcuno cadrà in depressione, gli troverete una spalla a cui appoggiarsi, oppure essendo tutti impegnati con le proprie mansioni lo lascerete da solo? E che dire delle persone che busseranno alla vostra porta? Darete loro una mano e le risorse di cui hanno bisogno, o le terrete per voi data la situazione difficile?
La notte è sicuramente il momento che ci pone davanti alle scelte più importanti: quelle di cui non conosciamo gli esiti. Se di giorno abbiamo un certo “controllo” sulla situazione, di notte dovremo decidere cosa far fare ai nostri sopravvissuti. Chi lasciamo al rifugio? Chi facciamo dormire nel caldo di un letto e chi per terra? E chi teniamo sveglio a fare la guardia? Ma soprattutto: manderemo qualcuno ad esplorare la città, in cerca di risorse? E se sì, chi mandiamo? Meglio l’atleta, agile e veloce, pronto a scappare in caso di pericolo oppure il lavoratore di fatica, lento ma capace di trasportare più cose?
Una volta scelto chi sarà “lo sciacallo” di turno, dobbiamo anche decidere cosa fargli portare con sé per l’esplorazione. Piede di porco, vanga e grimaldello possono essere utili, ma tolgono spazio alle cose che può trasportare, facendolo quindi tornare con meno risorse utili. Molto dipende dal luogo che vogliamo razziare: una vecchia casupola diroccata probabilmente è disabitata, mentre gira voce che i banditi abbiano preso il controllo dell’hotel. Se ci sono pericoli, forse è meglio prepararsi al peggio e portarsi dietro qualche arma, togliendo però ulteriore spazio alle risorse che possiamo portare.
Durante l’esplorazione, che assume un gameplay più stealth-adventure, potranno capitargli situazioni orribili e dovrà compiere scelte fulminee, ma nulla viene dimenticato. Quando tornerà al rifugio, state certi che si ricorderà quello che ha visto e quello che ha fatto, qualunque cosa sia. Nel caso di eventi traumatici, siate pronti ad offrirgli qualcuno che lo supporterà psicologicamente: la strada per la depressione è tutta in discesa.
E se tutto va per il peggio, se “lo sciacallo” viene ucciso, perderemo tutto quello che portava con sé, e lui non tornerà indietro. Non ci sono salvataggi, non ci sono caricamenti, non ci sono “undo button” in quei casi: la morte è permanente. In quel caso avremo una bocca in meno da sfamare, ma anche un paio di braccia in meno e, soprattutto, la morte avvilisce. Quando un “compagno di gruppo” muore, gli altri cadranno in depressione.
This War of Mine è un gioco semplice nelle sue regole, non difficile da imparare, ma complesso da gestire. È una complessità che però non è artificiosa: l’esperienza è stata creata per porre il giocatore davanti ad una specifica situazione di crisi, e sia le scelte sia gli eventi di gioco rispecchiano questa decisione. Vedrete mai la fine della guerra? E se sì, a quale prezzo? Cosa avete sacrificato per farlo? I compagni di gruppo? La vostra umanità? O la vita di qualche sconosciuto che avete danneggiato con le vostre azioni? A volte le scelte che facciamo si portano dietro conseguenze a lungo termine che non siamo in grado di prevedere sul momento. Le tentazioni sono tante, ma il gioco non ha la pretenziosità di insegnarti niente sul “bene” e sul “male” della scelta: è sempre il giocatore che deve decidere, all’interno di uno scenario che non è solo “bianco” o “nero” ma soprattutto “grigio“. È un gioco che non posso fare a meno di consigliare e premiare e che ritengo senza ombra di dubbio ad ora la miglior opera di 11 bit studios che, non a caso, ha stretto una partnership con l’associazione War Child, che si occupa di proteggere i bambini dalla guerra. Fatevi un regalo: donatevi un esperienza che rimarrà con voi, nella vostra storia di videogiocatori, ma soprattutto nella vostra vita da esseri umani di tutti i giorni. Perché Pogoren è sì una città fittizia, ma molte altre vivono gli stessi eventi mentre noi stiamo qui, seduti al computer.
This War of Mine potete trovarlo su Steam per 18,99€ mentre, se volete fare la differenza, potete effettuare una donazione sul sito ufficiale di War Child.