Pubblicato il 05/10/22 da Ciro Muso Acanfora

Gerda: A Flame in Winter – Recensione

La resistenza danese raccontata (male) attraverso gli occhi di una giovane donna
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I giochi sulla seconda guerra mondiale non sono niente di nuovo nel panorama videoludico, dai numerosi Call of Duty ambientati sui vari fronti europei ai simulatori di sopravvivenza come This War of Mine.
Gerda: a Flame in Winter, prodotto da PortaPlay e pubblicato da DONTNOD il primo settembre scorso su PC e Switch, è solo l’ultimo di questi. Purtroppo, però, non basta sfruttare un periodo storico significativo per produrre un titolo rilevante e all’altezza.

Gerda: A Flame in Winter e la resistenza danese

Il titolo di PortaPlay racconta al giocatore la vita delle persone durante l’occupazione nazista nella città di Tinglev, in cui la Gestapo fa da padrone mentre la Resistenza cerca di liberarla.
In un susseguirsi di eventi, Gerda si troverà a dover aiutare una persona a lei cara catturata e rinchiusa nelle celle della Gestapo e il giocatore dovrà decidere, di volta in volta, quali scelte prendere nella speranza di riuscire a salvare questa persona.
Chiaramente, con il tempo che passa, Gerda incontrerà sempre più persone e si imbatterà in nuove situazioni che potrebbero far cambiare le priorità della giovane donna e del giocatore, oltre che portarla a dover scegliere chi sono i suoi amici e i suoi nemici.

Ogni giornata si traduce in diversi slot temporali in cui il giocatore potrà decidere in quale punto della città andare e, di conseguenza, quale missione intraprendere

La trama di Gerda: A Flame in Winter è relativamente banale. Lo scenario e gli avvenimenti raccontati del gioco non sono neanche paragonabili a un qualsiasi racconto sui partigiani nostrani, per non dire addirittura più monotono e banale. Il gioco non rende in alcun modo giustizia a quelle che immagino (non essendo un esperto di storia danese) essere stati gli sforzi da parte della Resistenza nel tentativo di contrastare i tedeschi. Come se non bastasse, al netto di un interessantissimo twist sul finale, il resto del gioco presenta davvero pochi spunti che possano far rimanere il giocatore interessato all’avventura di Gerda.
Come se non bastasse, i personaggi sono assolutamente piatti e dimostrano un carattere perfettamente comprensibile subito dopo averli conosciuti, con quasi nessun cambiamento durante l’intero corso della storia.

Scelte significative, ma non troppo

A livello di gameplay, l’ultimo titolo pubblicato da DONTNOD è un interactive drama come quelli che ci si aspetterebbe dalla software house che ha dato i natali a Life is Strange. Il gioco propone numerose situazioni in cui il giocatore dovrà prendere delle decisioni basandosi sulla propria morale, nella speranza di riuscire nel proprio intento. Interagire con le persone porterà a guadagnare o perdere punti “fiducia” nei confronti dello specifico personaggio o di una fazione (tedeschi o danesi, occupazione o resistenza).
All’interno dell’avventura saranno presentate al giocatore, di tanto in tanto, delle scelte che avranno più o meno probabilità di riuscita in base ai punti fiducia sopracitati. Se stiamo cercando di ricevere l’aiuto di un membro della Gestapo, ad esempio, sarà più probabile riuscire a convincerlo se avremo molti punti “fiducia” con l’occupazione.
Nel caso in cui il giocatore non voglia rischiare, tuttavia, sarà spesso possibile sfruttare i punti Compassione, Intuizione o Arguzia, che potranno essere ottenuti in maniera limitata fra una missione e l’altra, quando Gerda andrà a scrivere degli appunti in merito alla missione appena conclusa sul proprio diario. Queste situazioni in cui la probabilità fa da padrone permette di ritrovarsi in situazioni diverse anche facendo sempre le stesse scelte, andando a migliorare una varietà di path dovuti alle scelte già buona di suo.

Le scelte stesse sono spesso mediocri, dividendo in bianco e in nero situazioni che avrebbero potuto mostrare uno spessore un po’ più importante. Niente possibilità di cercare di calmare gli animi, niente possibilità di discutere con loro per trovare una soluzione, solo una scelta veicolata esclusivamente a trasformarsi in gameplay: scegli in base ai punti che ti servono, non a quello che sarebbe moralmente giusto fare.

A livello qualitativo, purtroppo, il gioco non si dimostra all’altezza delle relativamente basse aspettative poste in un team di sviluppo così piccolo e senza esperienza: spesso e volentieri capita di ricevere o perdere punti in maniera abbastanza immotivata: è sensato perdere punti “fiducia” verso l’occupazione tedesca quando si fa infuriare il capo della Gestapo, è molto meno sensato perderne per aver permesso a un danese di insultare un ubriacone (a sua volta danese) che stava parlando male della Gestapo stessa. Insomma, capiterà numerose volte di vedere cambiare i punti “fiducia” e non sapersi spiegare il perché del cambiamento.
Potrà, infine, capitare di riscontrare errori di continuità non da poco. Dopo aver sprecato metà delle circa 8 ore di playthrough a cercare di reperire delle medicine per salvare una persona (causando per questo la morte di altri due individui), vedere il gioco dirti “oh no, che peccato che tu non abbia dato le medicine a questa persona!” credo sia uno dei sentimento più frustranti che io abbia mai provato in un gioco single player.

Il peso dell’inesperienza

Anche dal punto di vista tecnico Gerda: A Flame in Winter non brilla particolarmente. Il low-poly utilizzato in gioco non è terribile di per sé, sarebbe addirittura definibile funzionale: le ambientazioni, gli edifici e gli oggetti presenti nel mondo di gioco sono visivamente apprezzabili, ma i modelli dei personaggi e spesso anche le miniature dei loro volti sono poco convincenti. Lato audio, invece, il gioco si fregia di un paio di OST ben sfruttate, ma forse un numero troppo ridotto per poter coprire adeguatamente l’interezza dell’avventura.
Queste problematiche possono essere ricondotte principalmente alla mancanza di esperienza da parte del team di sviluppo, che per la prima volta si è cimentato in un progetto di queste dimensioni, forse un po’ fuori dalle possibilità di un gruppo di così ridotte dimensioni.

Le nostre avventure ci porteranno in luoghi diversi della città, persino in zone particolarmente ostili in certi momenti

Gerda: A Flame in Winter in poche parole

Nonostante le buone intenzioni del team PortaPlay, Gerda: A Flame in Winter non può essere considerata un’opera di livello sufficiente. Delle scelte un po’ sempliciotte, una trama e personaggi non ben costruiti e numerose problematiche dimostrano come il team abbia ancora strada da percorrere prima di essere lodato per il proprio lavoro.
In questo caso, purtroppo, il team di sviluppo non è stato nemmeno in grado di far funzionare gli elementi base propri del genere “Interactive Drama”.

  • Plot twist finale molto interessante.
  • Ampio ventaglio di situazioni diverse per ogni run.

 

  • Errori di continuità.
  • Personaggi e trama non ben presentati.
  • Punti fiducia un po' casuali.

Muso - Biografia

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