Ci sono giochi che si presentano con una promessa semplice e la mantengono con chirurgica precisione. Poi ci sono quelli che vogliono fare tutto: reinventare, mescolare, osare. Eternal Strands, primo titolo di Yellow Brick Games, appartiene alla seconda categoria. Un mondo aperto dove la fisica incontra la magia, i giganti si abbattono come alberi e ogni superficie è scalabile. Sembra un dream game, uno di quei progetti che sulla carta hanno tutto per essere grandiosi, ma che nella realtà rischiano di soffrire il peso delle proprie ambizioni. E allora, la domanda sorge spontanea: ce l’hanno fatta?
Indice
IL LASCITO DELLE TESSITRICI
La protagonista di Eternal Strands è Brynn, una Weaver determinata a riconquistare l’eredità del suo popolo; la sua magia non è solo una scusa narrativa, ma un vero e proprio strumento di gameplay. Il mondo di gioco è pensato per essere un parco giochi di possibilità, dove calore e gelo non sono solo status effect, ma strumenti concreti per il combattimento e l’esplorazione. Incendiare un albero e usarne il tronco fiammeggiante come arma? Si può fare. Congelare un fiume per attraversarlo? Certo. Usare il vento per amplificare un’esplosione? Benvenuti nel regno delle interazioni emergenti.
A livello di worldbuilding, il gioco pesca a piene mani da suggestioni fantasy moderne, con una lore costruita attorno a un pantheon di creature titaniche e una civiltà decaduta. Tuttavia, la narrazione è spesso un passo indietro rispetto al gameplay, con termini e concetti che rischiano di perdersi in un mare di esposizione un po’ forzata. È uno di quei giochi in cui il mondo si sente vivo più per ciò che fai che per ciò che ti viene raccontato, soprattutto perché la quasi totalità di informazioni è presentata da schermate fisse e descrizioni di oggetti, quindi mettetevi l’anima in pace, se volete conoscere questa storia dovrete leggere, tanto.
LA FISICA È TUTTO
La fisica è la vera protagonista di Eternal Strands; gli sviluppatori hanno costruito un motore che consente interazioni quasi illimitate con l’ambiente. Ogni pezzo di scenario reagisce in modo logico: il fuoco si propaga, il ghiaccio congela, il vento sposta oggetti e nemici. In un mercato dove molti open-world usano la fisica solo per fare meme su TikTok, qui diventa un elemento strategico imprescindibile.
Il sistema di scalata riprende chiaramente quanto visto in Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, ma con un’aggiunta di verticalità estrema. Non solo puoi arrampicarti ovunque, ma devi gestire le risorse per farlo in modo efficace, bilanciando stamina e abilità magiche. Questo aggiunge un ulteriore strato di strategia alle battaglie, che spesso richiedono di usare il terreno a proprio vantaggio.
BESTIE TITANICHE E COMBATTIMENTO TATTICO
Il cuore pulsante di Eternal Strands è il combattimento contro creature colossali; qui il gioco mostra la sua anima “Monster Hunter-esca”, con scontri che richiedono un mix di preparazione, riflessi e sfruttamento dell’ambiente. Gli avversari non sono solo sacchi di punti vita, ma entità che vanno analizzate e affrontate con astuzia. Ogni boss ha debolezze specifiche legate agli elementi e al terreno, e il gioco ti spinge a sperimentare per trovare la strategia più efficace.
Purtroppo, il sistema di combattimento non è sempre all’altezza delle sue ambizioni. Se da un lato il senso di potenza è ben reso, dall’altro ci sono momenti in cui la gestione della telecamera e la precisione degli impatti lasciano a desiderare. Alcuni attacchi sembrano mancare di peso, e certe animazioni risultano un po’ legnose. Non è un problema che rovina l’esperienza, ma in un gioco che punta tanto sulla fisicità dello scontro, questi dettagli si notano.
QUALCOSA DI NUOVO E QUALCOSA DI VECCHIO
Eternal Strands è un progetto ambizioso che riesce in molte delle sue promesse, ma inciampa qua e là nel voler essere troppo; l’idea di un mondo open-world dove la fisica è la chiave di tutto è geniale, e nei suoi momenti migliori il gioco regala sensazioni di libertà e potenza uniche. Tuttavia, un combattimento non sempre rifinito e una narrazione che fatica a tenere il passo con il gameplay impediscono al titolo di raggiungere lo status di capolavoro.
Se vi affascina l’idea di un Zelda che incontra Shadow of the Colossus con un pizzico di Monster Hunter, questo gioco ha tutto per conquistarvi. Se invece cercate un’esperienza più rifinita e con una storia avvincente, potreste trovare qualche ostacolo di troppo. In ogni caso, Eternal Strands dimostra che Yellow Brick Games ha idee da vendere e il coraggio di sperimentare. E, per un debutto, non è affatto poco.
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