Quando un franchise storico come Macross torna alla ribalta con un nuovo titolo, l’aria si carica di aspettative, soprattutto per gli amanti dell’anime che non vedono un gioco decente dai tempi della gloriosa PSP; Macross: Shooting Insight arriva in America e Europa dopo una gestazione lunga e travagliata, mutilato e fuori tempo massimo, e se le premesse non sono buone, il gioco forse è peggio.
Indice
Un Motore Mal Tarato
Lo schema di gioco si snoda tra sezioni shooter a scorrimento verticale e orizzontale, alternate da momenti più cinematografici che cercano di restituire l’adrenalina delle battaglie tra Zentradi e U.N. Spacy; ogni missione segue un pilota e un’Idol differente, un’idea che sulla carta avrebbe potuto fornire una varietà interessante, date le tante serie di Macross esistenti ma che nel pratico si riduce a un esercizio ripetitivo tra livelli che sanno di riciclo.
La possibilità di controllare diversi protagonisti da saghe come Macross Frontier, Macross Delta e Macross 7 è sicuramente un punto a favore, ma il problema è che l’esperienza di gioco non cambia mai radicalmente. Le navi e le Valkyrie si pilotano tutte allo stesso modo, e sebbene l’alternanza tra le tre modalità di trasformazione (Fighter, Gerwalk, Battroid) sia presente, il tutto si riduce a una scelta di pura estetica, senza un reale impatto sul gameplay, scegliendo di mescolare tutti i generi di shooter e tarandoli tutti male, il risultato è che se nelle fasi orizzontali e verticali abbiamo degli shooter mediocri ma giocabili, nelle fasi twin stick e rail il gioco peggiora sensibilmente fino al rovinoso.
Ritmo Stonato e Azione in Retromarcia
Ci si aspetta da Macross un’esplosione di ritmo e spettacolo, un balletto letale tra laser e missili traccianti che danzano sulle note di canzoni in grado di spezzare la guerra in due. E invece Shooting Insight sembra sempre mezzo addormentato. Il ritmo è incostante, i pattern dei nemici sono blandi e prevedibili, e i boss, che dovrebbero essere il cuore pulsante di ogni shooter degno di questo nome, si rivelano spesso mere spugnone di danni senza un briciolo di strategia; il comparto sonoro, poi, avrebbe dovuto essere il pezzo forte, la melodia capace di tenere insieme tutta l’esperienza. Ci sono brani storici, reinterpretati in chiave orchestrale e synth-pop, ma il problema è che spesso l’azione sullo schermo non riesce a stare al passo. Le esplosioni non hanno il giusto peso, le sezioni musicali sembrano appiccicate sopra l’azione piuttosto che fondervisi in un unicum esaltante. Il risultato è che, anziché esaltare il giocatore, la colonna sonora finisce per sembrare quasi fuori luogo.
Un viaggio lento e noioso
Sulla grafica, c’è poco da dire: sebbene gli sprite e i modelli tridimensionali delle Valkyrie siano fedeli ai design originali, l’intero comparto visivo appare spento. Gli effetti speciali sono minimali, gli sfondi statici e privi di dettagli memorabili, e nel complesso sembra un prodotto privo di quella scintilla artistica che ci si aspetterebbe da un titolo basato su una delle serie più stilisticamente affascinanti dell’animazione giapponese; il peggior crimine, tuttavia, è la mancanza di un vero senso di profondità e difficoltà crescente. Macross è sinonimo di battaglie epiche, duelli tra navi da guerra intergalattiche e caccia trasformabili che sfrecciano tra detriti stellari. Qui, invece, tutto sembra contenuto, piatto, senza mai dare l’illusione di trovarsi in una guerra interstellare. Un peccato capitale per un gioco che porta il nome di Macross nel titolo.
Un’Occasione Mancata
Macross: Shooting Insight avrebbe potuto essere un degno omaggio alla saga, un inno giocabile alle space opera piene di musica e missili; ma quello che ci troviamo davanti è un titolo a metà, che non osa spingere sull’acceleratore né dal punto di vista del gameplay né da quello dell’immersione. Non è un disastro galattico, ma nemmeno un’esperienza che meriti di essere ricordata nel pantheon degli shooter spaziali, senza contare questa deriva twin stick che si sposa davvero male con gli shooter classici, ne è la prova l’ultimo capitolo di Raiden, anche lui costretto a questa punizione non necessaria. In ultimo, l’edizione giapponese gode di alcuni DLC non presenti fuori dal paese del sol levante, a causa della ormai più che ventennale diatriba tra Big West (detentrice delle licenze di Macross nel mondo) e Harmony Gold, che aveva tagliato e cucito insieme ben 3 serie giapponesi completamente scollegate: Macross appunto, Southern Cross e Mospeada realizzando la saga di Robotech, cartone amato dal pubblico americano ma che per ovvi motivi non detiene esattamente i diritti legali delle immagini.
Se siete fan della serie, resterete con l’amaro in bocca se invece cercate un buono shooter che incarni il vero spirito di Macross, meglio riaccendere la PlayStation e tornare a Macross: Digital Mission VF-X o Macross Scrambled Valkyrie su Snes.
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