Cosa succederebbe se, al posto dei non morti di The House of The Dead o dei terroristi di Time Crisis, vi ritrovaste, tutto d’un tratto, a dover fronteggiare orde di ragazzine follemente innamorate di voi, al punto tale da trasformare il sogno di un qualsiasi uomo eterosessuale (o del liceale giapponese medio) ben presto in un incubo? La soluzione è presto data: basta munirsi di una pistola caricata a feromoni™ e iniziare a distribuire estasi a destra e a manca.
Com’è facile intendere, non è certo il comparto narrativo a donare validità al titolo, bensì un altro tipo di “plot” che farà ben contenti tutti gli amanti di quell’erotismo tipicamente nipponico, effettivo target d’utenza al quale gli sviluppatori di Inti Creates hanno voluto dedicare questo Gal*Gun: Double Peace, seguito del primo capitolo mai approdato ufficialmente sui nostri lidi.

In parole spicciole, il titolo pubblicato da PQube si classifica come sparatutto su binari: il nostro personaggio si muoverà in modo autonomo attraverso gli stage che compongono la breve campagna principale, lasciando al giocatore il solo compito di mirare e sparare ai bersagli su schermo, che in questo caso sono rappresentati da scolarette (e non solo) desiderose di ammazzarvi di coccole.
Le ragazze che si affrontano non sono però semplici manichini da crivellare, bensì veri e propri personaggi dotati di una discreta caratterizzazione (che a onor del vero sfocia spessissimo nei più conosciuti stereotipi dagli occhi a mandorla), così da andare incontro ai gusti dei giocatori più disparati che, in tal modo, hanno la possibilità di cambiare trama e finale in base al proprio grado di affinità con una determinata pulzella.
Tra un livello e l’altro sono poi presenti alcuni “boss” da affrontare attraverso divertenti minigiochi, che tuttavia tendono a ripetersi a ogni battaglia, atti a inscenare le situazioni più assurde della fantasia erotica giapponese, alcune delle quali prevedibili al punto che è superfluo perfino parlare di cliché, nel caso foste abituati all’animazione nipponica “di un certo spessore”.

Analizzando il comparto tecnico, non si può che fare un plauso alla cura riposta nella realizzazione dei personaggi su schermo, i quali si muovono ostentando ottime animazioni e un discreto cel-shading; un po’ meno convincenti gli ambienti, poiché piuttosto poveri di dettagli e mole poligonale. Senza infamia e senza lode poi è il fronte audio, con una colonna sonora azzeccata e orecchiabile ma nulla di più, e un doppiaggio giapponese tutto sommato sufficiente.
In definitiva, Gal*Gun: Double Peace è l’esempio lampante di come la presenza di elementi erotici in un videogioco non vada necessariamente a minarne la qualità complessiva (vero, Senran Kagura?) ma che al contempo ne restringe la fruibilità a una nicchia ristretta d’utenza, dato che i più sensibili potrebbero non apprezzare i contenuti proposti dal titolo.
Sorvolando su tali aspetti, ci si trova di fronte a uno sparatutto su binari di buona fattura che riesce a divertire in modo spensierato anche grazie agli sforzi del publisher nel farlo arrivare da noi senza censure.
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