Se sei un appassionato di gestionali, simulatori di qualsiasi cosa e simili, tipo che hai perso le diottrie su cose come House Flipper, quando vedi il trailer di Retro Gadgets, sviluppato da Evil Licorice, dici “lo devo avere, su questa roba ci passo le giornate”.
È così? Sì, più o meno, perché diciamo che questo “gioco”, che proprio gioco non è, presenta una selezione all’ingresso abbastanza importante e non mi sento di dire che la colpa è solo vostra se non lo state capendo.
Retro Gadgets: l’officina a portata di mouse e tastiera
Il primo impatto con la schermata di gioco è quanto di più straniante possa esserci: cassettini con input e output dove possiamo trovare, rispettivamente, pulsanti e schermi, ma anche levette e uscite audio, qualche cassettino coi pulsanti d’accensione, l’archivio, l’aerografo per colorare le nostre creazioni e il saldatore per modificare tutto il modificabile a livello di schede.
Le possibilità sono infinite, si possono creare veri e propri videogiochi retro partendo davvero da zero per poi customizzarli a nostro piacimento tanto a livello estetico quando di codice.
Quindi qual è il problema? Il problema arriva quando partite da zero anche voi.

Input, output, decorazioni, tasti d’accensione, pinzette, saldatore, sarà una figata imparare a usare tutto questo…su Youtube.
Già, perché purtroppo, almeno per il momento, su Retro Gadget non c’è nulla che insegni a muoversi sopra la scrivania, siete lasciati sostanzialmente a voi stessi.
Il Dark Souls dei simulatori hobbistici.
“Vai Senzaluce, questa è la tua scrivania”.
Il tasto “impara” e il workshop
Tocca applicarsi parecchio per imparare a costruirsi i propri gadgettini perché il tasto “impara” presente nel menù non è la cosa più intuitiva del pianeta.
Ci sono video tutorial e documentazione per quanto riguarda il codice, certo, ma un vero e proprio tutorial guidato per cominciare a prendere la mano con la scrivania e le varie componentistiche non sarebbe affatto male.
Diciamo che il tasto impara ti mette a disposizione vari aggeggini precostruiti con gradi crescenti di difficoltà costruttiva per prendere la mano con il codice e i componenti, supportati dai video e dai documenti.
Ne vale la pena?
Orca se ne vale la pena.
Partiamo dal presupposto che sappiate usare il Lua, il linguaggio di scripting con cui potete programmare le funzioni dei vostri gadget. Partiamo anche dal presupposto che sappiate già vita, morte e miracoli dei vari componenti o che comunque abbiate sbattuto la testa fortissimo e ripetutamente contro Retro Gadgets e ci abbiate preso davvero la mano.
Ecco, da qui le possibilità diventano davvero infinite come promesso, con tanto di possibilità di prendere un gadget e spostarlo sul desktop da usare come widget.
Lo trovate a 20 eurozzi su Steam e se il tutto v’incuriosisce anche solo lontanamente è il caso che ve lo prendiate perché, come detto sopra, ne vale assolutamente la pena.
E infatti è un peccato che ci sia questa sorta di elitarismo contro chi mastica poco di “fai da te retro tecnologico” e linee di codice, la parte pedagogica del titolo è davvero da sfruttare di più, ma ripeto, basta applicarsi un po’.
Il titolo è comunque appena uscito e siamo sicurissimi che un tutorial apparirà. Se lo merita.
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