Indice
Introduzione – Un altro grande ritorno
Come successo con Planet Coaster e RollerCoaster Tycoon, lo stesso succede con Planet Zoo e Zoo Tycoon. Frontier Developements ha deciso di prendere in consegna la fiamma dei gestionali e donare nuova linfa vitale al genere. La fiamma presa in consegna da Frontier si è spenta bruscamente in questo processo, e mi sto riferendo proprio a Jurassic World Evolution, gioco a cui sarebbe bastato un copia e incolla becerissimo da Planet Coaster. Se vogliamo metterla meglio, bastava sviluppare Planet Zoo (sorvolo sulle tempistiche di uscita dovute al film) e scaraventargli dentro un DLC di Jurassic Park, e la gente lo avrebbe comprato. Oggi però siamo qui a parlare di Planet Zoo e non di come Frontier sia riuscita a buttare nel cesso l’opportunità di una vita.

Planet Zoo – Gameplay, editor e animali
Planet Zoo riprende da dove Planet Coaster aveva lasciato, in sostanza è la sua copia identica solo che, al posto di avere le giostre ha, giustamente, gli animali da ingabbiare. Voglio sottolineare come il fatto che sia la copia identica di Planet Coaster sia una cosa più che positiva. Ovviamente, il gioco prende qualche spunto da Jurassic World Evolution (JWE d’ora in poi) in termini di gestione degli animali, ma fortunatamente si ferma a quello. Il parco di feature a disposizione del giocatore è quindi ampissimo, permettendo di usufruire non solo della libertà di costruzione della controparte dedicata ai parchi tematici, ma allo stesso modo di molte novità azzeccatissime.
Modalità di gioco
Come di consueto il giocatore si trova davanti a varie possibilità per gestire la propria partita, partendo dalla modalità “storia”. La funzione di questa modalità è da sempre quella di offrire al giocatore varie sfide e, nel processo, istruirlo direttamente o indirettamente su come le varie meccaniche del gioco interagiscono fra loro. In breve, direi che è una buona palestra di allenamento, ma non è strettamente indispensabile.
La grande novità di Planet Zoo è però la modalità Franchise, la quale permette di aprire uno o più zoo in tutto il mondo, consentendo anche lo scambio dei vari animali tra le strutture. Questa nuova modalità, per quanto mi riguarda, si è rivelata un successone. Il fatto di poter lavorare su parchi differenti, ma tutti connessi, dona grande flessibilità a ogni aspetto che concerne il giocatore. Ad esempio, se voglio posso creare un parco in Sud America a tema asiatico e clima temperato e uno in Asia, a tema africano con clima desertico. Il fatto che i due parchi non siano su salvataggi diversi, bensì contribuiscano insieme allo sviluppo del proprio franchise, è fondamentale nell’equazione e, di conseguenza, nel successo della modalità. Per tutti coloro che preferiscono un’esperienza priva di costrizioni continua a esserci la modalità Sandbox, che si racconta da sola.

Gameplay
Come avevo già scritto nella mia recensione di Planet Coaster, il parco lo si può costruire praticamente mattone per mattone, se si vuole. Questo livello di personalizzazione aiuta moltissimo a creare zoo e gabbie uniche, sia a livello di tema che a livello di dettagli. Il gioco fortunatamente non ha seguito la scia di Planet Coaster, ed è uscito al lancio con parecchi temi ed elementi di costruzione già disponibili, fattore che aiuta moltissimo a donare una varietà di base abbastanza ampia. Un’altra ottima notizia per i giocatori è costituita dalla disponibilità del Workshop di Steam anche per Planet Zoo, dal quale si può attingere a piene mani scaricando le opere dei varie creatori. L’editor non è però così intuitivo come sembra e spesso, se non si conoscono i comandi appropriati, si rischia di non poterlo gestire al massimo del suo potenziale. Un esempio di questo è dato dalla gestione dei sentieri, che non sempre riesce a soddisfare al massimo le necessità del giocatore.
A livello di gestione di animali e attrazioni, il gioco presenta degli alti e bassi, dove gli alti sono rappresentati dalla gestione degli animali, e i bassi da qualche dettaglio delle attrazioni. Come in JWE, gli animali hanno delle necessità, bisogni che si spalmano su vari livelli: ad esempio, uno è relativo all’ambiente presente nella gabbia, mentre altri sono legati al numero di altri esemplari con cui condividono lo spazio o a specifici oggetti; non è assolutamente difficile riuscire a bilanciare questi elementi in modo tale da garantire il miglior welfare possibile alle bestie, basta seguire quelle che sono le loro necessità. Questo sistema però diventa più complesso una volta raggiunto un certo numero di specie animali e di esemplari, fino a risultare un fattore di micromanaging abbastanza importante. La gestione delle attrazioni o gabbie, o enclosure, o come le volete chiamare, è ben altro discorso.

Pur essendo abbastanza gestibile nei tool per rendere felici gli animali Planet Zoo, a causa di alcuni elementi, risulta abbastanza tedioso, soprattutto nelle prime fasi di gioco. La frequenza con la quale il gioco costringe a ricostruire i muri delle gabbie, un po’ troppo alta, mi ha dato abbastanza fastidio. Che sia ben chiaro, nel mondo reale se faccio costruire un muro di mattoni e metto due lemuri dentro al recinto, probabilmente dopo dieci anni quel muro è ancora in piedi. Questo non succede nel gioco e quel muro, anche in meno di un anno, crolla. Capisco le necessità ludiche, ma a me la cosa ha dato solo noia e fastidio, distogliendomi dal creare nuovi habitat e costringendomi a controllare e ricostruire preventivamente tutti i muri e i vetri del parco, a intervalli di sei mesi (di gioco ovviamente).
Gli aspetti di micromanaging vanno anche oltre, soprattutto se si va a prendere in esame la gestione dei terrari, che si rivelano abbastanza folli da gestire, non che siano difficili ma, a seconda del numero di attrazioni che si posseggono, il livello di cura richiesta cresce in maniera esponenziale. Questa crescita è dovuta alle specie che generalmente vengono introdotte nei terrari, le quali proliferano senza controllo e, una volta raggiunto il sovraffollamento, è necessario vendere gli esemplari in eccesso, che non sono pochi. Insomma, avrei preferito più micromanaging degli habitat e meno degli elementi “superflui”. Una buona soluzione per evitare al giocatore di passare ore a vendere millepiedi sarebbe stata automatizzarne la vendita, perlomeno una volta raggiunto un certo limite di esemplari.

Aspetto Tecnico
L’aspetto tecnico del gioco è la causa che mi ha portato a scrivere questa recensione solo ora, ho infatti dovuto aspettare un po’ prima di poterci giocare seriamente, perché al lancio il titolo presentava molti bug. Frontier Developments ha risolto man man la maggior parte dei problemi, che hanno comunque richiesto del tempo. Ad oggi il gioco non è ancora bug free, ma è in uno stato giocabilissimo e sensibilmente migliore rispoetto al giorno d’uscita. A livello grafico non c’è molto da dire, è ovvio che non sia il titolo più “spinto” di sempre, mantiene la grafica di Planet Coaster e, per lo scopo, va più che bene così.
Planet Zoo – Conclusioni
Tirando le somme, Planet Zoo fa esattamente quello che gli viene richiesto: essere il Planet Coaster dei gestionali di Zoo. Moltissime note positive, come la modalità Franchise, il livello di customizzazione dei parchi e, impossibile non menzionarlo, lo Steam Workshop. Per forza di cose il titolo, a mio avviso, ha anche qualche problema, ma con un po’ di pazienza si può guardare oltre.
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Ma volete fare il CD per il pc