Ricordo ancora quando nel 2018, durante l’EA Play, vidi il trailer di Sea of Solitude. La mia prima reazione fu una piacevole sorpresa e genuino interesse nel vedere quello che sembrava un gioco indie dal piccolo budget ma dal grande cuore.
Il gioco del piccolo studio indie Jo-Mei Games è poi uscito l’anno successivo, nel luglio del 2019, ma non ha rimediato il successo critico sperato, o almeno non abbastanza da convincermi ad acquistarlo.
A quasi due anni dalla sua release, tuttavia, sono incappato nuovamente nel titolo e ho deciso di dargli una possibilità, anche solo per curiosità nel vedere cosa un colosso come EA potesse aver visto in un progetto come questo.
Indice
Città sottomarine e mostri… Sconosciuti?
Il gameplay di Sea of Solitude è relativamente semplice: un platform pressoché basilare, poche interazioni, collezionabili non troppo nascosti… Il lato ludico dell’opera non è certamente la sua punta di diamante, ma ho personalmente apprezzato molto la capacità con cui l’opera riesce sempre a “rinnovarsi”, aggiungendo volta dopo volta quel tocco in più per non far sembrare il gioco monotono. L’esplorazione del mondo di gioco (sia in barca che a piedi) verrà inframezzata da piccoli puzzle, scontri con nemici e vere e proprie bossfight.
Nonostante il gioco abbia una durata di circa tre ore, avrebbe potuto essere facile cadere nella trappola della banalità e riproporre lo stesso gameplay dall’inizio alla fine. Fortunatamente, i ragazzi di Jo-Mei sono stati in grado di evitare la ripetitività che avrebbe potuto scaturirne.
È pur sempre un gioco indie.
Se per il gameplay è stato fatto un buon lavoro, lo stesso non si può dire di alcuni altri elementi del gioco. Seppure il lato artistico possa essere apprezzabile, i personaggi non hanno labiale quando parlano e i modelli 3D non sono dei più apprezzabili. Anche il doppiaggio lascia quantomeno a desiderare, e in molte situazioni non è riuscito a trasmettermi le emozioni che mi sarei aspettato (o almeno, che avrei voluto).
Un mare in tempesta, dentro e fuori.
Il risveglio di Kay avviene su una minuta barca, in mezzo a un mare buio e mosso, e all’interno di un corpo che la protagonista stessa non riconosce. Paura, tristezza e, come se non fosse ovvio, solitudine sono le emozioni che accompagnano la giovane ragazza fino a che questa non trova finalmente uno spirito affine, mai visto prima ma allo stesso tempo familiare, che la aiuterà a vedere il mondo sotto una luce diversa.
Il viaggio di Kay proseguirà dunque fra mille peripezie, necessarie per soccorrere e aiutare enormi mostri che si riveleranno essere molto meno terrificanti del previsto.
Quello che per tutta la durata del gioco sembra essere un banale susseguirsi di eventi che hanno poca rilevanza e connessione fra di loro si rivelerà alla fine per ciò che è: il viaggio di Kay alla scoperta dei propri sentimenti, delle proprie colpe (e presunte tali) e di come gestire le emozioni che ne derivano e che spesso rischiano di essere troppo intense per essere controllate.
Sea of Solitude: Perché giocarlo?
Sea of Solitude potrebbe essere, per molti, un semplicissimo giochino indie. Trascurabile, non acclamato dalla critica, con un gameplay non particolarmente innovativo o frenetico abbastanza da tenere incollati allo schermo.
Per chi però, come me, apprezza le avventure incentrate sul lato psicologico ed emotivo delle persone Sea of Solitude è un titolo molto carino, che riesce a convogliare a pieno quello che è il processo psicologico di una persona che ha affrontato le proprie paure e ne è uscita, seppure con qualche difficoltà, vincitrice.