Pubblicato il 06/08/21 da Jacopo Ambaglio

Black Skylands: recensione pixellosa

Isole nel cielo, pirati e tanta, ottima Pixel Art.
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Quando nel 2019 venne fondata Hungry Couch Games, chissà se i suoi membri sapevano che il loro gioco d’esordio, Black Skylands, avrebbe fatto parlare così tanto e bene di sé.

E questa è proprio la recensione di Black Skylands, il topdown shooter piratesco in pixel art edito dai sempre ottimi Tiny Build e pronto a immergervi in una pixel art di primissima qualità.
Sì, è un po’ generica l’etichetta “topdown shooter”, visto che qua si vengono a miscelare tanti di quei generi che è dura riassumere tutto in una parola sola, ma andiamo con ordine e facciamo chiarezza sull’avventura di Eva a bordo della grande Fathership.

Black Skylands: Trama

L’umanità in Black Skylands non vive decisamente sulla terra, ma è suddivisa in tre fazioni principali che abitano svariate isole fluttuanti nel cielo. Eva, la nostra protagonista, è una bambina abitante di una prospera comunità che abita tranquillamente sulla Fathership, una gigantesca nave comunitaria. Una comunità prospera finché il padre di Eva, un Earner, ovvero la “classe” adibita a esplorare il cielo per scoprirne i segreti, torna dopo un anno di missione portando con sé una strana creatura. Questa sorta di scorpione mostruoso si rivela essere immediatamente parecchio aggressivo e attacca gli abitanti della casa staccando un braccio a Kain, il capo dei cacciatori e uccidendo il suo falco. La bestia viene uccisa, ma ormai la rottura tra Kain e gli abitanti della Fathership sembra irreparabile ed è solo l’inizio dei problemi di Eva.

La creatura infatti fa parte dello “swarm”, una razza di mostri che abita i cieli e, col tempo, diventerà sempre più aggressiva, numerosa e pericolosa.

Passano sette anni dall’infausto evento ed Eva è ormai cresciuta e pronta a seguire le orme del padre, ma tra Kain diventato capo di una feroce banda di briganti, i Falcons e lo “swarm” perennemente in agguato, alla ragazzina toccherà trovare un modo per salvarli i cieli, più che esplorarli.

black skylands

Black Skylands: Open world? Shooter? Gestionale? Tutti e 3?

Accennavamo prima al fatto che non è poi così facile etichettare Black Skylands, ma proviamoci comunque.
Principalmente resta un top down shooter, ovvero uno shooter con visuale completamente dall’alto, come possono esserlo Hotline Miami e Helldivers, per citare 2 titoli abbastanza famosi, ovviamente con le dovute differenze.

Ma Black Skylands è anche un open world, e lo è nel senso più “open” che si possa dare al termine.
Appena presi in mano i comandi della nostra (inizialmente piccola) nave volante infatti, possiamo andare davvero dove più ci pare: tutto ciò che vediamo sulla mappa è tranquillamente esplorabile.
Sarebbe quasi il caso di dire che “il nostro limite è il cielo”, ma in realtà non è proprio così. Il nostro limite è la difficoltà del gioco, ma ne parleremo a breve.

Dal lato shooter è frenetico e divertente e si ramifica in combattimenti navali e combattimenti a terra. Dopo aver preso confidenza con i comandi non proprio immediati della navetta, abbiamo inizialmente a disposizione i 2 cannoni di poppa, da direzionare in 3 posizioni diverse per sfoltire le flotte nemiche ed eventuali cannoni fissi prima di scendere a terra e imbracciare le armi.
Una volta messo piede a terra, Black Skyland diventa uno shooter abbastanza classico con 3 armi switchabili, attacchi melee e un arpione per aggrapparci ai nemici o, nel caso di avversari di piccole dimensioni, tirarli verso di noi e colpirli in faccia con una bella centra.

Una volta fatta pulizia è ora di raccogliere perché sì, Black Skylands è anche uno “Stardew Valley dei cieli” e qualcuno la Fathership con i suoi abitanti, le sue case, i suoi campi e i suoi negozi la dovrà pur gestire. Ok, abbiamo tirato in mezzo Stardew Valley… non aspettavi la stessa profondità dal lato gestionale del piccolo capolavoro di ConcernedApe, ma riesce assolutamente a dire la sua a riguardo.

Black Skyland: è tutto rose e fiori pixellosi?

Partiamo subito dalla prima cosa che salta all’occhio aprendo Black Skylands: la pixel art. Poche volte sono rimasto a bocca aperta vedendo qualcosa di questa tipologia grafica, nonostante non mi sia mai dispiaciuta, anzi.
Questo titolo riesce comunque ad avere una marcia in più, forse grazie anche alla sua particolare ambientazione che permette ai pixel artist di sbizzarrirsi con una certa libertà.

black skylands recensione

La profondità data dalla suddivisione a livelli dei fondali è davvero qualcosa di unico e il tutto è inserito in modo dinamico e coeso. Gli sfondi sotto di noi sono in continuo movimento e più dio una volta arriverete a schiantarvi contro qualcosa mentre li guardate affascinati.
Dall’altra parte devo ammettere che i portraits dei personaggi non mi hanno certo fatto gridare al miracolo.

Ora, se proprio devo trovare dei difetti a Black Skylands e non è così facile, potrei concentrarmi su due elementi che personalmente non trovo così “difettosi”, ma da un punto di vista obiettivo potrebbero esserlo.
Mi spiego subito: adoro i giochi difficili e adoro i gestionali che richiedono di farmare risorse, ma quando qualcuno affronta un gioco non aspettandosi di trovare questi 2 elementi sono consapevole che possa prenderli come difetti.

Black Skylands è un gioco difficile, senza dubbio, soprattutto nelle fasi iniziali quando non saremo così ottimamente equipaggiati e potenziati potremmo ritrovarci in difficoltà nelle battaglie navali e contro i primi boss che il gioco ci lancerà contro. Se infatti i combattimenti contro i normali nemici si fanno già sentire, anche se gestibilissimi, le battaglie contro i boss potrebbero quasi risultare al limite del frustrante per chi non ha ancora “la mano” sul genere di gioco.
Per quanto riguarda la fase gestionale il discorso è sempre il solito: c’è una città da ricostruire, dovete ottenere delle risorse per ricostruirla e quelle risorse vanno farmate, ma già qui era più immaginabile.

È un titolo che merita assolutamente una possibilità e se questo è solo il gioco d’esordio di Hungry Couch Games, mi sa che ci aspetteranno grandissime cose.

  • Davvero open world
  • Pixel art pazzesca
  • shooter gestionale esplorativo tutto in uno

 

  • Prime fasi a tratti frustranti
  • Ovvia possibile ripetitività

 

Ipah - Biografia

Aspetta, faccio la presentazione standard da recensore navigato. Cresciuto coi videogiochi che quando ho cominciato io proprio levati, si giocava a Pong coi sassi. L'abilità videoludica di Faker unita al senso critico di Matt Preston.

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