Pubblicato il 29/01/16 da Neko Polpo

GUILTY GEAR Xrd SIGN – Una giornata pesante

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Quando si parla di picchiaduro non è un caso che il pensiero, di appassionati e non, viaggi dritto verso gli esponenti del genere più conosciuti come Street Fighter, Tekken o Mortal Kombat, un po’ come quando in ambito JRPG e free roaming i primi ad esser tirati in causa sono i vari Final Fantasy e Grand Theft Auto.
Come però ben sappiamo (purtroppo, aggiungo io) la qualità di un titolo spesso non equivale alla sua fama e molte produzioni degne di entrare nella nostra libreria spesso finiscono per passare in sordina a causa di una campagna di marketing scadente o addirittura inesistente, il più delle volte derivante dalle scelte della stessa software house, più incline a puntare sulla propria nicchia di veterani piuttosto che aprire le porte al grande pubblico (vero SEGA ?).
Arc System Works con i suoi titoli non fa eccezione: giochi di fattura pregiata come quelli della serie Blazblue, Arcana Heart e Guilty Gear (senza contare gli ottimi spin-off di Persona) mostrano tutta la passione impiegata dagli sviluppatori nel programmare qualcosa di divertente ed impegnativo, capace di sfoggiare i propri punti di forza senza mai prestare il fianco alla concorrenza.
Tali pregi da soli tuttavia non bastano a sfondare, relegando tali primizie videoludiche ad una ben definita schiera di appassionati, senza particolare possibilità che queste si espandano verso un bacino d’utenza più vasto.
Le cose, però, sembrano destinate a cambiare ed a dimostrarlo è GUILTY GEAR Xrd -SIGN-, ultimo capitolo della visionaria saga di picchiaduro ideata da Daisuke Ishiwatari (anche compositore della colonna sonora), finalmente approdato su Steam (27,99€) circa un anno dopo la sua uscita sulle console nipponiche.
Sarà valsa la pena aspettare ? Scopriamolo.

Gli effetti particellari si sprecano.
Gli effetti particellari si sprecano.

La storia prende piede un anno dopo gli eventi narrati in Guilty Gear 2: Overture e vede una donna misteriosa, tale Ramlethal Valentine, dichiarare guerra al mondo intero, provocando così le varie organizzazioni ora pronte a tutto pur di fermarla.
Tutto qui? Tutto qui. Ma questo non perché la storia sia talmente striminzita da esser sintetizzata in poche righe: per avere un quadro completo della situazione infatti, è necessario aver giocato i titoli precedenti oppure tuffarsi a capofitto nella sezione Library prima di approcciarsi alla storyline che, sebbene di base sia abbastanza comprensibile, assume un senso ben preciso nel momento in cui si è consapevoli della mastodontica lore da sempre distintiva della serie.
Non mi sogno quindi di spoilerare la trama, o almeno la prima parte di essa, visto che gli eventi narrati non si fermano in -SIGN-, ma proseguono in -REVELATOR-, per ora appannaggio dei cabinati nipponici, quando invece preferisco concentrarmi sul perno centrale dell’esperienza, ossia il gameplay, che nella modalità storia non troverete, poiché essa è praticamente un filmato.
I combattimenti in Guilty Gear Xrd sono velocissimi, spettacolari e deliziosamente tecnici, laddove il roster dei personaggi (non troppo numeroso invero) rappresenta la festa della varietà e del divertimento che ne consegue: ognuno di essi infatti restituisce un feeling differente grazie al nutrito repertorio di mosse a disposizione e la complessità risiedente nella rapidità di esecuzione richiesta per giocare decentemente, non fa altro che abolire qualsiasi tentativo di sfocio verso il button mashing.
D’altronde è bene imparare almeno le basi per sopravvivere alle furiose lotte che il gioco propone in gran quantità nelle ormai note modalità Arcade e M.O.M. (per chi non fosse pratico del brand, la seconda si tratta di una serie di sfide da affrontare tenendo conto di alcuni handicap applicati a voi o agli avversari), altrimenti si rischia soltanto di prenderle malamente dall’IA e ancor peggio, dagli avversari in carne ed ossa.
Ma cari i miei neofiti non disperate: quando ho scritto che “le cose sembrano destinate a cambiare” mi riferivo alla presenza di un esaustivo tutorial che, attraverso semplici lezioni, salva il novellino dal suo destino di sacco di sabbia semovente e lo sprona a farsi le ossa nella modalità Challenge, utile ad imparare le combo di base ed avanzate.
Non fraintendete però: la curva di apprendimento è comunque abbastanza rigida e tuttora ritengo che il miglior tutorial in un picchiaduro ce l’abbia Skullgirls, ma è apprezzabile il fatto che Arc abbia pensato a come rendere accessibile il titolo ai profani del genere.

Sol torna a scazzottare l'universo anche in Xrd.
Sol torna a scazzottare l’universo anche in Xrd.

Armatevi quindi di pazienza e buona volontà, poiché ci vorrà un po’ di tempo prima di padroneggiare meccaniche come le Roman Cancel, che consentono di saltare immediatamente qualsiasi animazione al fine di prolungare la combo, o gli scatti aerei, ed avere una corretta gestione della Tension Gauge, utilizzata un po’ per tutto quel che concerne mosse speciali ed Overdrive.
Tornano anche le Instant Kill, ossia devastanti mosse in grado di porre immediatamente fine al duello nel momento in cui vanno a segno, ma che, in caso di fallimento, penalizzano l’utilizzatore con l’impossibilità di sfruttare la barra della tensione per tutta la durata del round, rivelandosi un’arma a doppio taglio da tirare fuori come ultima spiaggia nelle situazioni più disperate.
Senza troppi giri di parole, il titolo è definibile come uno di quei picchiaduro in cui non si può dire di aver vinto finché non lo si ha effettivamente fatto, questo principalmente in base alla miriade di possibili reversal offerte da un gameplay che non manca mai di ostentare tutta la sua furiosa frenesia, il tutto enfatizzato da uno splendido utilizzo dell’Unreal Engine 3 (che a onor del vero non avrei riconosciuto se non fosse stato per il logo all’avvio) ritoccato a puntino per sfoggiare un’eccezionale veste in cel shading atta a simulare gli sprite bidimensionali attraverso il sapiente gioco di luci, ombre e particellari su modelli tridimensionali.
Ad una componente visiva esaltante, non può che affiancarsi un comparto sonoro del medesimo livello, rappresentato in primis dalle monumentali soundtrack rock\metal a cura del sopracitato Ishiwatari, che da sempre fanno da sottofondo ai vari giochi della saga, poi da un doppiaggio nipponico di ottima fattura (quello in inglese è altalenante invece) ed infine da effetti sonori nella norma.

Si, è proprio quel che sembra.
Si, è proprio quel che sembra.

Parlando della versione PC, quella testata, essa si comporta in maniera egregia, sebbene la qualità del port non sia eccezionale: in termini prestazionali, il gioco rimane ancorato sui 60 fotogrammi al secondo anche nelle situazioni più critiche e i requisiti minimi per farlo girare fluidamente sono abbastanza bassi, ma andando a “ficcanasare” nelle opzioni grafiche non si può non denotare la povertà delle stesse, limitate alla scelta della risoluzione (e non sono nemmeno supportate tutte), il tipo di antialiasing, l’attivazione\disattivazione della sincronizzazione verticale e la posizione dell’interfaccia.
Nulla che vada a minare eccessivamente la godibilità dell’azione sia chiaro, ma che indubbiamente avrebbe meritato un po’ più di cura riposta da parte degli sviluppatori.
Spostando l’attenzione sulla componente online poi, c’è da segnalare di come il netcode faccia si il suo lavoro, ma che spesso tenda a dare di matto con botte improvvise di lag anche su connessioni “performanti” (siamo pur sempre in Italia…).
In definitiva, GUILTY GEAR Xrd -SIGN- è quello a cui i futuri picchiaduro dovrebbero aspirare e da cui prendere esempio: un titolo eccellente tanto nel gameplay quanto sul piano audiovisivo, che su PC viene un po’ penalizzato dal lavoro di porting abbozzato, ma che riesce comunque ad esprimersi come solo lui sa fare ed appassionare in ogni suo frangente.
Fatelo vostro e non potrete fare a meno di amarlo, magari al grido di…

Heaven or Hell ? Let’s rock !

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  • Tecnico a livelli massimi
  • Ottimi tutorial
  • Visivamente appagante

 

  • Roster non esagerato
  • Netcode ballerino
  • Manca Dizzy


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