Introduzione – Quando tutto va al suo posto
Ho sempre sostenuto che a NetherRealm Studios avessero un gran dono, rispetto a tutta la concorrenza. Il dono di cui parlo è l’abilità di riuscire a creare un picchiaduro, l’unico probabilmente, con una storia degna di questo nome. Scontri plausibili, dialoghi molto anni ’80 e ’90 – vero – ma pur sempre all’interno di un seminato ben definito e godibile, ma soprattutto una storyline non banale e avvincente.
Nella recensione di Mortal Kombat 11 avevo parlato molto di questo aspetto e non posso fare altro che rincarare la dose per Aftermath, dove tutti i tasselli del gioco base vanno al loro posto.

Gameplay, Storia e comparto tecnico – Valore di produzione fuori scala
Ci eravamo lasciati, alla fine di Mortal Kombat, con Liu Kang Dio del Tuono e del Fuoco, Kronika sconfitta ma con le Sabbie del Tempo ancora da controllare. Ed ecco che arriva il buon vecchio Shan Tsung (magistrale l’attore Cary-Hiroyuki Tagawa che riesce praticamente a tenere in piedi la baracca da solo, a livello interpretativo) che si offre di aiutare a ripristinare le Sabbie del Tempo facendo ritrovare la corona di Kronika che era stata distrutta in combattimento.
Inizia quindi un interessante viaggio in timeline alternative in cui avremo la possibilità di gustare alcuni nuovi membri del Kast come Sheeva, la fedelissima servitrice di Sindel (sì, ci sarà la possibilità anche di giocare la capellona urlatrice all’interno della storia di Aftermath), e Fujin, il fratello di Raiden, Dio del Vento e con parecchie abilità molto succose in grado di infastidire gli avversari già da metà schermo.
Il valore di produzione di questo DLC è andato oltre mia ogni più rosea aspettativa: non solo la storia è stata scritta egregiamente nonostante si trattasse di viaggi nel tempo, cosa che io ritengo estremamente difficile da fare a causa dei possibili buchi di trama ed incoerenza che si possono creare con facilità, ma anche lo studio che è stato fatto sui combattenti inseriti è stato grande.
Robocop, infatti, esterno al Kast canonico, risulta essere un grande omaggio al Kombattente, con tantissime chicche estratte dai film, a partire da alcune sue Brutality, fino ad arrivare alle sue cutscene introduttive con altri sfidanti. Io non sono un fan dei personaggi non canonici, ma la cura che viene messa nella loro creazione è davvero incredibile.
Infine, per non farsi mancare nulla, gli sviluppatori hanno inserito le Friendship. Al posto di una Fatality, la Friendship permette al giocatore di far partire uno stacchetto molto divertente dove, a differenza del solito, non ci sarà uno smembramento selvaggio dell’avversario, ma bensì qualcosa di molto più leggero e godibile!

Conclusioni – Tassello necessario
In definitiva, Mortal Kombat: Aftermath è il tassello necessario che vi consiglio assolutamente di avere se volete dare un senso di chiusura alla storia del gioco base e se volete provare 3 nuovi Kombattenti molto diversi tra loro che sapranno di sicuro aggiungere pepe e svecchiare un po’ il playstyle del resto del Kast. C’è poco da fare, questa espansione è un must-have e vi regalerà piacevoli ore di massacro, in compagnia di Shang Tsung e tutta la Kombriccola.
See you Game Cowboys!