Pubblicato il 07/11/24 da Cathoderay

Metaphor: ReFantazio – Atlus all’ennesima potenza

Vecchio e nuovo si scontrano
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In un mondo videoludico che sempre più punta ad innovare per stupire, arriva Metaphor: ReFantazio, un titolo che ambisce non solo a farci esplorare terre incantate e misteriose ma a farci riscoprire il senso di avventura pura, quella che aleggiava nei JRPG di un tempo, ma con una veste più fresca e accattivante; il marchio di fabbrica di Atlus è ben presente in questo prodotto, e per chi come il sottoscritto si è avvicinato o ri-avvicinato al genere dei GDR giapponesi con l’ottimo Persona 5, perché non spararsi altre 120 ore di gioco tutto Stylish e dialoghi? Già, perché farlo?

Un Mondo Inquieto

Studio Zero non va per il sottile e ci catapulta subito nel bel mezzo del dramma. Si apre con il botto: il re di Euchronia cade, assassinato, e noi conosciamo fin dall’inizio il responsabile, i suoi piani, e le sue motivazioni, come a dire: “non ci sono segreti qui, solo problemi e intrighi da risolvere.” Già dal primo istante si respira aria pesante, perché il regno è uno di quei disastri politici e sociali in cui, mentre tutti si combattono per il trono, l’intero sistema crolla a pezzi; al centro di tutto questo disastro, ovviamente, ci siamo noi, incarnati in un protagonista Elda (una razza maledetta, dicono i locali) e scelti per vendicare la morte del re. Ma vendetta e politica non sono mai un binomio facile: gli ostacoli, sia umani che mostruosi, abbondano, e la minaccia oscura degli “umani” – creature che sembrano uscite da un dipinto di Bosch con la sola missione di portare distruzione – getta un’ombra inquietante su Euchronia.

La narrazione ci spinge su terreni scivolosi: il gioco parla fin da subito di razzismo e di classismo senza risparmiare nessuno. La cosa interessante? Tutti i gruppi, in un modo o nell’altro, si trovano ad essere vittime e carnefici. Gli Elda non sono amati, i Paripus vengono guardati con disprezzo e approfittano del primo che passa, e gli Eugief… beh, questi poveracci sono perseguitati da chiunque abbia bisogno di qualcuno da calpestare. Insomma, se ci si aspetta un mondo fantasy dalle nette divisioni etiche, Metaphor: ReFantazio ribalta tutto, raccontando una società dove il bene e il male si confondono, e ognuno trova sempre un motivo per rendersi un po’ meno santo di quello che sembra.

Combattere per la libertà

Metaphor: ReFantazio prende il Job System di classici RPG come Final Fantasy e lo fonde con le dinamiche sociali di Persona, aggiungendo un tocco di originalità con gli Archetipi. Ogni Archetipo rappresenta una specializzazione, dal Viandante del protagonista – una classe tuttofare senza punti deboli particolari – a ruoli più specifici ottenuti grazie ai legami con i Seguaci. Gli Archetipi non solo evolvono, ma si ramificano in tre stadi diversi, permettendo un approccio strategico a ogni combattimento. Le battaglie diventano quindi non solo uno scontro di forza, ma anche di gestione e pianificazione: ogni Archetipo deve essere allenato singolarmente dai personaggi e, se ci si lega abbastanza ad un Seguace, possiamo sbloccarne l’evoluzione avanzata, che richiede un mix di risorse e affinità; il sistema di combattimento è basato sui turni, ma con una componente action intrigante: possiamo colpire i nemici mentre esploriamo, riducendo la loro resistenza prima dello scontro vero e proprio. È una chicca che rende l’esplorazione e il grinding più dinamici e coinvolgenti, costringendoci a scegliere se combattere o passare oltre. Se poi entriamo in battaglia, possiamo riavvolgere il tempo, una funzione che permette di rivedere le nostre scelte e provare strategie diverse. Questa possibilità di riavvolgimento non è solo un modo per correggere errori: diventa parte della strategia, specialmente se ci troviamo a fronteggiare nemici potenti o miniboss.

Come nei Persona, il tempo è un bene prezioso, con il calendario di gioco che scandisce le attività e le missioni. Ogni giornata è divisa in due attività, pomeriggio e sera, e scegliere cosa fare è cruciale: potremmo investire tempo nei Social Link con i Seguaci, migliorare le nostre virtù regali, o esplorare nuovi dungeon. Ma attenzione: ogni scelta porta via tempo, e una volta entrati in un dungeon, tutta la giornata è riservata a quella missione. La calendarizzazione mette pressione ma offre anche soddisfazione nel trovare l’equilibrio giusto tra avventura e relazioni, un po’ come lavorare a Milano insomma un po’ come in Persona 5, ma evolvendosi.

Raffinatezza visiva e mostri grotteschi

Sul piano visivo, Metaphor è una meraviglia stilistica. I personaggi e le creature sono caratterizzati da uno stile artistico che unisce dettagli raffinati a un gusto per il grottesco, evidente soprattutto nel design degli umani, che risultano ugualmente affascinanti e inquietanti; se da un lato le città e i dungeon mostrano limiti tecnici, dall’altro il mondo è arricchito da dettagli visivi e ambientazioni che stimolano l’immaginazione, come se fosse un dipinto antico in movimento. Shoji Meguro firma la colonna sonora, creando un’atmosfera epica e densa, con temi che si fondono perfettamente con l’ambientazione fantasy medievale, rendendo l’avventura un’esperienza immersiva. Lo stile unico di Atlus, esplode fin dalle prime schermate con una volontà ben precisa: essere riconoscibile in uno sguardo ma dimostrare di poter uscire anche dalla confort zone di Persona e Shin megami tensei e in questo Metaphor: ReFantazio, è davvero unico.

Il classico si rinnova ancora una volta

Metaphor: ReFantazio rappresenta un’evoluzione del DNA di Persona, portando il meglio della serie in un contesto più oscuro e crudo; la complessità della trama, l’importanza dei legami sociali e la profondità strategica degli Archetipi creano un’esperienza RPG che non solo intrattiene, ma fa riflettere: Non c’è spazio per divisioni semplicistiche tra buoni e cattivi: ogni scelta, ogni legame, ogni battaglia diventa un tassello di un mosaico morale più grande. Il risultato? Un’avventura che non si dimentica, ricca di sfide, tattica e profondità emotiva. Metaphor: ReFantazio è, a tutti gli effetti, una dichiarazione d’intenti di Studio Zero, un richiamo a chi ama RPG sofisticati e impegnativi, con un occhio alla strategia e uno alla narrazione. Da provare assolutamente.

  • Estetica incredibile
  • colonna sonora in pieno stile Atlus, meccaniche divertenti e appaganti

 

  • Richiede molta dedizione, alcuni cali di framerate nelle aree aperte

Cathoderay - Biografia

Pare che io sia l'entropia videoludica.

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