Se ci sono due cose che amo sono la Pixel Art e i Metroidvania, negli ultimi anni c’è stata un esplosione di questa tipologia di giochi e il sottoscritto ne ha giocati veramente tanti, fino ad essere testimone di un appiattimento generale di meccaniche e un utilizzo spropositato di una Pixel Art non sempre all’altezza di questo nome, anzi… per cui mi sono approcciato a Gestalt: Steam e Cinder con molta cautela, non sapendo cosa aspettarmi dall’ennesima iterazione di questi due elementi. Com’è andata? eeeeh…
La potenza del vapore contro il male!
Partiamo dalla storia: nel mondo di Gestalt: Steam e Cinder un giorno si apre un portale verso l’abisso, e incredibile ma vero ne escono dei demoni che vogliono solo distruggere tutto e mangiarsi gli umani, quegli stessi umani che per combatterli attingeranno a un potere donato dall’abisso stesso e cristallizzato in potenti armature; ovviamente l’umanità vince ma da li a poco le armature e i loro possessori iniziano a essere corrotti dal male, e quindi il tutto porta a una seconda sanguinosa guerra, vinta anche questa dagli umani, che ora vivono in simpatiche cittadelle completamente alimentate dal vapore, con quel gusto squisitamente steampunk che differenzia un minimo questa ambientazione da quelle di altri 10 giochi simili… Insomma a livello di trama siamo un po’ carenti, soprattutto sul finale che lascia tutto aperto per un possibile seguito, DLC, qualcosa… Mi rendo conto che è uno spoiler ma vorrei evitarvi lo stesso trauma che ho vissuto dopo 9 ore di gioco, mediamente intense, una buona lunghezza tutto sommato.
Graficamente però Gestalt: Steam e Cinder si difende molto bene, se come dicevo all’inizio la Pixel Art è stata sovraesposta e usata fin troppo, quella di Gestalt è davvero ottima, con cura di dettagli e particolari che non fa rimpiangere l’acquisto del gioco emergendo dal mare di mediocrità che ultimamente affligge questo genere ( e in generale il mondo dei videogiochi, perché costa poco? perché fa leva sulla nostalgia?)
Sparare e tagliare
Il sistema di combattimento di Gestalt: Steam e Cinder mi ha ricordato quello di Megaman Zero, con l’arma da mischia principale e la pistola come secondaria ma che permette anche di superare determinati ostacoli, o di funzionare in combo con la prima; questa combinazione di elementi sommati a un sistema di schivata reattiva compongono una base estremamente solida da cui partire, se aggiungiamo anche la “stamina” per i nemici che se esaurita li stordisce e il recupero di tutte le pozioni di cura solo ai checkpoint, abbiamo un interessante insieme di meccaniche già viste, ma mescolate ottimamente, che diverte per tutta la durata del titolo, il che non è così scontato, pensando a tanti metroidvania giocati negli ultimi anni. Ovviamente non poteva mancare un sistema di progressione con abilità che sbloccano nuove aree da visitare e un albero delle abilità per i potenziamenti e avrete il quadro completo della situazione. Menzione d’onore per i boss, che sono ben pensati senza essere impossibili, come d’altronde tutto il gioco, che non ha un livello di difficoltà su cui settarsi ma scorre bene, senza risultare troppo semplice o troppo complicato.
In definitiva Gestalt: Steam e Cinder è un buon Metroidvania senza infamia e senza lode, non brilla per originalità ma emerge sicuramente dalla marea di titoli similari usciti negli ultimi mesi, se siete in astinenza da Metroidvania o non ne avete mai giocati è una buona scelta, meno se è il quarto gioco del genere che vi sparate questo mese.
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