Pubblicato il 29/10/17 da Riccardo Trillocco

Morphite

C'è vita nell'universo, ma non ci somiglia

A voler essere superficiali si potrebbe liquidare Morphite con un laconico “è il No Man’s Sky dei poveri”, chiudere qua la recensione, e darci appuntamento alla cantina di Mos Eisley per un buon latte di Bantha. Per vostra (s)fortuna la superficialità è un’esclusiva della mia vita reale, pertanto addentriamoci nelle profondità di questo piccolo action-adventure ad ambientazione spaziale.

Sviluppato da We’re Five Games, con l’aiuto e la supervisione dei ben più esperti Crescent Moon Games, e convertito per console dagli australiani Blowfish Studios, Morphite ci mette nei panni di Myrah Kale, una  giovane ragazza che ha trascorso tutta la vita nella stazione spaziale gestita dal suo padre surrogato, Mr. Mason. Un giorno Mr. Mason assegna a Myrah una missione esplorativa volta all’acquisizione di scorte per la stazione e, per proteggerla, le affida un aiutante robotico dalle sembianze feline, Kitcat. Entusiasta di poter finalmente lasciare lo spazio angusto nel quale è cresciuta, Myrah approda su un pianeta vicino, armata solo di uno scanner, utile per acquisire dati sulla flora e la fauna locali, e del suo assistente robot-felino. Ben presto i due si imbatteranno in una porta ornata da uno strano simbolo, il quale, nei racconti dei numerosi viaggiatori che sono soliti frequentare la stazione, è comunemente associato alla Morphite, una sostanza in grado di mutare forma ritenuta ormai scomparsa da secoli. Varcando questa porta Myrah e Kitcat andranno incontro a una sensazionale scoperta, che li porterà a girovagare in lungo e in largo per l’universo, e a far luce su eventi sconcertanti del loro passato.

Se vi piacciono le forme cubettose, Myrah Kale è la ragazza che fa per voi

Dal punto di vista tecnico Morphite adotta lo stile low poly, tornato in voga grazie al recente successo di giochi come Grow Home, Virginia e Superhot, e che personalmente apprezzo molto. Dal lato sonoro i ragazzi di We’re Five Games hanno svolto un ottimo lavoro, sia sul versante degli effetti ambientali che su quello della colonna sonora, con musiche che rimandano alla fantascienza anni ’80 di carpenteriana memoria, ma anche a sottogeneri ambient quali psybient e space music. I dialoghi sono interamente doppiati, piuttosto bene oltretutto, cosa non così scontata per una produzione di questo tipo. Purtroppo non mancano glitch, sia grafici che riguardanti il missaggio. Non sarà raro veder comparire enormi porzioni di scenario solamente a pochi passi da noi, imbattersi in nemici e in NPC immobili, o il non riuscire ad ascoltare un dialogo perché la traccia di sottofondo è stata mixata a un volume troppo alto. Si tratta comunque di difetti già segnalati agli sviluppatori dalla community, molto attenta e attiva in questo senso.

Messi da parte gli aspetti tecnici, concentriamoci ora sul gameplay e sul perché nell’introduzione lo abbia paragonato al tanto bistrattato No Man’s Sky. Pad alla mano le similitudini saltano subito all’occhio: una mappa stellare praticamente infinita, libertà di girovagare per l’universo ignorando la trama principale, focus incentrato sull’esplorazione e sulla catalogazione di piante e animali attraverso uno scanner, la necessità di accumulare risorse per upgradare la nostra tuta e ottenere così l’accesso a pianeti altrimenti mortali per il nostro personaggio, la visuale in soggettiva con un FOV (campo visivo) piuttosto limitato, l’uso di una palette cromatica dai colori particolarmente acidi, la generazione procedurale dei pianeti, e, infine, un ritmo di gioco compassato, con un tasso di difficoltà prossimo allo zero. Dov’è quindi che Morphite prende le distanze dalla sua evidente fonte d’ispirazione e, per certi versi, la supera? Innanzitutto c’è una trama ben definita, con tanto di boss di fine livello (o sarebbe meglio dire “pianeta”), e tutti i luoghi che visiteremo seguendo il canovaccio principale sono stati accuratamente programmati e rifiniti dagli sviluppatori. Questo significa che nell’arco della quindicina di ore necessarie a portarlo a termine, Morphite difficilmente vi porrà due volte di fronte alla stessa situazione, proponendo inoltre uno sviluppo del personaggio piuttosto marcato, grazie anche all’acquisizione di gadget utili a facilitare e velocizzare la vostra esplorazione. Un’altra grande differenza è nelle meccaniche di decollo e atterraggio, qua assenti: lo spostamento tra i vari sistemi solari avverrà attraverso la semplice pressione di un tasto.

La mappa stellare. La barra viola indica l’energia della nave, quella verde il carburante

Ci sono delle piccole variabili durante i nostri spostamenti, declinate sotto forma di eventi casuali. Potremo incappare in un campo di asteroidi, venire attaccati da pirati spaziali o approcciati da navi amiche che vogliono solamente commerciare. Queste sono le uniche occasioni in cui prenderemo il controllo diretto della nostra astronave, ma le meccaniche sono talmente semplici che il tutto si risolverà in pochi secondi. Assente anche qualsivoglia aspetto strategico: non ci troviamo certo di fronte a un nuovo Elite Dangerous. Nell’arco della mia prova solo una volta mi sono sentito spinto a esplorare pianeti che esulavano dalla mia rotta, ed è stato per craftare le risorse necessarie per un upgrade che garantisse alla mia tuta la protezione dalle alte temperature.

Arriviamo così a parlare delle centinaia di pianeti generati proceduralmente, e che possono essere bellamente ignorati se ci si accontenta di seguire la storia principale. Come dichiarato dagli sviluppatori in un’intervista rilasciata al portale TouchArcade, il tutto è diviso in biomi, catalogati in base alla temperatura. Quindi se atterreremo su pianeti freddi, vedremo più o meno gli stessi tipi di flora e fauna, con delle piccole varianti. Stessa cosa per i pianeti caldi. Non mancano attività secondarie quali il cavalcare creature, previo pagamento di una piccola somma, o il dover distruggere delle uova aliene entro un certo limite di tempo. Tuttavia, queste attività non sono poi molte, e si somigliano un po’ tutte. Come già affermato dai programmatori nella suddetta intervista, il grosso delle risorse è stato utilizzato per lo sviluppo della main story e per la realizzazione dei pianeti che ci troveremo a visitare seguendola, ma, ora che il gioco è finalmente uscito, hanno promesso che verranno aggiunte ulteriori variabili all’algoritmo di generazione procedurale.

Un esempio di attività secondaria

Concludendo, non è affatto semplice esprimere un giudizio oggettivo su un gioco come Morphite. Da un lato è impossibile non tenere conto dei numerosissimi difetti che lo affliggono, su tutti l’estrema semplicità delle meccaniche, il tasso di sfida prossimo allo zero, l’eccessivo “ispirarsi” ad altre opere e la sovrabbondanza di bug e glitch. Dall’altro va tenuto conto dell’esiguo numero di persone da cui è composto il team di sviluppo (non si chiamano We’re Five Games per caso), della natura essenzialmente mobile del progetto (la piattaforma di riferimento è iOS), del fascino indiscutibile esercitato da certe ambientazioni e della buona longevità.

Personalmente, ho avuto un rapporto piuttosto travagliato con questo gioco. Mentre lo giocavo ne notavo i difetti, lo maledivo per le morti accidentali causate dalla fisica sballata o dai saltuari crash che mi costringevano a riavviarlo, ma, nel contempo, non riuscivo a staccarmene, tanto da averlo abbandonato solo svariate ore dopo averlo portato a termine. Il mio consiglio è quello di guardare qualche gameplay per vedere se può fare al caso vostro, o di prenderlo a scatola chiusa se in passato avete giocato e apprezzato No Man’s Sky e Metroid Prime, le sue principali fonti d’ispirazione.

Il gioco è doppiato e sottotitolato in inglese, nessuna localizzazione nella nostra lingua. Da segnalare inoltre che è prevista una futura conversione per Nintendo Switch, con tanto di supporto per i sensori di movimento.

 

protagonisti carismatici

varietà di specie e pianeti

 

  • Humour cinico e naif
  • Enigmi intelligenti
  • Boss originali

 

  • Rampino implementato malissimo
  • Hitbox sballate
  • Difficoltà inesistente

 

 

trillo81 - Biografia

È passato da Basketball per Atari 2600 al 4K HDR in soli 38 anni. Crede che il gioco più bello sia sempre quello che deve ancora iniziare ed è fermamente convinto che, come tutte le tendenze transitorie del web, le biografie in terza persona siano destinate a sparire. Aiutatelo ad azzeccare questa profezia iniziando col non leggere la sua.

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