Pubblicato il 09/02/16 da Neko Polpo

Homeworld: Desert of Kharak – 13 anni dopo

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Spesso e volentieri, all’interno del fantastico mondo dei videogames, esistono alcune saghe che, un po’ come una ragazza al primo appuntamento, si fanno attendere. Anche per anni, se necessario. È proprio questo il caso di Homeworld: Desert of Kharak, erede della omonima saga che ha intrattenuto tantissimi appassionati di sci-fi e di giochi strategici in tempo reale durante i primissimi anni del ventunesimo secolo. Grazie all’acquisto della proprietà intellettuale della serie da parte di Gearbox Software ed il lavoro dello studio di sviluppo Blackbird Interactive, fondato proprio da alcuni ex sviluppatori di Relic Entertainment, casa di sviluppo dell’originale Homeworld e del suo seguito, dopo ben 13 anni possiamo finalmente riassaporare le travagliate vicende del popolo Kushan. La genesi stessa del titolo è molto interessante: prima dell’acquisizione della IP all’asta, a seguito della bancarotta di THQ, Blackbird Interactive era al lavoro ad un RTS che rispondeva al nome di Hardware: Shipbreakers. Gearbox, una volta messe le mani sul marchio Homeworld, non ci ha pensato su due volte a riutilizzare un nome così altisonante, considerando che aveva a disposizione una parte del team che aveva dato luce al primo capitolo. C’è da considerare però che, come è risaputo a tutti noi che respiriamo videogames 24/7, che riutilizzare un brand molto famoso crea delle aspettative che è difficile soddisfare. Parafrasando un certo Isaac Newtoon, questo nuovo titolo poggia sulle spalle dei giganti. Ogni scivolone diventa una pericolosa caduta. In queste righe tenterò di comunicarvi quanto e come Homeworld: Desert of Kharak regga il confronto con i suoi predecessori.

Benvenuti a Kharak. Un posto dove vivere. Circa.
Benvenuti a Kharak. Un posto dove vivere. Circa.

Avviato il gioco, si viene accolti da un menù principale decisamente spartano (forse addirittura spoglio), dove ci verranno proposte 3 differenti modalità di gioco: la campagna single player, la schermaglia, affrontabile sia da soli che assieme ai vostri amici, dove affronterete un singolo scenario con un determinato obiettivo da portare a termine ed infine il multiplayer competitivo, con tanto di ranking e leaderboard da scalare. Nonostante le varie modalità disponibili, il titolo di casa Gearbox è stato, a mio dire, sviluppato soprattutto attorno alla campagna. La storia ci porterà ad un periodo antecedente al primo Homeworld, in cui il popolo dei Kushan, diviso in diversi clan, vive sul morente pianeta Kharak, vittima di una desertificazione che sta uccidendo il pianeta. Il giocatore impersonerà i membri della Coalizione, guidata dal clan S’Jet, alla ricerca di un misterioso artefatto che avrebbe le potenzialità per salvare gli abitanti del pianeta da una lenta e dolorosa agonia. Il giocatore si troverà a viaggiare con un unità di assalto e recupero guidata dal carrier Kapisi, in un tentativo disperato di salvare il destino della loro civiltà. Il tema del viaggio è decisamente molto marcato in questo titolo, così come lo sono le rivalità fra i differenti clan, in particolare i Gaalsien, antagonisti principali del gioco, che lottano le forze della coalizione guidati da un misterioso culto religioso. La trama viene sviluppata, oltre alle varie missioni della campagna, attraverso cutscenes e monologhi ben curati sia narrativamente che stilisticamente. L’ambiente stesso, anche se decisamente povero per la sua natura desertica, appare particolarmente caratteristico e ben curato, e riesce, anche se solo per analogia, ad emulare lo spazio profondo ed ostile dei capitoli originali della serie. Ovviamente, il cambio di ambientazione ha un impatto consistente sul gameplay, che si sviluppa su due dimensioni, rispetto all’enviroment tridimensionale che ha sempre caratterizzato la serie.

Ho apprezzato molto il design utilizzato per le cutscenes.
Ho apprezzato molto il design utilizzato per le cutscenes.

Parlando per l’appunto di gameplay, Homeworld: Desert of Kharak si propone con un sistema di gestione delle unità che non brilla certo per innovazione: evidenti sono i rimandi a RTS del passato per quanto riguarda l’ambientazione ed il sistema di recupero delle risorse, portato a termine da deboli unità di recupero in un ambiente ostile come il deserto, come accadeva in Dune II. Non solo: anche il grado di esperienza delle diverse unità appartenenti alla flotta sotto il vostro comando, le quali saliranno di grado dopo aver ucciso una sufficiente quantità di veicoli avversari, e l’utilizzo del terreno a proprio vantaggio, in modo da interrompere la linea di fuoco del nemico in caso di necessità ed in funzione di ottenere una posizione sopraelevata in modo da infliggere più danni, sono meccaniche già viste in altri titoli come Ground Control, guarda caso titolo di pubblicazione Sierra Entertainment come l’originale Homeworld.
Ciò che voglio sottolineare è che Homeworld: Desert of Kharak non porta nessuna innovazione per il genere come fecero i suoi predecessori, ma si presenta con un gameplay collaudato che non stanca mai. Oltre a quanto già detto, il titolo si sforza di migliorare questo sistema squisitamente tradizionale, aumentando la varietà delle unità disponibili ed inserendo elementi di management della flotta come i potenziamenti per la Kapisi stessa attraverso il recupero di manufatti, la corretta gestione delle risorse e del tempo che impiegheremo per ogni missione, incoraggiandoci ad effettuare i compiti assegnati con la massima efficienza possibile, per evitare di perdere truppe e di spendere eccessivi materiali nel rimpiazzarle. Considerando che la flotta verrà utilizzata nello stato in cui terminerete la missione anche nel capitolo successivo, è importante saper conservare e riparare le proprie unità, soprattutto quelle veterane.
Elemento particolarmente ben realizzato è l’attack move: è uno dei migliori che io abbia mai visto in un RTS prima d’ora. Le unità seguono perfettamente i comandi del giocatore, mantenendo un rateo di fuoco costante, senza alcun problema di sorta.

È tempo di riempire di mazzate qualche Gaalsien.
È tempo di riempire di mazzate qualche Gaalsien.

Le altre modalità disponibili , Schermaglia e Multigiocatore, sono pensate per allungare la longevità del titolo una volta terminata la campagna principale. Peccato che non siano ben realizzate come la modalità single player: le ambientazioni disponibili sono poche, i compiti disponibili nelle schermaglie diventano troppo rapidamente competitivi, ed il multiplayer competitivo è decisamente poco popolato. Quest’ultimo problema è influenzato sia dalla scarsa varietà di ambientazioni disponibili sia da diversi “problemi di gioventù” che Desert of Kharak soffre: le due fazioni, Gaalsien e Coalizione, sono decisamente troppo sbilanciate in termini di punti di forza ed unità disponibili, dando vita ad una battaglia impari a seconda dell’utilizzo delle unità e dal tempo di gioco. I Gaalsien son decisamente più votati all’early game rispetto alla fazione opposta, decisamente migliore nel late game, ciò da vita ad alcune tattiche “cheese” decisamente poco salutari in un ambiente di gioco competitivo. I Blackbird Interactive hanno ancora parecchia strada da fare se vogliono raggiungere la concorrenza, a.k.a Starcraft II, nel comparto multiplayer.

Nonostante la realizzazione non perfetta, le modalità Schermaglia e Multiplayer possono contare comunque su meccaniche di gameplay solide e convincenti.
Nonostante la realizzazione non perfetta, le modalità Schermaglia e Multiplayer possono contare comunque sulle ottime meccaniche del gioco.

In conclusione, Homeworld: Desert of Kharak, come ogni titolo che si fa attendere, potrebbe deludere le aspettative dei i fan hardcore della saga. Sarebbe però, secondo la mia modesta opinione, un grave errore bollare questo titolo come un fallimento in preda alla delusione. Sebbene alcuni difetti (come il comparto multiplayer ancora da rifinire, l’assenza della pausa tattica che è sempre stata presente nei capitoli precedenti, l’impossibilità di rimappare i comandi) siano poco scusabili, il gioco ha uno scheletro solido che presenta margini di miglioramento enormi, soprattutto se verrà dato modo ai modder di metterci mano. Se siete amanti degli RTS e avete amato Homeworld in passato, non potete perdervi Desert of Kharak, a mio avviso. Spero decisamente in uno sconto consistente ai prossimi saldi di Steam, per far sì che la base installata aumenti e che ciò spinga gli sviluppatori a ritoccare i grossolani difetti di questo gioco. Homeworld: Desert of Kharak è acquistabile sul negozio di Steam al prezzo di 45.99€.

HOMEWORLD POLIPI

  • Gameplay
  • Ambientazione
  • Narrazione
  • Colonna Sonora

 

  • Non brilla per originalità
  • Poche mappe multigiocatore
  • Problemi di bilanciamento

NekoPolpo - Biografia

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