C’erano una volta gli shoot ‘em up a scorrimento orizzontale. Ed erano belli, colorati, frenetici e divertenti. I meno giovani tra di voi ricorderanno sicuramente i vari Gradius, R-Type, Xenon e via dicendo: era impossibile possedere una console casalinga o frequentare una sala giochi e non imbattersi in almeno un gioco di questo genere. Poi la tecnologia permise di declinarlo in molteplici modi, sempre più complessi e simulativi. Non peggiori, sia ben chiaro, ma diversi: giocare a casa con un PC e aver voglia di battaglie spaziali significava scegliere giochi come Elite, Wing Commander o X-Wing, giochi fenomenali, ma caratterizzati da un approccio più serio e “realistico”.
E se i due generi sono riusciti a convivere fino all’avvento della prima PlayStation, da li in poi le cose si sono inasprite: certo, con titoli come Colony Wars i giocatori avevano di fronte qualcosa di sempre più immersivo e coinvolgente, ma se sul primo sistema di gioco Sony si potevano trovare Einhander o Thunder Force V, già dall’era 128 bit gli esemplari di shooter a scorrimento sono diventati sempre più rari ed elitari. È nato così il genere dei bullet hell: di stampo prettamente giapponese, i giochi come Castle of Shikigami o Giga Wings sono diventati tra i preferiti dei fan del genere, esasperando le qualità che i giocatori apprezzavano: situazioni esageratamente complicate ma non impossibili che mettono a dura prova i riflessi del giocatore, pattern di attacco dei nemici stravaganti e meccaniche nuove legate al colore dei proiettili da schivare o assorbire o ancora boss di fine livello giganteschi. Ancora oggi vengono prodotti giochi di questo tipo, ma sono sempre più rari quelli che fanno il botto o che si fanno riconoscere. Ebbene, Syder Arcade fa parte di questa categoria.
Sviluppato dagli italianissimi Studio Evil, questo shooter è una vera e propria lettera d’amore al genere: cita e prende in prestito molto da altri titoli come Uridium 2 e Project X, ma si ritaglia una sua identità propria di tutto rispetto. Definirlo senza fare esempi non sarebbe efficace, quindi per capire cosa aspettarvi da Syder Arcade pensate a Fantasy Zone, ma solo nella struttura dei livelli. Come in quel gioiellino infatti ognuno dei 6 stage che affronterete sarà esplorabile da destra a sinistra, liberamente e senza alcuna fretta o scorrimento automatico del livello, senza però il loop che prevedeva il gioco SEGA una volta raggiunto uno dei due margini dell’area di gioco. Ovviamente il ritmo di gioco e le tempistiche saranno dettate dagli obiettivi delle diverse missioni, ma avrete praticamente libertà totale e vi potrete orientare grazie a una mappa che indica la vostra posizione, quella dei nemici e dei bonus che avrete liberato distruggendo le navi avversarie. Allo stesso modo, la grafica e l’azione ricordano da vicino anche Ikaruga: se nello sparatutto di Treasure infatti si potevano assorbire i proiettili di un colore e si dovevano schivare quelli dell’altro, in base a uno dei due possibili assetti della vostra nave, qui alcuni proiettili sono distruttibili con i vostri colpi, mentre gli altri sono tutti letali.
E come negli shooter moderni, anche qui non sarà sufficiente un colpo solo a distruggere il vostro veicolo, ma avrete una barra di energia da svuotare prima di perdere una vita. Ovviamente l’energia sarà ripristinabile con un apposito bonus, al quale si accompagnano potenziamenti di varia natura, tra cui nuovi tipi di sparo, attacchi aggiuntivi, ricarica per l’arma speciale e incrementi di velocità. Prima di iniziare avrete anche la possibilità di scegliere una tra quattro navi da utilizzare, ognuna con diversi armamenti e un rapporto velocità/scudi diverso, in modo da offrire a tutti il grado di manovrabilità e resistenza preferito. Diversamente dai giochi classici però, un difetto affligge Syder Arcade da punto di vista della longevità, soprattutto vista la definizione che Studio Evil ha coniato apposta per il gioco: “old school shoot ’em up”.
È chiaramente un modo per avvicinare i giocatori più attempati che vogliono un sano sparatutto di astronavi come quelli di una volta, ma la definizione non è del tutto veritiera: una volta raggiunta una delle 6 missioni sarà infatti possibile ripartire esattamente da quella, senza dover affrontare i livelli precedenti. Certo, è solo un dettaglio, ma non da poco: ovviamente chi vuole affrontare il gioco come si faceva una volta può settare la difficoltà al massimo e partire dal primo stage ogni volta che appare la scritta Game Over, ma si tratta di una cosa che pochi faranno. Forse un sistema di Continue limitati (ed espandibili con il raggiungimento di determinati punteggi) avrebbe giovato all’esperienza, che come già detto non è proprio lunghissima essendo costituita da soli 6 livelli.
Certo, c’è una modalità Survival composta da tre diversi scenari diversi tra loro in cui sopravvivere il più a lungo, le classifiche e gli Achievement di Steam che possono allungare notevolmente il ciclo vitale di Syder Arcade, ma si tratta di attività collaterali assenti nei giochi di una volta, che per questo rimangono ancora su un altro livello. Il punto di forza del gioco però è un altro: i ragazzi di Studio Evil hanno preso la semplicità dei titoli di una volta, approfondendo però alcune meccaniche per rendere il gameplay moderno. In che modo? Intanto avrete a disposizione solo tre tasti: attacco normale, attacco speciale (non illimitato) e inversione di direzione per trovarvi più volte a fughe in retromarcia. In secondo luogo, ad esempio, hanno pensato di rendere i proiettili gialli e tondi pericolosi anche per gli avversari (provate a far esplodere una mina in mezzo a un gruppo di astronavi aliene!) o ancora hanno fatto in modo che i bonus non scompaiano finché non vengono raccolti, dando al tutto un tocco di strategia in più (il Repair ha senso ottenerlo subito, o magari meglio aspettare di aver subito qualche colpo in più?). Potreste aver già finito la modalità campagna prima di accorgervene, ma tutte queste accortezze potrebbero riuscire ad ottenere l’achievement Die Hard a difficoltà Mistico, con estrema soddisfazione personale!
Tecnicamente il gioco è bellissimo. Se la grafica impostata di default non fa gridare al miracolo, ma sposa lo stile poligonale di titoli come Castle of Shikigami, tra le opzioni grafiche disponibili ci sono moltissime varianti e filtri applicabili per ricreare lo stile di diverse macchine da gioco dei bei tempi andati (qualcuno ha nostalgia dell’Amiga?). Ma se l’aspetto grafico non spinge al massimo le potenzialità di una macchina come il PC, va comunque detto che si comporta benissimo e spesso sarà un vero spettacolo visivo riuscire a schivare tutti i proiettili e nemici sullo schermo.
Il comparto audio poi è di prim’ordine. Purtroppo sposa più le tendenze moderne indirizzate verso la musica elettronica (europea, in questo caso) piuttosto che le schitarrate metal dei capolavori Technosoft degli anni ’80, ma nonostante il leggero anonimato di alcuni brani, sono sempre tutti azzeccati e al posto giusto, accompagnando e convincendo. La trama è narrata in maniera forse troppo veloce e ingenua e leggere i pochi dialoghi durante le fasi d’azione è difficile, ma si intravede sulla superficie qualche interessante spunto e una caratterizzazione dei personaggi, soprattutto dal punto di vista grafico, ottima e che denota passione e consapevolezza: peccato solo che non ci sia il tempo di esplorare più a fondo l’universo che i ragazzi di Studio Evil ci hanno messo davanti.
Insomma, Syder Arcade si propone come punto di incontro tra i classici del passato e i giochi delle ultime generazioni, riuscendo a coinvolgere nonostante la breve durata. Con un po’ più di carattere avrebbe potuto essere un’esperienza obbligatoria per i fan del genere. Così com’è si tratta di una piacevolissima dedica ad un tipo di gioco sempre più raro, disponibile tra l’altro anche in versione mobile oppure su Steam a 9,99€.